mercoledì 29 dicembre 2010

Aggiornamento Euribor al 28.12.2010

Euribor 28 Dicembre 2010.

Nella quart'ultima rilevazione dell’ anno, della settimana e del mese di Dicembre 2010 i tassi Euribor sembrano continuare il loro trend molto positivo per i mutuatari che nel corso dell’ anno hanno scelto un prestito ipotecario a tasso variabile.

L’ Euribor a 1 Mese dunque resta stabile nel sentiment che delinea il valore più a breve termine dei mutui italiani fermo allo 0.804%.
 
Stessa fluttuazione per l’ Euribor a 3 Mesi che scende addirittura al record di Dicembre 2010 e in particolare al valore di 1.014 %.

Cala anche l’ Euribor a 6 mesi all’1.240 %.

Euribor 1 settimana 0.696 %
Euribor 2 settimane 0.714 %
Euribor 3 settimane 0.763 %
Euribor 1 mese 0.804 %
Euribor 2 mesi 0.901 %
Euribor 3 mesi 1.014 %
Euribor 4 mesi 1.069 %
Euribor 5 mesi 1.150 %
Euribor 6 mesi 1.240 %
Euribor 7 mesi 1.289 %
Euribor 8 mesi 1.332 %
Euribor 9 mesi 1.387 %
Euribor 10 mesi 1.430 %
Euribor 11 mesi 1.474 %
Euribor 12 mesi 1.519 %


Fonte: Il Sole 24 Ore

Cosa è l'Eurirs (IRS) - Interest Rate Swap suo andamento e previsioni tasso Eurirs

L'Interest Rate Swap meglio conosciuto come Eurirs o IRS viene utilizzato dalle banche per proporre i propri mutui a tasso fisso. La banca per erogare un mutuo dovrà riscuotere dal soggetto che richiede il finanziamento il tasso IRS e sommare una percentuale denominata spread, il vero guadagno della Banca, così che il tasso fisso del mutuo risulterà  pari a: IRS di durata del periodo a tasso fisso + Spread annuo. Un mutuo a tasso fisso per tutta la durata prenderà  in considerazione l'IRS di durata pari a quella dell'intero mutuo.

Tabella tassi Eurirs aggiornata al 28/12/2010


ScadenzaTasso
1 anno3.51%
2 anni3.68%
3 anni3.74%
4 anni3.66%
5 anni3.54%
6 anni3.37%
7 anni3.32%
8 anni0%
9 anni0%
10 anni0%
12 anni0%
15 anni1%
20 anni0.82%
25 anni0.9%
30 anni3%
40 anni1.03%
50 anni1.07%
Fonte ilSole24Ore

Esempio: un mutuo ventennale a tasso fisso proposto con uno spread dell'1,00% costerà  al cliente un tasso pari all'IRS 25 anni (rilevato il giorno di stipula) + 1,00%. quando si parla di spread, parliamo della percentuale di guadagno che ogni banca stabilisce di aggiungere al tasso di base. Come nel commercio tradizionale anche in questo caso c'è il soggetto (bBanca) che compra il denaro ad un prezzo (tasso di scambio interbancario) e lo rimette nel mercato vendendolo alla sua clientela aggiungento una quota in percentuale denominata (spread).

Investimenti a basso rischio

Investimenti e rendimenti


L'era dei guadagni facili è finita da un pezzo.
In passato le Borse mondiali hanno fatto registrare rendimenti annuali molto alti, quasi sempre a due cifre, ma dal 2000 ad oggi l'azionario ha vissuto momenti di euforia a crolli verticali causati dal caduta dei titoli Internet prima e, in ultimo, dalla crisi finanziaria partita nella seconda metà del 2007.
Questo per dire che con le Borse è possibile guadagnare, e pure tanto, ma anche rimanere con il cerino in mano.
E per chi vuole tener cari i risparmi di una vita, è bene far leva su strumenti finanziari a basso rischio che, a fronte del riconoscimento di un rendimento netto basso, permettano di dormire comunque sonni tranquilli.
Anche nell'investire a basso rischio è comunque sempre bene diversificare tra, ad esempio, pronti contro termine, buoni fruttiferi, titoli di Stato a breve termine come i Buoni Ordinari del Tesoro (BOT), libretti a risparmio e conti di deposito remunerati.
Da valutare sono anche i Fondi Comuni di Investimento del comparto "Monetario" ed "Obbligazionario breve termine", ma senza non aver prima letto attentamente il relativo Prospetto Informativo.
Il tutto fermo restando che non esiste a priori l'investimento ideale o migliore rispetto ad un altro, ma di sicuro ci sono quelli più adatti al proprio profilo di investitore/risparmiatore, e soprattutto al proprio profilo di rischio.

Fonte: Risparmio & Mutui

Previsioni mercato immobiliare italiano 2011 e bilancio 2010

I dati di Assoedilizia e le proposte per superare la crisi

Secondo Assoedilizia nel 2010 l’investimento immobiliare ha riscaldato il motore, pronto a ripartire nel 2011.
Speranze e timori sono riassunti in queste cifre e valutazioni. Nel 2010 leggero progresso del mercato (620.000 unità immobiliari vendute, più 3,3% rispetto al 2009): la Lombardia, il più importante mercato nazionale assieme al Lazio, dovrebbe registrare nel 2010 oltre 130.000 compravendite; è continuato anche nel 2010 il ribasso dei valori (meno 2,2%), ma una risalita analoga si avrà nel 2011.

Al Nord il mercato residenziale ha registrato un aumento delle compravendite del 2,5%, al centro di oltre l’1%, mentre al Sud c'è stato un calo del 14%: un trend che conferma la diversa disponibilità di risorse per rispondere alla crisi.

Fenomeno diffuso in tutto il Paese: un incremento delle vendite nei capoluoghi e un calo nella provincia. Qualche altro dato: Milano guida la classifica con più 20%, seguono Roma con 14%, Bologna 7%, Genova 1,5%; mentre sono in calo Torino con meno 2,5%, Firenze con 7,5% e Palermo con 10,6%.

Invariata la redditività degli affitti, stabile al 4,9% lordo, che si riduce a meno del 1,5 % - 2% al netto dell’attuale tassazione e degli altri oneri; mentre è calato il prezzo degli uffici del 3,3% e si riducono anche i canoni d'affitto (-4,6% su base annua).
Da rilevare un fortissimo aumento della morosità nelle locazioni, soprattutto nel settore diverso dall’abitativo (negozi, locali pubblici, attività artigianali ecc.): conseguenza diretta della crisi economica in atto.

Nel complesso, dopo la stabilizzazione, una moderata ripresa a conclusione di un triennio negativo.

Il relativo ottimismo per il 2011 viene dal fatto che resta elevata la fiducia delle famiglie italiane (23%) nell’investimento nel mattone, anche se il 22% pensa che i risparmi vadano mantenuti liquidi (il 40% non ha risparmi e solo il 5% pensa alla Borsa).

In sofferenza ancora gli hinterland delle grandi città, dove occorreranno almeno un paio d’anni per assorbire l’invenduto anche per l’eccesso di produzione (il nuovo sconta cali di prezzo che possono arrivare al 20%).

A soffrire maggiormente, nonostante i tassi dei mutui siano al minimo storico, gli alloggi sotto i 250.000 euro, destinati alla “fascia povera” – giovani ed immigrati - più duramente colpita dalla crisi e dalla stretta delle banche.
Ciò condiziona, ovviamente, anche le locazioni, in calo per il quinto anno consecutivo (meno 1,5-2%).

Mercato in trepida attesa di liberare risorse potenziali in previsione di quanto avverrà durante il 2011 nell’economia e nella politica.

Innanzitutto una affermazione tranquillizzante viene dal presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici: "Nonostante le turbolenze in campo economico e finanziario internazionale che si profilano secondo alcuni analisti, non ci sarà il crack del mercato immobiliare.
Infatti, a differenza di quanto successo in Usa, Irlanda, Spagna, Gran Bretagna le proprietà immobiliari (case, negozi, terreni) sono detenute da una grande maggioranza degli italiani (47 milioni di persone) che, se da un lato impedisce una grande mobilità di compravendite (il flottante è pari all’1,5% del totale a fronte del 4% dei Paesi suddetti), dall’altro garantisce una sostanziale stabilità dei valori."

E la ripresa. A condizione che non intervengano gravi fattori di squilibrio dovuti a scelte di politica interna.

Che sono:


- sovraofferta di nuova produzione edilizia (si calcola che già oggi a Milano siano decine di migliaia gli alloggi di fascia medioalta e alta e centinaia di migliaia di metri quadrati di uffici e negozi non occupati) con l' effetto prospettico di un ulteriore calo della domanda di locazione;

- progressiva finanziarizzazione della produzione edilizia che risponde all’esigenza di collocazione di capitali più che a comprovate esigenze del mercato;

- aumento dei costi delle opere edilizie dovuti principalmente alle normative di risparmio energetico e ad obblighi di ammodernamento di impianti tecnologici per nulla obsoleti;

- penalizzazione ulteriore degli “immobili a reddito” (locazione) che vede dal 2007 un calo costante dei redditi da locazione e dei valori degli immobili, cui si aggiunge l’aumento dei costi di gestione del patrimonio immobiliare (spese amministrative e manutentive ed oneri fiscali e parafiscali);

- patrimoniale. Nel Programma nazionale di riforma inviato dal governo a Bruxelles, laddove si fa riferimento al decreto sul federalismo fiscale, si parla esplicitamente di “spostare il prelievo dalle persone alle cose … dalla tassazione sui redditi personali alla tassazione sulle proprietà e sui consumi”, in linea con le indicazioni Ocse (per carico fiscale l’Italia è al terzo posto in Europa dopo Danimarca e Svezia).

