lunedì 31 gennaio 2011

Regno Unito: diminuiscono ancora vendite immobiliari e prezzi

Continua la diminuzione dei prezzi e del numero delle transazioni

La rilevazione periodica condotta dalla società Hometrack Ltd., nel Regno Unito evidenzia che i prezzi delle proprietà immobiliari ad uso abitativo avrebbero continuato la loro strada al ribasso anche durante il mese di gennaio ancora in corso, a causa di una domanda sempre più debole.
La richiesta di abitazioni nuove e usate ha infatti subito un nuovo declino nel corso del primo mese dell’anno, arrivando a indebolirsi su soglie record per gli ultimi tre anni, sulla scia di previsioni piuttosto buie sul futuro dell’economia locale e internazionale.
Di conseguenza, il costo medio di un’abitazione nell’area in esame ha toccato quota 153.600 sterline, per un ribasso di 0,5 punti percentuali rispetto ai valori medi che la compagnia che sta curando il monitoraggio immobiliare ha avuto modo di riscontrare a dicembre.
Corposo il calo della domanda, che secondo quanto sostenuto dalle parti interessate dalle analisi di Hometrack, avrebbe avuto una flessione di 9,5 punti percentuali nel corso del mese in valutazione.
secondo gli analisti il trend negativo dovrebbe continuare anche nel corso dei prossimi mesi, periodo nel quale è stimata una nuova contrazione dei valori commerciali delle case, spinti al ribasso da una domanda che fatica a riprendersi, e che non diventerà vigorosa ancora non si sa per quanto tempo.

Fonte: Hometrack


Aggiornamento Euribor al 28.01.2011

Qual'è il valore del Tasso Euribor Oggi ?

                                            anno di 360 giorni                  anno di 365 giorni
1 mese  3 mesi  6 mesi        1 mese  3 mesi  6 mesi              Data

          0,88       1,06       1,31             0,89        1,08      1,33          28.01.2011
          0,86       1,05       1,29             0,87        1,07      1,31          26.01.2011
          0,82       1,03       1,28             0,83        1,05      1,30          25.01.2011
          0,81       1,03       1,28             0,82        1,04      1,30          24.01.2011

          0,80       1,03       1,27             0,81        1,04      1,29          21.01.2011
          0,78       1,02       1,26             0,79        1,03      1,28          20.01.2011
          0,78       1,01       1,26             0,79        1,03      1,27          19.01.2011
          0,78       1,01       1,25             0,79        1,03      1,27          18.01.2011
          0,77       1,01       1,25             0,78        1,02      1,27          17.01.2011

          0,77       1,01       1,24             0,78        1,02      1,26          14.01.2011
          0,76       1,00       1,23             0,77        1,01      1,25          13.01.2011
          0,75       1,00       1,23             0,76        1,01      1,24          12.01.2011
          0,75       1,00       1,22             0,76        1,01      1,24          11.01.2011
          0,75       1,00       1,22             0,76        1,01      1,24          10.01.2011

          0,76       1,00       1,22             0,77        1,01      1,24          07.01.2011
          0,76       1,00       1,22             0,77        1,01      1,24          06.01.2011
          0,76       1,00       1,22             0,77        1,01      1,24          05.01.2011
          0,77       1,00       1,22             0,78        1,01      1,24          04.01.2011
          0,77       1,00       1,22             0,78        1,01      1,24          03.01.2011

Riforma del condominio: come influisce sulla locazione

L'inquilino diventa soggetto attivo del condominio

La riforma del condominio risolve anche qualche problema dei rapporti tra condomino-proprietario e inquilino. Finora il condominio non poteva avere alcun rapporto diretto con l'inquilino. E questo era all'origine non solo di una serie di problemi per i disturbi e le liti che rimbalzavano sul proprietario, ma anche dello scarso entusiasmo con il quale il proprietario era comunque tenuto a pagare in prima persona le spese, per poi cercare (non sempre con successo) di recuperarle dall'inquilino.

Proprietari
Ora la riforma (approvata mercoledì dal Senato e in viaggio per la Camera) interviene in più punti sul rapporto proprietario-inquilino, prevedendo un maggior coinvolgimento del secondo.

Art. 3: il proprietario può rinunciare all'impianto centralizzato per migliorare l'autonomia dell'appartamento da locare. Questo mira a responsabilizzare l'inquilino e a eliminare ogni contenzioso sulle spese di riscaldamento. Resteranno a carico del proprietario le spese di manutenzione straordinaria dell'impianto, quelle per la sua conservazione e per la messa a norma.

Unica condizione richiesta dalla nuova norma: che dal distacco non derivino notevoli squilibri di funzionamento o aggravi di spesa per gli altri condomini. Il che, proprio grazie all'aggettivo «notevoli», si dovrebbe verificare piuttosto raramente.
Inquilini
Per l'inquilino, comunque, i riconoscimenti non sono solo negativi. Anzitutto, nelle installazioni di impianti non centralizzati per tv e internet anche l'inquilino può provvedere, ma se sono coinvolte parti comuni deve avvisare l'amministratore e adeguarsi a quanto decide l'assemblea condominiale.

Poi c'è il capitolo contabilità e controlli. E' diritto degli "interessati" a visionare il registro di anagrafe condominiale, il registro dei verbali dell'assemblea, quello di nomina e revoca dell'amministratore e, quel che più può interessare il conduttore, quello della contabilità, nei giorni e nelle ore indicate obbligatoriamente dall'amministratore.

Proprio per il nuovo rapporto di solidarietà passiva con il proprietario, l'inquilino diventa quindi a pieno titolo un «interessato» e potrà finalmente prendere visione di documenti condominiali che lo interessano da vicino. Soprattutto perché, e questa è l'altra grande novità per i conduttori, salvo sia diversamente specificato nel contratto di locazione, è lui ad andare all'assemblea condominiale (eventualmente insieme con il proprietario) e a votare sulle decisioni che riguardano la gestione ordinaria e il godimento delle cose e servizi comuni.

La riforma, quindi, andrà a incidere profondamente sul rapporto di locazione e, soprattutto, chiama in causa l'inquilino quale nuovo soggetto attivo e passivo nello scenario condominiale.
Altro punto a vantaggio del proprietario è il coinvolgimento dell'inquilino nelle verifiche sulla sicurezza che l'amministratore è tenuto a fare su sollecitazione di altri condomini. In questo caso, infatti, anche l'inquilino è tenuto a consentire all'amministratore l'accesso all'appartamento ed è con l'inquilino che vanno presi accordi per la visita e la nomina del tecnico. Una seccatura in meno per il proprietario.

Ma il piatto forte per il proprietario è la solidarietà sulle spese condominiali. L'inquilino sarà obbligato solidalmente con il proprietario a pagarle, mentre ora solo il proprietario può essere chiamato in causa, deve pagare e solo dopo può chiedere il rimborso all'inquilino.

Ora l'amministratore può rivolgersi indifferentemente all'uno o all'altro.

Fonte: Il Sole 24 Ore

venerdì 28 gennaio 2011

Nuova bozza per il federalismo municipale

Cedolare light ed altre novità sulla terza bozza del decreto sul federalismo municipale

Dalla riduzione della cedolare secca al 21% sui canoni liberi e al 19% sui prezzi concordati alla soppressione dei 400 milioni da destinare agli inquilini con figli a carico; dall'imposta di scopo sulle opere pubbliche alla tassa di soggiorno con un tetto 5 euro e in percentuale sul prezzo della stanza. Fino allo sblocco delle addizionali Irpef nei limiti dello 0,4%, addirittura con effetto retroattivo sul 2010. Tutti temi su cui si comincerà a discutere martedì 1 febbraio per arrivare al voto finale due giorni dopo.

Più in dettaglio

Molti dei cambiamenti sono stati effettuati per andare incontro alle esigenze dell'Anci, che ha ottenuto quasi interamente ciò che ha chiesto. Oltre alla possibilità di scongelare l'addizionale Irpef con effetti sin dal 2010 richiesta. In ogni caso, nel 2011, lo sblocco potrà avvenire in automatico se il decreto del presidente del consiglio (dpcm) che formalmente lo autorizzerà non arriverà entro 60 giorni dall'entrata in vigore del decreto attuativo.
Lo stesso automatismo varrà per un'altra novità che interessa i comuni: il contributo di soggiorno fino a 5 euro che le unioni di comuni, i centri turistici e le città d'arte potranno chiedere ai visitatori per ogni notte trascorsa in albergo già da quest'anno. Il governo avrà infatti due mesi per emanare il regolamento con la "disciplina generale di attuazione"; se non lo farà i municipi potranno lo stesso introdurre la tassa per sovvenzionare "interventi in materia di turismo, di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali locali, nonché dei relativi servizi pubblici locali". Scadrà invece il 31 ottobre il termine per emanare il dpcm che riformerà l'imposta di scopo, ampliando sia le opere pubbliche finanziabili sia l'arco temporale di efficacia (dieci anni al posto dei cinque attuali).