Mentre non decolla il Piano Casa (doveva muovere oltre 50 miliardi di euro in Italia e 6 miliardi in Lombardia) il mercato della casa denuncia ancora una volta l’assenza di una razionale politica.

Due dati la riassumono: in Lombardia, a fronte di 50.000 alloggi ultimati nell'anno o in fase di ultimazione e invenduti, quindi disponibili sul mercato della compravendita - nella sola città di Milano i grandi progetti edilizi in fase di attuazione prevedono una produzione di oltre 10.000 nuovi alloggi molti dei quali di alto standard qualitativo - 60.000 famiglie (20.000 a Milano) sono alla ricerca di una casa dignitosa che non possono permettersi, né in proprietà, né in locazione.

E ancora: oltre 600.000 sono le famiglie italiane che non riescono od hanno difficoltà a pagare l’affitto, ma i fondi statali per l’affitto sociale stanno per essere praticamente azzerati: da 133 mln (nel 2001 erano 260) dello scorso anno ai 33 del 2011 e 2012.

Una maggiore offerta di alloggi privati in locazione potrebbe derivare dalla cosiddetta “cedolare secca” sugli affitti (tasse più basse per i proprietari) che potrebbe di conseguenza portare ad un calmieramento dei costi dell'abitazione in locazione, con conseguente livellamento dei prezzi delle compravendite ; ma la bozza del decreto legislativo è ancora all’esame del Parlamento.

Una accorta politica per la casa, nazionale e locale, potrebbe togliere dall’incertezza molte famiglie di risparmiatori che intendono investire risorse, magari di non grande entità ma diffuse, nel settore immobiliare. Ma vincoli normativi, tassazioni ingiuste ed elevate e sperequate, assenza di ulteriori meccanismi di incentivazione sul modello delle detrazioni Irpef sulle ristrutturazioni edilizie e sull’efficienza energetica ( pensiamo ad esempio all'abbattimento del costo dei mutui ), o di detassazione di investimenti virtuosi (esenzioni per chi costruisce case destinate alla locazione), inducono all’attesa.

Il fatto, denunciato da alcuni esperti, di una mancanza di prodotti immobiliari a prezzi accessibili – indicato come un’altra causa dei mancati investimenti – è la conseguenza diretta della assenza di una corretta politica per la casa.

Assoedilizia, oltre ai suggerimenti indicati, avanza alcune proposte.

Innanzitutto tassare l'immobile sulla base del reddito che produce anziché del suo valore di mercato; equiparare la tassazione dei redditi immobiliari a quella delle rendite finanziarie; quindi attuare forme e formule per agevolare la locazione e una collaborazione tra operatori pubblici e privati: in Francia, ad esempio, il governo e un’associazione che aiuta i meno abbienti a trovare casa hanno stipulato un accordo secondo il quale lo Stato risponde direttamente se l’inquilino è nell’impossibilità di pagare l’affitto.

Sul piano amministrativo si auspica che si riescano finalmente a rinnovare gli accordi proprietari-inquilini sul cosiddetto contratto di locazione agevolato, nelle citta', come Milano, nelle quali tale contratto ha dato scarsi se non nulli risultati.

Ma si potrebbero attuare anche altre iniziative a costo zero per i bilanci pubblici: regolarizzare, rendendoli abitabili, i capannoni e i laboratori dismessi (a Milano tra gli 8 e i 10.000): questi loft dalla sempre più apprezzata modularità interna, sono molto richiesti da giovani coppie e da studenti universitari (a Milano 46.000 su un totale di 175.000 provengono da altre città). Per evitare che la città perda progressivamente il tradizionale ruolo di "capitale del sapere".

Fonte: Assoedilizia

lunedì 27 dicembre 2010

Finanziaria 2011

Proroghe

E' stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Finanziaria 2011 che proroga fino al 31 dicembre 2011 la detrazione del 55% delle spese per la riqualificazione energetica degli edifici. Le spese sostenute l'anno prossimo verranno recuperate in dieci anni e non più in cinque; nessuna modifica, invece, per i tetti di spesa, le percentuali di detrazione e gli interventi ammessi.

Slitterà al 28 febbraio 2011 il termine del 31 dicembre 2010 per la regolarizzare delle "case fantasma". Lo prevede il decreto Milleproroghe approvato dal Consiglio dei Ministri. L'Agenzia delle Entrate potrà comunque, dal 2 gennaio 2011, attribuire la rendita presunta agli immobili non dichiarati, con oneri a carico dell'interessato.

lunedì 20 dicembre 2010

Aggiornamento catastale degli immobili

Quali sono i passi per mettersi in regola

Se siete proprietari di una casa ed i dati catastali non sono aggiornati, magari in seguito a delle modifiche che avete fatto, non potrete né vendere né affittare. Si calcola che 3 milioni di proprietari dovranno mettere mano alle carte e al portafoglio perché per la revisione delle mappe bisogna rivolgersi ad un professionista. Il rischio nel non farlo? Di fronte ad un notaio gli atti di vendita saranno nulli ed anche affittare diventa un problema.
Essere in possesso di un immobile che non è catastalmente in regola, vuol dire, infatti, possedere un bene che non potrà più essere messo sul mercato.

Ma come fare gli aggiornamenti delle mappe catastali?

1. Dal  1º luglio 2010 l'articolo 19 del dl 78/2020 stabilisce che i contratti di compravendita e di locazione di immobili urbani dovranno contenere, pena la nullità, tre dati essenziali: dati catastali, riferimento alle planimetrie depositate in catasto, una dichiarazione con cui gli intestatari affermano che la situazione reale dell'immobile è  conforme a quanto risulta da dati catastali e planimetrie. In più il notaio dovrà controllare che gli interstatari catastali siano identici a quelli che compaiono nei registri immobiliari.

2. Naturalmente deve aggiornare i dati chi ha fatto delle variazioni alla casa che comportano una nuova rendita catastale, come la costruzione di una mansarda o la chiusura di un balcone. Deve farlo anche chi una piantina registrata al catasto non l'ha mai avuta (come nel caso di vecchie case). Gli interventi per cui è necessario modificare le mappe catastali sono, in generale, quelli che alterano la composizione dell'immobile, come ampliamenti, sopraelevazioni, parziali demolizioni.

3. Non deve invece fare nulla chi ha spostato solo una porta o un tramezzo, senza alterare il numero e la funzionalità dei vani. Sono escluse pertanto le modifiche interne che non alterano la destinazione d'uso e i valori catastali.

4. Chi ha presentato la DIA a suo tempo e ha semplicemente dimenticato di richiedere la variazione catastale, potrà mettersi in regola pagando circa 700 euro. Occorre per questo rivolgersi ad un tecnico e richiedere la messa a punto della nuova planimetria dell'alloggio e la presentazione della variazione. Costo del lavoro del tecnico tra i 500 e i 600 euro, ai quali vanno aggiunte le tasse e le sanzioni: 50 euro per la variazione e 103 euro di multa per la presentazione in ritardo.

5. Qualora invece, gli interventi fossero stati effettuati senza richiedere il permesso del Comune, è possibile mettersi in regola, a patto che, però, non si tratti di veri e propri abusi edilizi, ossia di opere per le quali sarebbe stata necessaria la licenza edilizia e non la semplice DIA. Il responsabile dell'abuso, o l'attuale proprietario dell'immobile, possono ottenere il permesso in sanatoria se l'intervento risulta conforme alla disciplina urbanistica ed edilizia vigente sia al momento della sua realizzazione sia al momento della presentazione della domanda.

6. Mettersi in regola è possibile anche in questo caso, ma ad un prezzo più caro, l'articolo 16 della legge prevede infatti che per il rilascio del permesso in sanatoria occorra pagare, a titolo di oblazione, il doppio del contributo di costruzione dovuto. Il contributo è variabile ed è fissato dai singoli comuni.

7. La manovra riguarda anche i contratti d'affitto, la cui registrazione, dal 1º luglio,dovrà tenere conto anche dei dati catastali. Senza i tre dati essenziali del punto uno non si potrà registrare un contratto di locazione. Chi omette o sbaglia le indicazioni dei suddetti dati sarà punito con le stesse sanzioni previste per chi non registra i contratti di locazione, visto che tali mancanze sono ritenute "fatti rilevanti" ai fini dell'applicazione dell'imposta di registro.

8. L'adeguamento e le relative spese sono a carico di chi ha eseguito i lavori e perciò spettano esclusivamente al venditore. Allo stesso modo spettano solo a lui le eventuali grane, perché non tutte le modifiche effettuate sono aggiornabili: alcune, infatti, possono essere giudicate abusi edilizi.

9. Riguardo al tempo ecessario per la regolarizzazione si possono avere due casi. Se gli intrventi non hanno bisogno di essere sanati la procedura sarà rapida, quindici giorni circa. se invece ci sono stati degli ampliamenti importanti dovrà  intervenire il Comune e aprire una procedura di sanatoria.

10. Nel caso di negozi, se i locali  sono stati trasformati in modo da aumentare l'iniziale superficie del locale, come la realizzazione di soppalchi o servizi igienici, vanno modificate le mappe.

11. Per sistemare le cose basta contattare Architetti, Geometri, Ingegneri. Secondo questi professionisti l'aggiornamento catastale è un atto di civiltà, perché spesso molte modifiche possono compromettere la stabilità e la sicurezza delle case.