Eurispes : rapporto Italia 2011

La maggioranza degli italiani fa fatica ad arrivare a fine mese. Rate dei mutui e affitti sempre più a rischio.

Secondo l'81,6 % degli italiani la situazione economica italiana è peggiorata rispetto al 2010. Di questi per il 51,8%, è addirittura «nettamente peggiorata». Lo rileva il rapporto Italia 2011, presentato a Roma dall'Eurispes. La rilevazione è stata fatta su un campione di 1.532 cittadini, intervistati tra dicembre 2010 e gennaio 2011. E il quadro che ne emerge è tutt'altro che roseo: il 54,7% di italiani fa fatica ad arrivare a fine mese (+6,3% rispetto al 2010), il 33,8%, «con molta probabilità», non riuscirà a risparmiare nulla nel 2011 e poco più di uno su quattro (il 29,5%) dichiara di dover ricorrere a un prestito bancario.

Mutui e affitti sempre più insostenibili
Per il 2011 crescono le richieste tra i 10mila e i 30mila euro (32,% contro il 20,9% del 2010), ma soprattutto diminuiscono di molto le richieste superiori a 100mila euro (che passano dal 23,3% del 2010 al 14,1% del 2011), dovuto, spiegano dall'Eurispes, «a una parallela contrazione dei mutui bancari finalizzati all'acquistio di una casa».
«La casa - si legge nel rapporto - rappresenta da sempre il capitolo di spesa più incisivo per l'economia familiare e, dai risultati della rilevazione, emerge un quadro preoccupante se si confrontano i dati del 2011 con quelli dell'anno precedente: il 40% delle famiglie italiane ha difficoltà a pagare la rata del mutuo (rispetto al 23,2% del 2010) e il 38,1% (contro il 18,1% del 2010) a pagare il canone d'affitto».I servizi pubblici secondo gli italiani
Lo studio, sessanta schede di approfondimento, dall'economia, alla politica, alla finanza, alla società, evidenzia anche altri dati interessanti. Ad esemio oltre l'80% di italiani esprime giudizi negativi sui servizi pubblici. L'offerta "privata" invece viene giudicata qualitativamente superiore (57,2 per cento). In calo il gradimento per il servizio offerto dalle Poste (39,1% di giudizi positivi, contro il 49,9% del 2010). Migliorano invece Alitalia: il 23,3% giudica il servizio offerto "buono" o "ottimo" (+6,6% rispetto al 2010) e Trenitalia: le valutazioni negative diminuiscono dal 72,9% del 2010 al 66,6% del 2011. Bocciato il pubblico impiego: i servizi delle amministrazioni centrali sono giudicati mediocri o addirittura pessimi dal 79,3% del campione (contro il 74,6% del 2010).
Federalismo
Solo il 26,9% degli italiani si dichiara favorevole al Federalismo. È contrario invece il 48,6 per cento. Una percentuale in cui sono ricompresi molti giovani. In sei anni, scrive l'Eurispes, i favorevoli a uno Stato federalista sono scesi del 9 per cento. Anche l'introduzione delle quote rosa fa registrare qualche freddezza, visto che solo il 36% degli intervistati è favorevole alla loro introduzione.
Significativo è anche il dato secondo il quale quattro italiani su dieci si trasferirebbero all'estero. Colpa soprattutto della precarietà del lavoro e della generalizzata corruzione. Il 77,2% degli italiani è favorevole al testamento biologico, mentre il 66,2% pensa che sia giusta l'eutanasia. La sanità funziona bene solo per il 35,8% degli italiani, per effetto dei tempi d'attesa intollerabili e strutture carenti. Bene però la competenza di medici e infermieri. Male invece i ticket, giudicati «troppo esosi» per sei italiani su dieci.

Fonte: Il Sole 24 Ore

martedì 25 gennaio 2011

Andamento crisi economica 2011-2012

Le previsioni del FMI

La stima del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), lascia invariata rispetto a ottobre 2010 la previsione per il Pil italiano di quest'anno, ma lima al ribasso (-0,1%) quella del prossimo anno pertanto il Pil italiano crescerà nel 2011 dell'1% e nel 2012 dell'1,3%.

Rivede invece al rialzo la stima del pil mondiale per il 2011: quest'anno l'economia crescerà del 4,4%, lo 0,2% in più rispetto a quanto stimato in ottobre. Il prossimo anno l'economia mondiale si espanderà del 4,5%, previsione invariata rispetto alla precedente. Eurolandia crescerà quest'anno dell'1,5% (stima invariata) e nel 2012 dell'1,7% (-0,1%). Gli Stati Uniti cresceranno nel 2011 del 3,0% (+0,7%) e del 2,7% (-0,3%) il prossimo anno.

Ulteriori rigorosi e credibili stress test sulle banche sono necessari per le banche europee, afferma l'Fmi sottolineando che i test devono essere seguiti da piani di ricapitalizzazione e ristrutturazione per gli istituti che lo necessitano.

"La dimensione dell'European Financial Stability Facility va aumentata e il suo mandato dovrebbe essere più flessibile, e, per i paesi dove il sistema bancario rappresenta una grande fetta dell'economia, è ora più che mai essenziale assicurare l'accesso a fondi sufficienti".

Secondo l' Fmi, i paesi con elevati livelli di debito, dentro e fuori l'area euro, devono compiere progressi con piani di risanamento dei conti di medio termine ambiziosi e credibili. Evidenzia inoltre come i rischi sul debito sovrano nell'area euro si sono ampliati ad altri paesi. "Gli spread dei titoli di stato in alcuni casi hanno raggiunto massimi decisamente al di sopra dei livelli visti durante la crisi dello scorso maggio. Le pressioni sull'Irlanda sono risultate particolarmente severe, e hanno portato al piano Ue-Bce-Fmi. I legami fra i rendimenti medi dei titoli di Grecia e Irlanda con quelli del Portogallo restano elevati, ma le correlazioni sono aumentate fortemente negli ultimi mesi con i rendimenti spagnoli e, in misura minore, con quelli dell'Italia, con l'intensificarsi delle pressioni sugli spread.

Il deficit federale americano si attesterà nel 2011 al 10,75% del pil, più del doppio di quello dell'area euro. Il debito supererà il 110% del pil nel 2016. Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), ribadisce inoltre che "l'assenza di un piano credibile e di medio termine" da parte degli Stati Uniti per risanare le finanze pubbliche potrebbe tradursi "in un aumento dei tassi di interesse, che potrebbe avere effetti negativi sui mercati finanziari e sull'economia globale".

La Cina si conferma motore dell'economia mondiale. Il Pil cinese si espanderà nel 2011 del 9,6% e nel 2012 del 9,5%. L'economia indiana crescerà invece quest'anno dell'8,4% e nel 2012 dell'8%.

Continua comunque la ripresa economica globale continua anche se  a due velocità, con le economie avanzate che procedono più lente di quelle emergenti, dove stanno "emergendo pressioni inflazionistiche e ci sono segnali di surriscaldamento, dovuti ai flussi di capitale". Restano secondo l'Fmi "elevati rischi al ribasso" sull'economia. Fra questi "la possibilità che le tensioni nei paesi periferici dell'area euro si amplino all'Europa, la mancanza di progressi nel formulare piani di risanamento di bilancio di medio termine, il protrarsi della debolezza del mercato immobiliare americano e lo scoppio di potenziali bolle nei mercati emergenti".

La politica monetaria nelle economie avanzate deve restare accomodante e, il tasso di disoccupazione resterà elevato nelle economie avanzate, che cresceranno del 2,5% sia nel 2011 sia nel 2012. Le economie emergenti e in via di sviluppo cresceranno quest'anno del 6,5% (+0,1% rispetto alle stime di ottobre) e del 6,5% nel 2012.

Le condizioni finanziarie infine resteranno stabili o miglioreranno nel 2011, ma la stabilità finanziaria globale resta a rischio, con l'interazione fra i rischi del debiti sovrani e del settore bancario che si sono intensificati. La politica UE deve assicurare quindi la ristrutturazione dei bilanci delle banche e degli stati, e continuare la riforma del mercato.