Un capitolo a parte è quello invece delle case fantasma, quegli immobili cioè mai censiti, ma che sono stati individuati dall'agenzia del territorio e che dovranno essere regolarizzati obbligatoriamente entro il primo gennaio 2011.

lunedì 13 dicembre 2010

Generazione 1.000 Euro: come ottenere un mutuo

Giovani con contratti a tempo determinato a 1.000 Euro al mese: come farsi dare un mutuo

Difficile ottenere un mutuo per l’acquisto della casa se si guadagnano mille euro al mese e si appartiene alla generazione di precari con contratti a tempo determinato. Difficile ma non impossibile. Ecco come la generazione milleuro può accedere al mutuo
Le condizioni non sono delle migliori dal punto di vista delle garanzie che si possono offrire alla banca per il prestito ipotecario, e l’istituto di credito può richiedere garanzie ulteriori. perchè si possa accedere al prestito saranno determinanti la tipologia del contratto di lavoro, la presenza di cointestatari con un reddito più sicuro o la fideiussione di familiari.
Nella scelta del mutuo, però, l’esperto consiglia di orientarsi su una durata più lunga (30-35 anni), il che aumenta gli interessi, ma mantiene la rata più bassa. quanto al tasso a cui affidarsi, accendere un  mutuo a tasso variabile per sfruttare il momento favorevole del mercato non è una cattiva idea. Dal momento che i tassi aumenteranno, facendo alzare il costo della rata, si spera che anche il reddito sia cresciuto. La rata più probabile che la banca addebbita in questi casi è di 300 euro al mese.
Secondo l’esperto il mutuo che si adatta meglio alle necessità di un milleurista è quello a tasso variabile di CheBanca!. per un finanziamento da 80mila euro su un immobile che ne vale 100mila da restituire in 30 anni, prevede un taeg del 2,27% e una rata mensile da 304 euro circa. trattandosi di un mutuo tradizionale, oltre agli 80mila euro del finanziamento si deve però averne da parte altri 20mila per acquistare l’abitazione
altra soluzione è quella di un mutuo con opzione swap (un esempio è  mutuo opzione sicura di Unicredit Family Financing, che permette di iniziare con un tasso variabile salvo poi cambiare tipo di tasso e passare al fisso dopo un periodo iniziale).
Se invece non si ha da parte la liquidità per acquistare la casa, potrebbe essere quella di accendere un mutuo al 100%, ma i costi di assicurazione in questo caso si alzano.

Fonte: Idealista

Mercato immobiliare Gran Bretagna

Prezzi ancora in calo in Gran Bretagna

Nationwide, uno dei principali operatori del settore immobiliare inglese, ha dichiarato che i prezzi delle case della Gran Bretagna avrebbero subito una flessione dello 0,3% su base mensile, e un incremento dello 0,4% su base annua. Alla luce di questi dati consuntivi, il mese di novembre si candida ad essere uno dei peggiori del 2010, in grado di riportare i valori commerciali delle case inglesi ai minimi livelli dal mese di febbraio a questa parte, e divenendo un’anticamera piuttosto spiacevole per la prestazione immobiliare di dicembre.
La causa fondamentale di questa flessione, continua il report di Nationwide, è imputabile al comportamento di un crescente numero di venditori, che temendo un peggioramento delle condizioni immobiliari, si stanno affrettando a cedere sul mercato le case di proprietà.

Ne consegue che il mercato sta in queste settimane soffrendo di un incremento nell’eccesso di offerta, con pressioni al ribasso nei valori commerciali delle abitazioni dell’area ora considerata.

Il futuro andamento dei prezzi delle case non dovrebbe inoltre riservare gradite sorprese. È cioè probabile che anche nel corso del mese di dicembre le stesse pressioni che hanno minato la stabilità dei valori a novembre possano ripresentarsi con conseguente prolungamento del trend negativo.


Fonte: Vostri soldi

Mercato immobiliare USA

Una stima del valore delle proprietà immobiliari americane

Quanto vale il mercato immobiliare degli Stati Uniti d’America?
Una recente analisi di Zillow Inc., sostiene che entro la fine dell’anno il valore complessivo delle proprietà immobiliari ad uso abitativo presenti nel Paese diminuirà di oltre 1,7 trilioni di dollari, con una flessione provocata principalmente dall’incremento dei pignoramenti delle case e dall’esaurimento dei benefici di natura fiscale per tutti coloro che desideravano diventare acquirenti di una prima casa.

Il declino stimato per il 2010 è pertanto superiore al calo conseguito nel corso del 2009, quando il valore complessivo del mercato immobiliare degli Stati Uniti d’America fu pari a circa 1,05 trilioni di dollari, e conduce la diminuzione di valore del real estate a stelle e strisce a oltre 9 trilioni di dollari dal 2006 ad oggi.

Stando alle previsioni di Zillow, la flessione dei valori del mercato immobiliare statunitense dovrebbe continuare anche nel corso del prossimo 2011, che non sembra poter dare grandi segnali di fiducia circa un’inversione di tendenza che tutti gli operatori attendono.

Zillow, infine, sostiene che le condizioni del mercato sarebbero peggiorate soprattutto a partire dalla seconda metà dell’anno, quando iniziarono ad apparire in maniera piuttosto convinta gli effetti negativi del termine dei bonus fiscali federali.

Fonte: Vostri soldi

Polizze mutui : tutte le novità

Nuove regole per le polizze mutui

Da dicembre 2010 ci sono nuove regole in fatto di mutui e assicurazioni, innanzitutto una maggiore trasparenza nelle polizze danni, soprattutto in quelle abbinate ai mutui, che rappresentavano fino ad oggi una delle aree più ambigue. Per tutti i prodotti sarà obbligatorio fornire il fascicolo informativo, redatto secondo un schema standardizzato che faciliterà i confronti.
Il Regolamento Isvap sugli obblighi d’informazione e la pubblicità dei prodotti assicurativi, parla delle nuove disposizioni da applicare sui nuovi contratti stipulati dopo il primo dicembre 2010, data in cui è entrato in vigore il provvedimento.
Fra le novità più rilevanti del Regolamento, ci sono quelle che riguardano le polizze a protezione del credito, vale a dire le coperture vita, incendio o contro la perdita d’impiego, in particolare quelle abbinate ai mutui. Con il nuovo regolamento, per le polizze in cui è stato pagato un premio unico, nel caso di trasferimento o estinzione anticipata del mutuo o finanziamento, le compagnie dovranno restituire all’assicurato la parte del premio relativa al periodo residuo. 
Tra le altre novità di rilievo, si segnala che nelle polizze malattia la compagnia non potrà annullare il contratto in caso di sinistro, lasciando in pratica l’assicurato scoperto proprio nel momento di maggior bisogno. Con il provvedimento, inoltre, le imprese dovranno pubblicare sui propri siti Internet l’elenco dei centri e i relativi recapiti, con l’indicazione dell’area di competenza e dei giorni e orari di apertura.

Le novità che assicurano maggiore trasparenza riguardano anche la solidità patrimoniale. Nel Regolamento si legge, infatti, che nelle polizze vita e danni le imprese dovranno indicare qual è la propria solvibilità, cioè la capacità di far fronte agli impegni assunti, in modo tale che gli utenti, oltre alle caratteristiche del prodotto proposto, potranno valutare anche questo parametro.
Le compagnie dovranno rispondere per iscritto, entro venti giorni dalla ricezione, ad ogni richiesta di informazioni inoltrata dal contraente, inoltre, la documentazione precontrattuale e contrattuale dovrà illustrare, con particolare evidenza, le clausole che prevedono oneri a carico del contraente o eventuali limitazioni e sospensioni.

Fonte: BusinessOnLine



Nuove norme per il trasferimento di immobili

Conformità catastale degli immobili

Le modifiche introdotte dalla recente manovra finanziaria (L.122/2010) hanno apportato importanti variazioni nell’ambito delle operazioni di compravendita immobiliare, rogiti notarili e connesse operazioni di erogazione dei mutui ipotecari a partire dal 1 luglio 2010.

Lo scopo della nuova manovra, è ostacolare il continuo proliferare degli immobili non aventi le caratteristiche necessarie per la loro compravendita. Si tratta infatti di immobili inestenti per il fisco in quanto la loro costruzione non è stata mai autorizzata e mai denunciata al catasto o in altri casi di immobili che, pur regolarmente iscritti, sono stati successivamente oggetto di variazioni e modifiche non denunciate, oppure ancora di immobili che, pur forniti delle autorizzazioni locali per la loro costruzione, non sono poi stati inseriti nei registri catastali.
La nuova norma prevede che per l’esecuzione degli atti pubblici e delle scritture private autenticate tra vivi (appresso elencate) relative al trasferimento o alla costituzione di diritti reali su immobili contengano, a pena di nullità:
· l’identificazione catastale;
· il riferimento alle planimetrie depositate in catasto;
· la dichiarazione resa in atto notarile dagli intestatari della conformità allo stato di fatto dei dati catastali e delle planimetrie.
Per quanto riguarda l’identificazione catastale, non cambia niente rispetto al passato visto che i dati identificativi dell’immobile oggetto dell’atto notarile sono sempre stati inseriti all’interno del documento notarile.
Per quanto riguarda invece le planimetrie, che venivano anche in precedenza allegate all'atto, lo scopo del legislatore è ora quello di indurre i soggetti coinvolti non solo ad allegare al rogito notarile le planimetrie ma specificare anche nell'atto che le medesime trovano corrispondenza con i dati catastali inseriti nell’atto stesso.
In catasto infatti ciascuna unità immobiliare possiede una identificazione planimetrica ed una numerica, per cui la prima è necessaria per rappresentare in scala la consistenza fisica dell’immobile e la seconda serve a codificare la sua destinazione attribuendole un reddito solo figurato.
Bisogna precisare che gli intestatari sono coloro che intervengono al rogito come disponenti dei diritti oggetto del rogito e non come intestatari degli immobili così come dai dati catastali.
Il notaio ha quindi il compito di identificare gli intestatari catastali verificando la loro conformità con le risultanze dei registri immobiliari.
Secondo alcuni (A. Busani – Il Sole 24 Ore – 14 Giugno 2010) la norma detta “un obbligo di comportamento e non di dichiarazione”; ciò significa che tale attività di controllo non necessariamente deve essere riportata nell’atto ma potrebbe essere rinviata in sede di trascrizione e voltura dell’atto stipulato.
Ma quali sono gli atti oggetto delle nuove disposizioni ? Il legislatore li identifica negli atti pubblici e nelle scritture private autenticate tra vivi che abbiano per oggetto il trasferimento, la costituzione o lo scioglimento di comunione di diritti reali su fabbricati già esistenti intesi come unità immobiliari urbane.
Più precisamente gli atti interessati dalla nuova disciplina sono:
· atti relativi al trasferimento di diritti reali (anche per quota parte) con riferimento ai contratti di compravendita, permuta, transazione, rendita, donazione, conferimento in società, assegnazione ai soci per recesso o riduzione del capitale della società o liquidazione;
· atti relativi alla costituzione e/o rinuncia di diritti reali con riferimento agli atti che costituiscono il diritto di usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi e servitù;
· atti relativi allo scioglimento di comunione di diritti reali acquisiti in comune da più soggetti;
· atti relativi alla concessione/iscrizione di ipoteca esistenti nel contratto di mutuo ipotecario proposti dalla banca in sede di stipula notarile.
Gli atti esclusi dalla nuova disciplina sono invece:
· atti posti in essere non tra vivi (testamento);
· atti che non trasferiscono diritti reali (i fondi patrimoniali, gli atti preliminari di compravendita, gli atti di fusione, scissione, trasformazione di società).
La nuova norma attribuisce quindi alla fase di stipula (notai) sia una maggiore azione di controllo nell’individuare gli intestatari catastali verificando la loro conformità con le risultanze dei registri immobiliari sia “istituzionalizzando” la responsabilità degli stessi intestatari attraverso una attestazione che lo stato di fatto dell’immobile è conforme ai dati catastali e alle planimetrie.

 Fonte: Casa Blog

Mutui prima casa: le richieste degli italiani

Ha in media 36 anni chi chiede un mutuo per la prima casa.

Secondo i dati di Mutui.it l’indipendenza economica in Italia si raggiunge molto tardi. Chi vuole sottoscrivere un mutuo per la sua prima abitazione ha mediamente 36 anni, richiede un finanziamento di 160.000 euro (pari al 75% del valore dell’immobile che intende acquistare), è disposto ad impegnarsi per 25 anni e preferisce un tasso fisso (47% del campione).
L’indagine, che ha preso in considerazione oltre 1.000.0000 di richieste arrivate a Mutui.it negli ultimi mesi, ha anche messo in evidenza le notevoli differenze tra Nord e Sud che si registrano nella sottoscrizione dei finanziamenti per l’acquisto della prima casa: in primis la durata media del mutuo, che nelle regioni settentrionali cresce di 10 anni rispetto alla media, arrivando a 35 anni.
Si registra, invece, una sostanziale uniformità nella richiesta di finanziamenti a rata costante (circa il 12% del totale in tutta la Penisola), al Sud oltre il 54% di chi richiede un preventivo di mutuo lo fa per un finanziamento a tasso fisso.
Inoltre, è emerso che gli importi più alti per l’acquisto della prima casa vengono richiesti in Trentino Alto Adige, Lazio e Valle d’Aosta.
Decisamente più economici, per le banche, i finanziamenti in Basilicata, Calabria e Molise.


Fonte: La Repubblica

Sanatoria catastale

Il termine per la regolarizzazione degli immobili potrebbe slittare al 31.12.2011

Per completare la rilevazione degli immobili fantasma il termine potrebbe essere spostato di un anno. La proposta, inizialmente presentata come emendamento al disegno di legge di stabilità, è stata ritirata durante l’approvazione definitiva in Senato. Avendo ricevuto l’ok dal Governo, potrebbe però rientrare nel prossimo decreto “Milleproroghe”.

Secondo il senatore PdL Cosimo Izzo, che ha presentato l’ordine del giorno ricevendo l’approvazione dell’Esecutivo, la proroga sarebbe stata caldeggiata anche dagli ordini professionali. Per la mole di lavoro dei professionisti, incaricati della presentazione delle pratiche di regolarizzazione, potrebbe non essere sufficiente la scadenza del 31 dicembre 2010 stabilita dalla normativa vigente.

A tutt'oggi l’accatastamento dei fabbricati non dichiarati o l’aggiornamento delle modifiche effettuate può essere effettuato fino al 31 dicembre 2010. Dopo questa data l’Agenzia del Territorio attribuisce al contribuente una rendita presunta, l’addebito delle spese e una sanzione da un minimo di 258 euro ad un massimo di 2.066 euro.

Queste modalità operative sono state fissate dalla manovra estiva per la stabilizzazione finanziaria e la competitività economica, in base alla quale i dati catastali diventano fondamentali per i contratti di locazione, compravendita e costituzione di altri diritti reali sugli immobili. Senza il riferimento alle planimetrie depositate in Catasto e la dichiarazione degli intestatari sulla loro conformità allo stato di fatto, infatti, i contratti sono nulli.

Finora il monitoraggio dell’Agenzia del Territorio, condotto dal 2007 al 2009, ha portato alla luce 2 milioni di immobili irregolari. L’elenco dei comuni in cui si trovano costruzioni o ampliamenti non dichiarati è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Dal primo gennaio 2011 diventerà inoltre operativa l’Anagrafe immobiliare integrata, una banca dati, gestita dall'Agenzia del Territorio, che raccoglie i dati del catasto e dei comuni per individuare il titolare dei diritti reali sugli immobili.

Sempre a partire da questa data sarà avviato un monitoraggio costante grazie ai sopralluoghi sui suoli e al telerilevamento.

Fonte: Edilportale

venerdì 10 dicembre 2010

Conformità catastale: il bollino non è uguale per tutti

Chiarimenti dal Notariato

Una circolare del Notariato chiarisce che la dichiarazione di conformità degli immobili prevista dalle nuove norme sugli affitti e le compravendite, non è uguale per tutti i tipi di fabbricati.
Il 6 dicembre u.s., infatti, il Consiglio Nazionale del Notariato, dopo la manovra economica, ha indicato quali sono le tipologie di immobili che fanno eccezione alla norma che prevede che gli atti di trasferimento immobiliare devono contenere la dichiarazione della conformità allo stato di fatto dei dati catastali e delle planimetrie.
La dichiarazione può essere sostituita da un'attestazione di conformità rilasciata da un tecnico abilitato alla presentazione degli atti catastali, perchè la normativa catastale vigente si considera quella che era in atto al momento dell'ultimo aggiornamento in catasto.
Sono esclusi del tutto invece: le particelle censite al catasto, i terreni che non siano caratterizzati da una potenzialità di autonomia funzionale e di reddito, i fabbricati o manufatti marginali e i beni comuni non cenisbili, in quanto privi di rendita catastale,  fabbricati rurali non censiti al catasto. Per i posti auto bisogna distinguere tra due diverse possibilità: per quelli in uso promiscuo di tutti i condomini e quelli in diritto di utilizzo esclusivo di natura obbligatoria non c'è obbligo di dichiarazione; stesso discorso vale per i posti auto di proprietà di terzi, ma di uso condominiale.

Fonte: Italia Oggi

Meno tasse sul lavoro più tasse sugli immobili

Una proposta per sconfiggere la crisi

Filippo Taddei, un giovane economista, propone quest'analisi: l'economia italiana è ferma e per farla ripartire bisogna avere il coraggio di cambiare il sistema fiscale. Meno tasse sul lavoro, sulle attività economiche e più tasse sulle rendite tra cui gli immobili.
Secondo l'analisi di Taddei l'Italia è "un paese in cui si favoriscono gli immobili per penalizzare chi si muove, in cui si favorisce chi vive di rendita a scapito di chi lavora o fa impresa". Le tasse sul lavoro e sulle imprese sono infatti le più alte d'europa: il 43% del reddito prodotto finisce in tasse, mentre le tasse sugli immobili sono tra le più basse, germania esclusa.
L'economista propone dunque di spostare il carico fiscale di alcuni punti dal lavoro e le imprese agli immobili, favorendo così le attività produttive invece di quelle improduttive.
E fa anche de conti. In Italia ci sono circa 33 milioni di unità immobiliari residenziali e 23 milioni di unità commerciali. se ciascuna unità pagasse, in media, 450 euro di tasse all'anno, si potrebbe ridurre, in media, di 650 euro annui pro-capite) la pressione fiscale sui 23 milioni di lavoratori. Si ridurrebbe altresì di due terzi l'IRAP, l'imposta "più odiata dalle imprese italiane", dando ossigeno alla riattivazione dell'economia. Avanzerebbero anche i soldi per dare un sussidio di 2.500 euro annui alle famiglie, per la crescita di ogni figlio, da 0 a 10 anni.
Tutto questo con 40 euro al mese di tasse su ogni immobilie.