Fonte : ANSA.it

Costi delle compravendite immobiliari i Italia tra i più alti d'Europa

Da uno studio Ocse emergono dati interessanti

L' Italia figura al 5° posto su 33 nazioni con costi complessivi (tasse, imposte di registro, spese notarili, tariffe agenzie immobiliari) pari al 12 % del valore dell'immobile (l'8% a carico dell'acquirente).
L'Italia viene quindi inserita tra i Paesi in cui i costi delle transazioni immobiliari vengono definiti "eccessivamente elevati". Al primo posto il Belgio (oltre il 14% totale), seguito da Francia, Grecia e Austria, mentre Danimarca e Islanda sono i Paesi con i minori costi di compravendita (sotto il 4%).
L'Ocse sottolinea come i costi di acquisto e vendita delle case abbiano l'effetto di ridurre la mobilità residenziale e del lavoro e questo può avere un effetto negativo anche sulla ripresa occupazionale in atto. L'Organizzazione sottolinea che le politiche governative possono contribuire a ridurre i costi, attraverso una ristrutturazione del sistema tributario e/o annullando le barriere di entrata nelle professioni coinvolte nel settore, in particolare dove i costi sono eccessivamente elevati e probabilmente riducono la mobilita' residenziale, come in Belgio, Francia, Grecia e Italia.
Per aumentare la mobilità l'Ocse propone anche dui allentare le normative sugli affitti. In questo settore l'Italia risulta tra i Paesi in cui le norme garantiscono una protezione maggiore agli inquilini (settimo posto su 33).
Secondo l'Organizzazione, la mobilità sarebbe favorita anche da un maggiore accesso al credito, ma evitando un alto livello di indebitamento. Lo studio consiglia poi di tassare la casa occupata dai proprietari allo stesso modo degli altri investimenti e di evitare tasse che favoriscono la proprietà di case perché possono portare ad eccessivi investimenti nel residenziale a scapito di investimenti piu' produttivi, influenzando quindi negativamente la crescita.

Il credito facile d'altra parte, continua l'Ocse, e l'inadeguata supervisione bancaria (vedi il caso USA dove nel 2007 il 22% degli acquirenti di case non pagava alcun acconto) hanno portato prima al boom, con un'elevata volatilita' dei prezzi (aumenti reali del 90% o piu' in alcuni Paesi) e poi alla crisi sub-prime. «I Paesi Ocse hanno visto i danni che politiche mal concepite possono arrecare attraverso i loro effetti sul mercato residenziale», commenta il direttore generale dell'Ocse, Angel Gurria, sottolineando che mentre si cercando nuove fonti di crescita e si cerca di ristabilire la fiducia nel settore finanziario, di rendere più verdi le nostre economie, le politiche residenziali possono avere un grande impatto sul nostro futuro.

Fonte: Il Sole 24 Ore

Euro a rischio di inflazione

Segnali positivi per l'economia europea ma a richio di aumento i tassi di interesse

Segnali di pressioni inflazionistiche in aumento nella zona euro, in un momento in cui l'economia sembra rafforzarsi, soprattutto in Germania. La situazione è delicata da un punto di vista di politica monetaria, tanto che ieri, ancora una volta, la Banca centrale europea ha espresso preoccupazione per l'andamento dei prezzi.
L'indice Pmi, che riflette la fiducia dei direttori degli acquisti delle imprese di servizi nella zona euro, è salito in gennaio, da 54,2 a 55,2, ben sopra al livello di 50, che è lo spartiacque tra espansione e recessione dell'economia. Nel contempo lo stesso indice, ma relativo questa volta all'industria, è sceso leggermente, a 56,9 da 57,1.
L'indicatore che raggruppa i due settori dell'economia è comunque aumentato, da 55,5 a 56,3. I dati confermano quindi che la congiuntura europea sta attraversando un momento positivo, grazie soprattutto alla Germania dove la ripresa è particolarmente vivace.

La settimana scorsa l'indice Ifo sulla fiducia delle imprese si è attestato ai massimi degli ultimi venti anni.
Queste cifre, secondo gli economisti François Cabau e Frank Engels di Barclays Capital, indicano la possibilità di una crescita del prodotto interno lordo nella zona euro dello 0,6% nel primo trimestre di quest'anno (dal +1,7% stimato per l'intero 2010).

Molti analisti di mercato hanno notato che i dati mostrano però evidenti pressioni inflazionistiche.
In Germania, per esempio, l'indice del Pmi relativo ai prezzi alla produzione è salito a 81,2 in gennaio, un livello finora mai toccato da un indicatore nato ormai una decina d'anni. Secondo il centro-studi Markit, che mette a punto proprio il Purchasing Managers' Index, le imprese hanno messo l'accento sui prezzi della benzina, dei metalli e dei prodotti alimentari.
Da alcuni giorni la Bce è preoccupata per l'andamento dei prezzi delle materie prime. 

Il presidente Jean-Claude Trichet ha spiegato ieri, in un'intervista al Wall Street Journal, che il compito dell'istituto monetario è di accertarsi che non vi sia «un effetto-travaso» nell'economia e sui salari.
Le sue parole hanno favorito un rialzo dell'euro contro il dollaro, a 1,3640.
I banchieri centrali sono preoccupati dell'impatto che gli aumenti delle materie prime potrebbero avere su un tessuto economico impregnato di abbondante liquidità.