Fonte: L'Espresso

Mutui ed insolvenze

GLI STUDIOSI DI BANKITALIA SCOPRONO LA CRISI, CHE NON E’ ANCORA FINITA, CON 360.000 MUTUATARI CHE PERDONO LA CASA

Da uno studio di Bankitalia su "L'incremento dell'uso di politiche di prezzo basate sul rischio per i mutui in Italia" condotto da Silvia Magri e Raffaella Pico della Banca d'Italia, utilizzando i dati dell'indagine Eu-Silc (Community Statistics on Income and Living Conditions) raccolti da Eurostat nel 2007, l'anno di avvio della crisi finanziaria non ancora terminata, è emerso che le tradizionali "formiche" italiane abituate a risparmiare, che decidono di fare un mutuo (il 13,1% sul totale) per coronare il sogno dell’acquisto della propria abitazione, circa una volta su venti non lo rimborsano secondo la scadenza perché non più in grado di onorare le rate per sopravvenute difficoltà economiche.
Quasi il 5% delle famiglie sottoscrittrici di un mutuo, hanno affermato i presidenti di Adusbef Elio Lannutti e Rosario Trefiletti di Federconsumatori- secondo l’ultima sfornata di Bankitalia, si sono rilevate insolventi rappresentando così il top,"il valore più alto”,assieme a quello della Spagna, tra i sette Paesi europei analizzati" (tra cui Gran Bretagna, Francia, Finlandia, Olanda e Irlanda).
La percentuale dei proprietari di casa insolventi diminuisce tra quelli ad alto reddito, mentre aumenta tra i più poveri e, in Irlanda, Italia e Spagna, sale in questo caso al 10%, mentre le insolvenze sono più frequenti tra i disoccupati, tra i single e gli impiegati con contratto a termine.
I dati del tasso degli 'insolventi' rispetto al totale della popolazione (0,6%, quindi 360.000 mutuatari che perdono la casa), in linea con quello degli altri Paesi, in parte dovuto anche al differenziale dei tassi pari a + 43 punti base più elevati rispetto ai tassi concessi dalla banche europee,sono più pessimisti con i dati e le ricerche di Adusbef.
L’ultima indagine su pignoramenti ed esecuzioni immobiliari infatti,che vede un aumento consistente del 32% nel 2010,ipotizzava un tasso di insolvenza raddoppiato rispetto al 2009, per le difficoltà di onorare le rate dei mutui,da parte dei più poveri per sopravvenute difficoltà economiche con punte allarmanti in alcune grandi città come Torino,Milano e Roma.
Anche lo studio di Bankitalia conferma che l'insostenibile crisi economica porta sempre più famiglie italiane a non poter onorare le rate dei mutui, impegno sempre più gravoso che mangia il 33% del reddito e si traduce, per almeno 350 mila famiglie ad un rischio reale di insolvenza al punto che, secondo Adusbef, che ha raccolto i dati nei maggiori tribunali, le stime 2010 sul numero di pignoramenti ed esecuzioni, potrebbe salire nel triennio a sfiorare il 70% (69,35% in media).
Secondo stime diffuse pochi giorni fa da Abusbef, "le procedure immobiliari, pari al 2,4% del totale dei mutui (quindi a circa 150.000 su 3,6 milioni del totale, con circa 28.000 procedure avviate solo nel 2010) potrebbero far sparire una media città come Monza".
Gli aumenti maggiori di pignoramenti si registrano a Milano (+1.592, per un totale di 4.885), seguita da Torino (+930); Roma (+728); Monza (+424); Verona (+425); Bergamo (+416); Lecce (+365); Brescia (+290); Genova (+336). In fondo alla graduatoria le famiglie residenti a Rovigo (+13,8); Venezia (+13,9%); Forlì (+16,1%); Vicenza (+16,7); Perugia (+18,1%).


Fonte: Adusbef

giovedì 9 dicembre 2010

Finanziaria 2011 in pillole: DDL stabilità approvato definitivamente dal Senato il 7 dicembre 2010.

Per il settore immobiliare

Bonus energetico per la riqualificazione edifici (articolo 1, comma 47-bis)

Per le spese documentate, sostenute entro il 31 dicembre 2011, relative ad interventi di riqualificazione energetica di edifici esistenti, che conseguono un valore limite di fabbisogno di energia primaria annuo per la climatizzazione invernale inferiore di almeno il 20% rispetto ai valori riportati nell'allegato C, numero 1), tabella 1, annesso al Dlgs 192/2005, spetta una detrazione dall'imposta lorda per una quota pari al 55% degli importi rimasti a carico del contribuente, fino a un valore massimo della detrazione di 100mila euro, da ripartire in dieci quote annuali di pari importo. La detrazione spetta anche per le spese documentate, sostenute entro il 31 dicembre 2010, relative a interventi su edifici esistenti, parti di edifici esistenti o unità immobiliari, riguardanti strutture opache verticali, strutture opache orizzontali (coperture e pavimenti), finestre comprensive di infissi fino a un valore massimo della detrazione di 60mila euro, da ripartire in dieci quote annuali di pari importo, a condizione che siano rispettati i requisiti di trasmittanza termica U, espressa in W/m2K, della Tabella 3 allegata alla legge 296/2006. Spetta, inoltre, per le spese documentate, sostenute entro il 31 dicembre 2010, relative all'installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda per usi domestici o industriali e per la copertura del fabbisogno di acqua calda in piscine, strutture sportive, case di ricovero e cura, istituti scolastici e università, spetta una detrazione dall'imposta lorda per una quota pari al 55% degli importi rimasti a carico del contribuente, fino a un valore massimo della detrazione di 60mila euro, da ripartire in dieci quote annuali di pari importo. Vale anche per le spese documentate, sostenute entro il 31 dicembre 2010, per interventi di sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaie a condensazione e contestuale messa a punto del sistema di distribuzione, spetta una detrazione dall'imposta lorda per una quota pari al 55% degli importi rimasti a carico del contribuente, fino a un valore massimo della detrazione di 30mila euro, da ripartire in dieci quote annuali di pari importo.

Leasing immobiliare (articolo 1, commi 15-16)

Regime fiscale (imposte di registro, ipotecarie e catastali) dei contratti di locazione finanziaria di beni immobili. Intanto, si prevede che l’utilizzatore del bene (che cioè paga il canone alla società di leasing) sia responsabile in solido per il pagamento dell’imposta di registro e delle imposte ipotecarie e catastali dovute dal locatore (vale a dire la società di leasing). L’imposta di registro è dovuta solo in caso d’uso e in misura fissa. A partire dal 1° gennaio 2011 poi le imposte ipotecarie e catastali dovute sui contratti di leasing immobiliare sono sostituite da un’imposta unica sostitutiva, determinata dalla differenza tra imposta di registro applicata sui canoni di locazione e un ammontare forfettario corrispondente al 4% moltiplicato per gli anni di durata residua del contratto. Il termine per il versamento è fissato al 31 marzo 2011, con modalità decise dal Fisco entro il 15 gennaio 2011.

Regime Iva per le cessioni di immobili (articolo 1, comma 85).

Regime IVA per le cessioni di fabbricati: viene disposta l’estensione dell’ambito di applicazione dell’imposta. In particolare viene stabilito che non sono esenti da IVA le cessioni di fabbricati effettuate dalle imprese costruttrici entro cinque anni (in luogo di quattro anni attualmente previsto) dal termine della costruzione.

Nuove norme per la mediazione creditizia

Cosa cambia

Due albi distinti e un severo esame di accesso per uscire dalla deregulation della consulenza finanziaria. Per agenti in attività finanziaria e mediatori creditizi il decreto legislativo 141 modifica radicalmente adempimenti e obblighi, a tutela di onorabilità, solvibilità e competenze.
Anche qui le norme non scatteranno subito, ma 60 giorni dopo l'entrata in vigore del decreto. Stop, per entrambi, all'autocertificazione, perchè servirà un esame di idoneità.
Tuttavia, le disposizioni transitorie chiariscono che i soggetti già iscritti nei due elenchi hanno sei mesi dalla costituzione del nuovo organismo di vigilanza per chiedere l'iscrizione nei nuovi albi, previa documentazione che ne attesta i requisiti. Se hanno svolto le rispettive professioni per almeno tre anni sui cinque precedenti sono esonerati dalla prova d'esame. Ma tenuti alla formazione continua.
Per i mediatori, poi, sarà introdotto l'obbligo di solvibilità tramite società di capitali con requisiti patrimoniali parificati. Per gli agenti, invece, scatta il vincolo del monomandato e solo se la linea dei prodotti da vendere è incompleta potranno stipulare sino a tre contratti.
Particolarmente complessa, infine, è anche la decorrenza per l'albo unico di tutte le finanziarie, sottoposto alla vigilanza di Bankitalia. Mentre una sezione speciale comprenderà quelle controllate da banche o in forma di Spa con capitale superiore al doppio di quanto previsto per legge. Organismi privatistici vigileranno, infine, sui confidi minori e sugli operatori no profit autorizzati al microcredito. Per il nuovo impianto servono disposizioni attuative. Le autorità devono approvare i nuovi adempimenti entro il 31 dicembre 2011. Gli intermediari e i confidi, benché tenuti ad adeguarsi, potranno comunque continuare a operare per i 12 mesi successivi alla loro adozione.

Fonte: Il Sole 24 Ore

Investire in immobili da affittare

Puntare su piccoli immobili in aree semicentrali può rappresentare la scelta vincente

In Italia si va in affitto per necessità, difficilmente per scelta. Le locazioni complessive sono il 18,9% contro una media dei paesi Ue del 35%.

Il derby proprietà-affitto
Su un panel composto da Nomisma (ottobre-novembre 2009) su 2mila famiglie rappresentative di 24 milioni circa di nuclei familiari italiani il 95,2% delle risposte converge sulla proprietà, lasciando all'affitto un ruolo a dir poco marginale (4,8%), ed evidenziando ancora una volta il forte attaccamento degli italiani nei confronti della casa. Sebbene si possa definire a favore di una "ownership society", i risultati odierni differiscono da quelli dell'indagine condotta nel 2007, nel senso che due anni fa la propensione verso la proprietà era ancora più schiacciante (96,6%) a scapito dell'affitto (3,4%).
La preferenza nei confronti dell'affitto, comunque, è più elevata:
- al crescere dell'età del capofamiglia;
-nei grandi centri urbani;
- nel Nord Italia;
-per i nuclei familiari di piccole dimensioni (più aumenta il numero di componenti più cresce la spinta verso l'acquisto);
-verso abitazioni di piccole dimensione. Queste è il dato più interessante per chi volesse investire nel settore, spinto anche dalla prevista approvazione dalla cedolare secca sugli affitti al 20%.