Il tasso di riferimento nella zona euro è all'1% dal maggio 2009.
Il mercato si interroga sulla tempistica di una prossima stretta monetaria. Secondo molti economisti ci potrebbe essere un primo rialzo tra giugno e settembre.

Fonte: Il Sole 24 Ore

martedì 18 gennaio 2011

Acquisto prima casa: nuovi risparmi in vista

Le novità in discussione in questi giorni

Sempre al centro del dibattito politico è il federalismo municipale, che include grandi novità sulla casa.

Acquisti
Tra le novità più interessanti è in discussione una riduzione delle imposte, che potrebbero essere ridotte al 2% nel caso di acquisto della prima casa.
Il progetto del Governo, secondo quanto già trapelato la settimana scorsa dal Ministro Calderoli è quello di mettere al centro di tutto la prima casa: grandi vantaggi a chi acquista per la prima volta e, parallelamente, pesanti conseguenze per chi fa il furbo.
Queste le probabili novità sulle compravendite:
- se l'immobile comprato è destinato alla prima abitazione, l'IMU (imposta unica sugli immobili) sarà del 2% del valore catastale, in sostituzione del 3% oggi richiesto per l'imposta di registro (le imposte ipotecaria e catastale sono al momento agevolate e si pagano in misura fissa). Per l'acquisto di una casa del valore di 100.000 euro, per fare un esempio, oggi si pagherebbero 3.000 euro (imposta di registro), mentre con queste modifiche solo 2.000 Euro totali;
- se l'immobile acquistato non è invece destinato alla prima abitazione l'abbattimento sarà dall'attuale 10% di imposte di registro, ipotecarie e catastali all'8% dell'IMU sul trasferimento. Sempre sullo stesso appartamento preso ad esempio, del valore di 100.000 euro, si passerebbe dai 10.000 Euro agli 8.000 Euro di tasse di registro, ipotecarie e catastali.
Qualche rincaro è possibile nelle compravendite di piccole unità immobiliari di valore scarso, inferiore ai 10mila euro, perché in nessun caso l'imposta sul trasferimento potrà essere inferiore a mille euro; un altro prelievo fisso, da 500 euro, accompagnerà invece gli atti catastali diversi da quelli di trasferimento, che comunque beneficiano dell'addio alle imposte di registro, bollo, e ipocatastali.
Novità in vista anche sul possesso della casa. Dal 2014 si dovrebbe pagare  l'ICI dimezzata nel caso in cui l'immobile sia dato in affitto. Sarà un altro modo per incentivare l'emersione del mercato degli affitti. Allo stesso tempo dovrebbe essere eliminata l'esenzione per gli immobili concessi a titolo gratuito a familiari, dietro cui si nascondono spesso "i furbi della prima casa". Eliminazione in vista anche per l'esenzione agli immobili di onlus ed enti ecclesiastici.

Fonte : Il Sole 24 Ore
La data prevista per l'entrata in vigore dei cambiamenti è il 2014.

Affitti
Sulle locazioni si concentrano le novità più attese, e più discusse nei giorni passati. Il primo tassello a entrare davvero in vigore tra le novità del fisco immobiliare è quello della cedolare secca, che nella versione definitiva del testo in preparazione in queste ore dovrebbe attestarsi al 23%, invece del 20% previsto dalla prima bozza.
Il leggero rincaro serve anche a finanziare una detrazione del 3% in favore degli inquilini con figli a carico. La misura, però, toglie di fatto dai destinatari della cedolare i proprietari con i redditi più bassi, che perdono ogni convenienza nella scelta.
Con la tassazione attuale, infatti, si paga l'aliquota marginale (23%, in questo caso) sull'85% del canone d'affitto, mentre la cedolare chiederebbe di pagare il 23% sull'affitto intero.
Niente cedolare nemmeno per gli affitti concordati, a cui il fisco normale riserva un trattamento più allettante, chiedendo di pagare l'aliquota Irpef sul 60,5% del canone. In pratica, il confronto fra vecchio e nuovo prelievo renderebbe la cedolare vantaggiosa solo per chi dichiara più di 55mila euro all'anno (aliquota al 41%), senza però contare che il venir meno dei vantaggi fiscali fa cadere l'unico incentivo per i proprietari a scegliere la strada del canone concordato: nella nuova situazione, l'opzione più ovvia è quella di scegliere il canone libero, per aumentare le entrate e godere del fisco leggero assicurato dalla tassa piatta.