Chi vive in affitto e non cambierebbe la propria condizione abitativa ha espresso i motivi della preferenza tra i quali prevale il fattore economico ("spendo meno"), ma anche la possibilità di una maggiore mobilità abitativa. A queste due motivazioni segue poi il fattore tranquillità, sicurezza e preferenza verso investimenti più liquidi.
Con riferimento al mercato dell'affitto, nel periodo 1991-2009, a fronte di una crescita delle disponibilità familiari nell'ordine del 18% l'incremento dei canoni di mercato nelle aree urbane è risultato addirittura del 105%. L'incidenza della locazione di un'abitazione di 70 mq sul reddito familiare è così passata dal 10,2% dei primi anni '90, all'attuale 17,6%, con un aumento, peraltro in larga parte concentrato nel periodo 1998–2007, superiore al 74%. 
Se il livello attuale dei valori immobiliari comporta già evidenti problemi di sostenibilità con riferimento alla disponibilità media familiare, la situazione risulta ben più problematica se rapportata alla capacità reddituale degli affittuari. In questo caso l'incidenza della locazione di un immobile analogo a quello precedentemente descritto è passata dal 12,5% del 1991 al 27,8% del 2009, con un incremento di oltre il 121%.
In Italia il canone medio mensile di un'abitazione di 80 mq è di 526 euro nei comuni capoluoghi di provincia e di 306 euro nei restanti comuni (fonte: Nomisma).
In merito ai canoni praticati sul libero mercato, i comuni del Centro Italia sono quelli che fanno registrare i valori maggiori. Ad incidere sono soprattutto i mercati della Toscana assieme a quello della Capitale (anche se si esclude il mercato di Roma dalla media, il centro mantiene ancora il suo primato tra le circoscrizioni).
Circa il 60% delle famiglie versa canoni mensili compresi fra i 250 ed i 700 euro con una ripartizione pressoché analoga fra i tre range di valore dati (250-400 euro, 401-500 euro, 501-700 euro). Segue poi l'intervallo 700-1.000 euro che raccoglie il 17,4% delle famiglie, lasciando ruoli più che marginali ad importi superiori.
Il tempo medio per affittare in estrema sintesi è in media di quasi 2 mesi e mezzo per locare un appartamento, ma si va dai due mesi se la casa si trova nelle zone semicentrali della città, sino a oltre 3 se l'abitazione è in zona di pregio. Se ci riferiamo alle abitazioni nuove, i tempi medi necessari per locare una abitazione si riducono a circa un mese e mezzo
Tra i livelli di gradimento rispetto ad alcune caratteristiche aggiuntive delle abitazioni in locazione è ancora basso l'appeal per le abitazioni efficienti sotto il profilo dei consumi energetici, mentre è assai apprezzata la presenza di posto auto oltre che di arredamento nell'appartamento, opzioni su cui, come si è visto, il mercato dà un premio quasi del 10% rispetto ad una abitazione che ne è priva. Di medio gradimento, infine, risultano essere le connessioni internet e la vicinanza a linee di trasporto pubblico.

Fonte: Il Sole 24 Ore

venerdì 3 dicembre 2010

Agevolazioni fiscali negate a case vecchie se di lusso

Una recente sentenza della Cassazione

Gli sconti fiscali in vigore sono concessi verificando gli attributi degli immobili sulla base del Dm del 1969.
Nella controversia approdata in Cassazione, la ricorrente Agenzia delle Entrate contesta la pronuncia di una Ctr, confermativa di quella di primo grado, che aveva accolto il ricorso di due contribuenti per l'annullamento dell'avviso di liquidazione delle maggiori imposte di registro, ipotecaria e catastale, dovute in relazione a un trasferimento immobiliare realizzato nel 2001.
L'ufficio, infatti, aveva ritenuto che non dovessero essere riconosciuti i benefici fiscali previsti per la prima casa, trattandosi della compravendita di un'abitazione di lusso, come definita dal Dm 2 agosto 1969.

Il riferimento normativo
Il regime fiscale agevolato previsto per la prima casa riguarda i trasferimenti di abitazioni non di lusso, che sono soggetti a imposta di registro nella misura proporzionale del 3% e alle imposte ipotecaria e catastale nella misura fissa di 168 euro, sempre che sussistano le condizioni prescritte dalla nota II-bis all'articolo 1 della Tariffa, parte prima, allegata al Testo unico dell'imposta di registro (Dpr 131/1986). Non possono, in alcun modo, rientrare nell'ambito applicativo del regime agevolato le compravendite di immobili che, per effetto dei criteri previsti dal Dm del 1969, risultino di lusso.

Ciò posto, l'Agenzia delle Entrate lamenta la violazione degli articoli 6 e 10 del richiamato decreto ministeriale, oltre che dell'articolo 1 del Dm 4 dicembre 1961.

Al riguardo, in base all'articolo 6 sono considerate di lusso le "singole unità immobiliari aventi superficie utile complessiva superiore a mq 240 (esclusi i balconi, le terrazze, le cantine, le soffitte, le scale e posto macchina".
L'articolo 10 prevede invece che "alle abitazioni costruite in base a licenza di costruzione rilasciata in data anteriore a quella dell'entrata in vigore del presente decreto si applicano le disposizioni di cui al decreto ministeriale 4 dicembre 1961".
Il Dm del 1961, nel definire le abitazioni di lusso, detta sostanzialmente dei criteri meno restrittivi per il contribuente, rispetto a quelli stabiliti dal Dm del 1969. Fatto che induce i contribuenti in contenzioso a invocarne l'applicazione.

In questo quadro, la Corte di cassazione, con l'ordinanza n. 22009 del 27 ottobre, perviene alla conclusione che la fruizione delle agevolazioni prima casa è collegata, dall'articolo 2 del Dl 12/1985, alla possibilità di includere gli immobili trasferiti tra le abitazioni di lusso, facendo esclusivo riferimento ai criteri di cui al Dm 2 agosto 1969, e in particolar modo a quelli individuati dagli articoli 1 e 6, indipendentemente dalla loro data di costruzione. Pertanto, il riferimento contenuto nell'articolo 10, relativo all'applicabilità del Dm 4 dicembre 1961, riguarda esclusivamente le differenti disposizioni agevolative allora vigenti, non potendo estendersi alle agevolazioni prima casa attualmente in vigore.
 
Fonte: Fisco Oggi

Un'indagine sull'andamento dell'utilizzo del bonus 36% per le ristrutturazioni edilizie

Bonus 36%: più gradito al Nord

Fino a ottobre 2010 i dati confermano che il gradimento per la detrazione d’imposta del 36% per le ristrutturazioni edilizie, sia private sia condominiali, non accenna a diminuire. 
Andamento 2009 e 2010
L'incremento di pratiche registrato nei primi dieci mesi del 2010 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno si attesta all'incirca sull'11 per cento. Da gennaio a ottobre 2009 le comunicazioni pervenute al Centro operativo di Pescara dell’Agenzia delle Entrate erano state, infatti, 368.082, mentre alla fine di ottobre del 2010 il dato si è attestato a 408.868.
In tutta Italia a parte il dato negativo della Campania (-3,17%), si rileva un incremento medio dell’11,02 per cento. L'utilizzo maggiore del bonus si è avuto in Lombardia, seguita da Emilia Romagna e Veneto, in termini percentuali, però, al primo posto c'è il Trentino Alto Adige (+ 14,64% rispetto allo stesso periodo 2009), al secondo le Marche (+ 14,58) e al terzo la Toscana (+ 14,17). Ultima invece è la Sicilia, con soltanto lo 0,27% in più. Oltre le prime tre, altre sette Regioni hanno superato il 10% di aumento, nell’ordine: Veneto (+ 13,38%), Lombardia (+ 12,94%), Emilia Romagna (+ 12,71%), Valle D’Aosta (+ 11,71), Calabria (+ 11,47), Sardegna (+ 10,86%) e Piemonte (+ 10,63%).
Periodo Gennaio-Ottobre
Regione
2009
2010
Incremento
Abruzzo
5.261
5.543
5,36%
Basilicata
1.080
1.104
2,22%
Calabria
2.590
2.887
11,47%
Campania
7.733
7.488
-3,17%
Emilia Romagna
57.340
64.626
12,71%
Friuli Venezia Giulia
15.029
16.450
9,46%
Lazio
21.300
23.208
8,96%
Liguria
16.701
17.900
7,18%
Lombardia
85.266
96.303
12,94%
Marche
10.508
12.040
14,58%
Molise
847
893
5,43%
Piemonte
32.620
36.088
10,63%
Puglia
11.048
11.453
3,67%
Sardegna
5.090
5.643
10,86%
Sicilia
8.460
8.483
0,27%
Toscana
23.358
26.668
14,17%
Trentino Alto Adige
11.933
13.680
14,64%
Umbria
5.246
5.516
5,15%
Valle D’Aosta
1.187
1.326
11,71%
Veneto
45.485
51.569
13,38%
Totale
370.091
410.878
11,02%

Da gennaio a ottobre 2010
La tendenza dell’anno è stata di maggiore propensione ai lavori nei mesi caldi. Il picco delle ristrutturazioni edilizie si è registrato infatti a giugno, con l’invio di oltre 53mila comunicazioni di inizio lavori, risultato simile al mese di maggio che ne aveva registrate 52mila. Al contrario, il trend delle ristrutturazioni agevolate è stato più basso nei mesi invernali (circa 19mila a gennaio e poco più di 27mila a febbraio) e rallentato nel mese delle ferie (ad agosto le comunicazioni sono state 29.582) per ripartire poi a settembre (45.266) e tornare a livelli elevati a ottobre con 51mila richieste.
Fonte: Fisco Oggi

mercoledì 1 dicembre 2010

Abrogazione del Ruolo Mediatori e diritto alla provvigione

Chi ha diritto alla provvigione: una sentenza della Corte di cassazione 

Dopo la riforma sul Ruolo e della professione, la massima Corte fornisce gli orientamenti giurisprudenziali in materia. La provvigione non spetta a chiunque, infatti al geometra che tenta di rivendicare il diritto alla provvigione (e non a competenze professionali, per assistenza tecnica, e quant’altro) la Cassazione ribadisce che tale diritto resta agli agenti immobiliari iscritti in CCIAA
Nonostante la soppressione del ruolo, che tanti hanno demonizzato come la summa dei mali del mondo, ecco ribadire il concetto che la provvigione spetta solo a chi ha i requisiti per essere iscritto al REA o nel Registro delle Imprese ed ha dato inizio all’attività. La Corte di Cassazione con la sentenza n.16147/10 nei giorni scorsi ha preso una posizione chiara contro coloro che esercitano abusivamente la professione di agente immobiliare.
IL CASO
La pronuncia della Corte è nata dalla ”causa giudiziaria intentata contro un imprenditore edile da parte di un geometra, libero professionista, che aveva svolto un’attività mediatoria per la vendita di un complesso edilizio”. Dopo aver vinto in primo grado, il giudice di appello ha rilevato che dalla documentazione e dagli atti processuali emergeva l’esistenza di un contratto di mediazione tipica e di conseguenza il diritto alla provvigione spettava solo se si era iscritti al Ruolo presso la Camera di Commercio.

Il Geometra libero professionista, ricorrendo in Cassazione, ha fatto valere il fatto che nelle more del giudizio era intervenuto il Decreto Legislativo del 26 marzo 2010 che ha soppresso il Ruolo dei Mediatori per trasferirlo all’interno del Registro delle Imprese. Tuttavia la Cassazione ha rilevato che il provvedimento non poteva essere applicato anche ai rapporti già esauriti.
Il principio fondamentale
La Corte è però andata oltre pronunciando anche un principio fondamentale per il futuro del mercato intermediazione immobiliare. Secondo la Cassazione infatti ”il Decreto Legislativo del marzo scorso ha sì soppresso il Ruolo dei mediatori immobiliari ma non ha abrogato la legge che lo impone. Pertanto l’intermediazione immobiliare resta soggetta alla dichiarazione di inizio attività, da presentare alla Camera di Commercio competente per territorio, corredata delle autocertificazioni e delle certificazioni attestanti il possesso dei requisiti prescritti”.

Conseguenze
- Il Governo ha sì abolito il Ruolo dei mediatori immobiliari ma non ha abrogato la legge. Pertanto rimangono in vigore le prescrizioni previste per svolgere l’attività.
- In assenza di abrogazione della legge che impone l’iscrizione al Ruolo delle Camere di Commercio per chi esercita attività di intermediazione immobiliare, hanno diritto alla provvigione solo i mediatori che sono iscritti ora nel Ruolo e in futuro nel Registro Imprese o nel Rea tenuti sempre dalla Camera di Commercio”.

I requisiti richiesti.
- I requisiti sono sanciti dalla legge professionale n. 39/89.
- La Camera di Commercio ne verifica il possesso e iscrive i relativi dati nel Registro delle Imprese, se l’attività è svolta in forma di impresa, nel REA (Repertorio delle Notizie Economiche e Amministrative se l’attività è in forma individuale.


Fonte: Corte di Cassazione

Come individuare il proprietario di una unità immobiliare in condominio

Consigli pratici per l'individuazione

L’individuazione del titolare del diritto di proprietà su un’unità immobiliare ubicata in condominio è questione di fondamentale importanza ai fini del regolare funzionamento dalla stessa compagine.

Nel 2002, le Sezioni Unite della Cassazione, sancendo l’insistenza giuridica del così detto condomino apparente tracciarono una distinzione. In quell’occasione, infatti, i Supremi giudici ebbero modo di significare che, in relazione all’azione contro il condomino moroso per il recupero del credito “ l’ipotesi non contenziosa del rapporto va mantenuta distinta da quella contenziosa. Le esigenze di celerità, praticità e funzionalità, addotte a giustificazione dell’applicazione dell’istituto dell’apparenza del diritto, valgono per l’ipotesi non contenziosa del rapporto, quando, cioè, l’apparente condomino non solleva alcuna contestazione provvedendo al pagamento degli oneri condominiali. In tal caso le violazioni dei rispettivi doveri (quelli di correttezza e di informazione a carico del condomino apparente e quelli di consultazione dei registri immobiliari a carico dell’amministratore) non rilevano; in particolare l’amministratore non è tenuto ad effettuare alcuna indagine, mediante consultazione dei pubblici regi stri (che può essere anche costosa e a volte, complessa, con grave nocumento per la gestione condominiale) circa il vero proprietario dell’unità immobiliare, potendo oltre tutto il problema essere affrontato anche in termini di adempimento del terzo (art. 1180 c.c.). Diversa è l’ipotesi contenziosa, quando cioè l’amministratore, in presenza di mancato pagamento, deve agire giudizialmente per il recupero delle spese condominiali. In tal caso, l’istituto dell’apparenza del diritto, che non è di natura processuale, bensì di natura sostanziale, non può valere a giustificare un’iniziativa giudiziaria svincolata dalla realtà; mentre la violazione dei rispettivi doveri va considerata, esigendo nel contempo un collegato giudizio di comparazione e bilanciamento tra situazioni contrapposte” (così Cass. SS.UU. n. 5035/02).

Più recentemente, tuttavia, la giurisprudenza di merito e di legittimità si sono orientate nel senso di considerare inapplicabile il c.d. principio dell’apparenza anche per le ipotesi stragiudiziali quali, ad esempio, la convocazione dell’assemblea. In tal senso è stato affermato che in relazione alla compagine condominiale non trova applicazione “ per l’individuazione dei soggetti da convocare in assemblea ovvero tenuti al pagamento delle spese di gestione del condominio , il principio dell’apparenza di diritto poiché esso è applicabile, piuttosto, nella materia contrattuale, a tutela della buona fede dei terzi che, in presenza di circostanze obiettive ed univoche, abbiano fatto ragionevole affidamento su una situazione di fatto risultata non corrispondente allo stato di diritto, mentre nella materia della proprietà (condominiale) non può ravvisarsi una relazione di terzietà tra il condomino ed il condominio , che non ha una soggettività giuridica diversa da quella dei singoli condomini, di tal che, quando si tratti di individuare i soggetti aventi lo status di condomino, debbono prevalere il principio della pubblicità e quello della effettività, che non giustificano e superano ogni apparenza (Cass. 4866/2001; Cass. 7849/2000; Cass. 6653/98; Cass. 5122/2000; Cass. SS.UU. 14 febbraio 2002 n. 5035; Cass. n. 17897/2003; Cass. 12709/2002; Cass. 23994/2004)” (così Trib. Salerno 23 aprile 2010).

Come fare, dunque, per avere certezza della proprietà d’un immobile?

La risposta è molto semplice: chiunque voglia sapere a chi appartiene un’unità immobiliare può fare una visura presso la conservatoria dei pubblici registri immobiliari. Tale ispezione (così è chiamata) può essere tanto nominale, quanto per immobile (in tal caso sono necessari i dati catastali dell’appartamento, del locale commerciali, ecc.) ed è l’unica (a differenza delle visure catastali) a dare certezza giuridica dell’effettiva proprietà del bene.


Fonte: Condominioweb

Come risparmiare sul canone d'affitto

Le detrazioni possibili in dichiarazione dei redditi

Il canone di affitto si può detrarre quando si compila la propria dichiarazione dei redditi. Basta essere titolari di un contratto di affitto regolarmente registrato ed essere un lavoratore dipendente. Ecco i requisiti nel dettaglio per accedere alle detrazioni e mitigare leggermente il caro-affittiIl caro-affitti affligge le grandi città, ma non solo: dal 2001 ad oggi il costo di una casa in locazione è aumentato del 77%. Lo rivela una indagine di Nomisma, in collaborazione con la rivista Solo Affitti. Per questo, chi ne ha i requisiti e non sia “in nero”, può detrarre le spese sostenute.

CHI PUO’ DETRARRE L’AFFITTO

Chi abita in una casa in affitto con contratto disciplinato secondo la legge 431/1998, indipendentemente che siano a “canone libero” oppure a “canone convenzionato“. Il contraente (contratto regolarmente registrato) deve essere un lavoratore dipendente e l’abitazione in affitto deve essere quella principale. In base al reddito, si possono detrarre da 150 a 300 euro circa.
Maggiori dettagli sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

Poi esistono agevolazioni per i giovani: detrazioni particolari per quei locatari di contratti regolarmente registrati che hanno tra i 20 e i 30 anni. In questo caso, in base al reddito, si possono detrarre da 247,90 a 495,80 euro. L’abitazione deve essere designata come principale e il contratto stipulato secondo la legge 431/1998.

Sempre i ragazzi fra i 20 e i 30 anni che hanno affittato casa senza genitori dal 2007, possono detrarre le spese di affitto fino a 991,60 per tre anni a patto che il reddito da lavoro non superi i 15.493,71 euro.