L'ultimo decennio del settore immobiliare

Come sono variati i valori immobiliari nell'ultimo decennio in Italia

La chiusura dei primi dieci anni del nuovo millennio invita a fare una riflessione su come si è mosso il ciclo del mercato immobiliare e da qui fare delle previsioni su cosa accadrà nei prossimi anni.
«All'alba del 2000 il mercato immobiliare italiano residenziale, in piena salute, faceva segnare rialzi medi dei volumi di case compravendute dell'8% annuo (1997-2000)» spiega Alessandro Ghisolfi, responsabile dell'ufficio studi Ubh. «I prezzi di vendita, espressi ancora in lire, avevano iniziato a dare segnali concreti di aumento solo a partire dalla fine del 1999. La forza d'urto del passaggio all'euro, si fece sentire non tanto nell'anno in cui ci fu la conversione alla moneta unica, quanto nei due anni successivi.
Una ulteriore spinta ai prezzi arrivò dall'abbassamento dei tassi sui mutui e dalla crescita della domanda di chi sino ad allora la casa di proprietà l'aveva solo desiderata tanto che le quotazioni toccarono il loro apice a fine 2006. A partire dal 2007 i valori delle abitazioni sono cresciuti sensibilmente meno e tutto quello che è successivamente avvenuto nel mondo ha di fatto bloccato la loro crescita e innescato un processo di riduzione oggi ancora in atto».

Ubh ha effettuato un confronto tra il prezzo medio di una abitazione di gennaio 2000 con il prezzo di gennaio 2010, per le prime 60 città italiane per numero di residenti. Un confronto fatto sui prezzi nominali (tasso di inflazione incluso: la media annua del 2000 fu del 2,5%, nel 2009 è stata dello 0,7%), tenendo conto che il costo medio della vita dal 2000 a fine 2009 è stato del 2,15% (fonte Istat). Da ciò si deduce che anche considerando i valori in termini reali le variazioni dei prezzi restano più che interessanti.

A Milano, primo fra i comuni capoluogo che hanno fatto registrare il miglior apprezzamento sul proprio stock immobiliare, negli ultimi dieci anni i prezzi sono saliti quasi del 106%, nonostante una flessione delle compravendite. A Roma l'apprezzamento è stato del 102%. Seguono distaccate le altre grandi città del nord, eccetto Firenze (+96%), a partire da Torino (+77%). Prima di Torino in classifica ci sono tutte città di medie dimensioni. Il messaggio che ne deriva è chiaro: la crescita dei valori ha inciso molto più su realtà urbane di media grandezza. Ad esempio Parma. Qui i prezzi sono saliti del 90% e le compravendite del 15% rispetto a dieci anni fa, anche se si tratta di un mercato che ha perso oltre il 30% di scambi negli ultimi due anni. Nella classifica delle meno virtuose, invece, troviamo due comuni isolani come Messina e Sassari e le restanti, esclusa Trieste, si collocano curiosamente tutte nella zona fra Marche, Toscana ed Emilia.

La peggiore performance in assoluto, è stata quella di Messina, dove i valori sono cresciuti in dieci anni solo del 18,8% circa. La scarsa dinamicità del mercato di Messina, causata soprattutto dallo stock immobiliare obsoleto e non di qualità, ha di fatto in questi anni mosso poco il mercato sia sul fronte dei volumi che su quello dei valori.
Inoltre dai dati Ubh relativi agli ultimi dieci anni emerge che la crescita dei prezzi delle case italiane ha avuto due velocità diverse: maggiore per i centri cittadini che in passato (con la lira) non facevano registrare grandi performance e, minore velocità, per quei comuni che in gran parte avevano già nella precedente fase di boom del mercato di inizio anni '90 visto i valori crescere a doppia cifra.

Fonti: Ubh, Il Sole 24 Ore

Riparte il settore degli investimenti?

Segnali positivi nelle grandi città per i piccoli appartamenti di medio-alto livello

Lo stop alla crisi che da tempo coinvolge il settore immobiliare lascia spazio a una fase se non di ripresa quanto meno di stabilità, sia sul fronte dei prezzi che delle compravendite. È così che, secondo molti esperti, si riaffaccerà, e per alcuni si rafforzera', la domanda per investimento, che va dalla seconda casa in città, capitali estere comprese, alle abitazioni al mare o in montagna. 