Fonte: Agenzia delle Entrate

Nel 2010 l'affitto è meno caro

Indagine Nomisma sull'andamento degli affitti per appartamenti residenziali

Vivere in affitto e’ meno caro rispetto al 2009. Lo mette nero su bianco un’indagine di Nomisma in collaborazione con operatori del settore, secondo cui i canoni di locazione sono scesi nel primo semestre dell’1,9% in Italia. Ma la diminuzione arriva anche a superare il 3% in caso di appartamenti con garage.
Ovviamente con alcuni distinguo. L’andamento registrato non e’, infatti, omogeneo. Tanto che a Milano i prezzi sono scesi dell’1,1% mentre a Roma – che registra il record assoluto in fatto di locazione – sono saliti del 3,6%. Sono, invece, piu’ economiche le locazioni a Cagliari (-10,7%), Genova (-8,3%), Napoli (-7,6%), Bari (-6,6%) e Bologna (-6%). Dall’altro capo della classifica troviamo invece le citta’ dove gli inquilini hanno dovuto stringere di piu’ la cinghia, dal momento che Ancona ha fatto registrare il +5,2% e Trento il +4,1%.
L’affitto nelle grandi citta’ come Venezia e Milano resta, invece, sostanzialmente invariato o con ribassi intorno al 1%. Numeri che dimostrano come il mercato della locazione sia, comunque, caratterizzato da un trend di stabilita’ nei capoluoghi di Regione. Inoltre, se si decide di affittare un’abitazione o si sceglie di cambiarla, Genova e Torino guidano la classifica delle citta’ dove e’ piu’ rapido concludere l’affare. Un po’ di pazienza serve a Catanzaro, Milano, Napoli, Palermo e Roma.
Anche se – va ricordato – il mattone continua sempre a far rima con casa di proprieta’. L’Italia resta, infatti, un Paese di proprietari tanto che la quota di famiglie che vive in affitto e’ considerevolmente piu’ bassa (18,9%) rispetto alla media del 35% dell’Unione Europea. Il che equivale a dire che in Italia si va in affitto per necessita’, difficilmente per scelta. Tanto che delle 4,7 milioni di famiglie che vivono in pigione, la maggior parte e’ composta da nuclei con redditi medio-bassi e persone con meno di 35 anni. In particolare, a rispecchiare questo identikit sono le giovani coppie senza figli (22%) nelle grandi citta’ (Roma, Bari, Potenza, Campobasso), i single (20%), le famiglie con figli (16,5%), gli extracomunitari (14,8%) e i lavoratori precari (10,4%).
Per quanto riguarda, invece, la preferenza delle tipologie piu’ richieste spiccano in alto i bilocali (quasi 4 intervestati su 10), mentre circa un terzo delle scelte (28%) cade sui trilocali. Due inquilini su 10 abitano, invece, un monolocale, con la restante parte (12%) che opta per un quadrilocale, preferito, tra le citta’ prese in esame da Solo Affitti, soprattutto a Firenze e Bologna.
Capitolo a parte, infine, per i canoni di locazione. Detto che Roma batte Milano, dal momento che all’ombra del Colosseo un affitto costa in media da 30 euro a 80 euro in piu’ che nel capoluogo lombardo, con i canoni che in entrambe le citta’ si aggirano intorno ai mille euro mensili (987 euro il prezzo medio per un appartamento arredato in affitto a Roma e 957 euro a Milano), si registrano prezzi piu’ economici a Firenze, con una media di 700 euro al mese, Venezia (686 euro), Napoli (616 euro), Catanzaro (435 euro), Campobasso (458 euro) e Perugia (482 euro). Infine, come emerge dall’indagine, la comodita’ del parcheggio assicurato costa caro: per una casa con garage, ma non arredata, serve mediamente il 9-10% in piu’.

Fonte: Nomisma

lunedì 29 novembre 2010

Il mercato dei mutui alla casa: i dati del III Rapporto Nomisma 2010 sul mercato immobiliare

Andamento dei mutui sulla casa

Le informazioni più aggiornate sul mercato dei mutui sono quelle fornite dagli intermediari creditizi relativamente al terzo trimestre dell’anno in corso. A questo proposito, la percentuale di banche in Europa che segnala un irrigidimento dei criteri per la concessione di prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni ha raggiunto lo 0%, dal 10% dei due trimestri precedenti.

Secondo le banche, all’origine di questo andamento si troverebbe una riduzione del contributo proveniente dai fattori di rischio, quali le prospettive economiche generali e quelle del mercato immobiliare, nonché la diminuzione del contributo dei costi di provvista e dei vincoli di bilancio. In prospettiva le banche prevedono il venir meno dei criteri restrittivi che hanno condizionato il mercato dei mutui in Europa negli ultimi due anni.
In Italia, invece, le politiche di offerta praticate sui prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni sarebbero rimaste pressoché invariate nel terzo trimestre dell’anno, il che equivale a dire che permangono le restrizioni alla concessione di mutui.
Cala la quota di operatori dell’intermediazione immobiliare che segnala difficoltà da parte delle famiglie ad accendere un mutuo per acquistare l’abitazione, rispetto a quanto registrato un anno fa, ma rimane sempre elevatissima, poco al di sotto del 90%.
Permangono, tra i motivi prevalenti alla base di questa difficoltà, la richiesta di garanzie aggiuntive da parte delle banche oltre ad una più bassa copertura del mutuo rispetto al prezzo di acquisto della casa.
Tra le garanzie richieste alle famiglie dagli istituti di credito a tutela del prestito erogato c’è l’ipoteca di un secondo bene, la fideiussione da parte di un soggetto terzo o la polizza assicurativa a copertura di parte del capitale erogato o sul fabbricato in questione o, ancora, sulla propria persona.
Contestualmente la dinamica della domanda di mutui avrebbe registrato un indebolimento per effetto del calo di fiducia dei consumatori, al contrario di ciò che sta avvenendo sul mercato europeo dove le banche interpellate registrano una ripresa della domanda e si attendono per il quarto trimestre un forte rimbalzo della stessa.
A confermare la flessione della domanda di mutuo da parte delle famiglie italiane interviene anche l’analisi effettuata da CRIF che mostra come, a settembre del 2010, si sia verificato un calo del 4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e che, nei primi 9 mesi dell’anno in corso, la domanda sia calata complessivamente del 3%.
Se nel 2009 sono stati 242.544 i mutui ipotecari accesi per sostenere l‘acquisto dell’abitazione (vale a dire il 40% circa del mercato delle compravendite residenziali), nel 2010 i contratti stipulati potrebbero salire a 254.400 a fronte di una crescita dei contratti di compravendita (si stima un + 2,2% sull’anno) e di una copertura del mercato invariata, attorno al 40%.
Tra le motivazioni per l’acquisto di un immobile, espresse dalle famiglie intervistate da Tecnoborsa nel corso dell’Indagine 2010, emerge che è cresciuto notevolmente il ricorso al mutuo per acquisto della seconda casa per le vacanze e, più in generale, la motivazione di investimento. L’indagine fa emergere con chiarezza il fatto che si torni ad investire nel mattone al punto che si è disposti ad indebitarsi per questa forma di investimento.
Le erogazioni
Nel corso del 2009 le erogazioni di nuovi mutui per l’acquisto di un’abitazione sono state superiori ai 51 miliardi di euro, in calo del 10,4% rispetto al 2008, una riduzione simile a quella osservata per l’ area dell’euro.
In particolare:
- il 19% delle erogazioni (9,7 miliardi di euro) ha riguardato contratti di mutuo che sono stati rinegoziati al fine di ottenere migliori condizioni (era il 13% nel 2008): o il 16% delle erogazioni ha riguardato le surroghe, in cui un cliente sceglie una banca diversa da quella che ha erogato inizialmente il finanziamento, trasferendo l’ipoteca, senza modificare l’importo del mutuo e senza costi addizionali (era l’8% nel 2008); o il 3% delle erogazioni riguardano le sostituzioni del mutuo, che prevedono l’iscrizione di una nuova ipoteca con un costo per il cliente ma che consentono di accrescere l’ammontare del credito (era il 5% nel 2008).
- il 3% dei mutui in essere è stato rinegoziato con la propria banca senza comportare la stipula di un nuovo contratto (era il 7,5% nel 2008). Il dato più aggiornato sull’erogato è riferito al secondo trimestre del 2010 ed è di fonte Banca d’Italia. Rispetto al secondo trimestre del 2009 si è registrato un incremento dei mutui erogati alle famiglie per l’acquisto di abitazioni del 23,2%. È possibile pensare che una parte consistente delle erogazioni sia il frutto di rinegoziazioni (si stima tra il 20-25% dell’erogato), e che una parte, ancorché esigua, sia imputabile a nuovi mutui erogati a sostegno di un mercato delle compravendite che nel trimestre è cresciuto ulteriormente (+4,5% su base annua).
In base all’indagine condotta dalle Filiali della Banca d’Italia presso oltre 400 banche italiane, nel corso del 2009 il 16% dei nuovi mutui a tasso variabile è stato concesso con un limite massimo all’innalzamento dei tassi di interesse.
Nel frattempo prosegue la flessione dei tassi di interesse sui mutui per la casa. Dalle ultime statistiche pubblicate dalla BCE l’interesse sui mutui a tasso variabile a settembre del 2010 è sceso mediamente al 2,75% (-5 punti base, rispetto ad agosto) e quello a tasso fisso al 3,84% (-11 punti base rispetto ad agosto).
I bassi livelli di spread praticati sul mercato creditizio italiano fanno sì che sia cresciuta la convenienza a stipulare mutui a tasso fisso (le attese per fine anno sono per un rialzo del tasso variabile e per un più contenuto aumento del tasso fisso con la conseguente riduzione del gap fisso-variabile).

Fonte: Banca d'Italia, BCE