L'immobile preferito resta il bilocale con un budget da 150.000 euro in sù. Nelle città universitarie si cercano anche trilocali per avere più posti letto da affittare. Tra i consigli: preferire le zone ben servite e dove è presente una buona richiesta di affitto. Per esempio a Milano la zona Bovisa, sede universitaria, ha visto i prezzi rivalutarsi del 15% negli ultimi cinque anni e i rendimenti da affitto per un bilocale a quota 4,7%. A Roma invece, nel quartiere Ostiense, i rendimenti si aggirano sul 4% e i prezzi negli ultimi cinque anni sono saliti dell'11,8% circa, quindi ancora appetibili per chi deve investire.

Una nicchia di inestitori punta su appartamenti di piccolo taglio ma super accessoriati. Come spiega Mario Breglia di Scenari immobiliari: «L'investimento è di 300-500mila euro, e si tratta di bilocali da ristrutturare con gusto e da utilizzare per vacanze, week end e tempo libero. Meglio quindi se in una località di villeggiatura vicina all'abitazione principale, in una città d'arte come Venezia e Firenze, o in una capitale europea facilmente raggiungibile magari con voli low cost». Da Scenari immobiliari fanno sapere anche che negli ultimi due anni c'è stato un forte innalzamento della domanda di investimento, da qui al 2012 ci sarà invece una fase di assestamento. A guidare l'investimento nel mattone, secondo Breglia, c'è la scelta di aumentare il patrimonio immobiliare della famiglia, ma anche le aspettative della cedolare secca sull'affitto spingono all'acquisto. Dai dati di previsione di Scenari immobiliari si deduce che a fronte di un calo della domanda per la prima casa (dal 47% del 2010 al 44,5% del prossimo anno) si rileverà un aumento degli acquisti di seconde case per uso diretto (dal 9 al 10%) e della domanda di investimento che si concretizza in acquisti di immobili per i figli o da mettere a reddito.

Secondo Alessandro Ghisolfi di Ubh, ci sono alcuni segnali positivi nella richiesta di investimenti in seconde case soprattutto da parte di coloro che si muovono su budget di spesa medio alti (dai 250mila euro in su) che si stanno rivolgendo al mercato delle località costiere a caccia di occasioni offerte da chi aveva comprato negli ultimi cinque anni e che oggi si trova obbligato a vendere per necessità di cassa. Il 2011 sarà quindi un buon anno per chi vorrà fare shopping immobiliare senza dover ovviamente ricorrere al mutuo.

Parere opposto da Nomisma. «Il 2011 sarà un anno di transizione, in cui non si registreranno significative variazioni rispetto ai livelli di attività e prezzo registrati nel 2010» spiega Luca Dondi. «Si assisterà tuttavia a una parziale trasformazione della composizione della domanda. La componente di investimento lascerà il posto alla domanda primaria, che troverà nella maggiore disponibilità creditizia il sostegno venuto a mancare negli ultimi anni».

Fonti : Nomisma, Ubh, Il Sole 24 Ore

giovedì 13 gennaio 2011

Prezzi delle case ancora in discesa

La situazione nel 2010

Scendono ancora i prezzi delle case? E' la domanda a cui ha cercato di rispondere lo staff di Idealista, attraverso un'analisi della loro banca dati. Dai dati risulta che a dicembre, per esempio, 2.066 proprietari hanno deciso di modificare al ribasso il prezzo di vendita (pari al 2,6% del totaledegli annunci). 
Per quanto riguarda invece lo sconto medio è stato invece dell'8,09%, per un importo di circa 25.000 euro. Si nota quindi una sostanziale stabilità, anche se l'importo più alto si è registrato proprio a dicembre 2010 (- 8,09%), che supera il precedente picco di luglio 2010 (- 8,04%). Per realizzare questa analisi idealista news ha escluso gli immobili con una diminuzione superiore al 50% (per minimizzare possibili errori da parte dei proprietari nello scrivere i prezzi) e quelli ritoccati per più di due volte.
Vediamo ora il dato delle province. Lo sconto medio più alto si è avuto a Bologna (- 46.587 euro, che corrisponde ad un -13,64%), mentre in termini di annunci Roma e Milano sono le province in cui troviamo più case il cui prezzo è diminuito dovuto anche al numero maggiore di annunci presenti nella banca dati. 
Il totale delle case che sono diminuite di prezzo nel 2010 è di 26.409; nel 2009 era invece 15.366. L'aumento è considerevole.
Dai dati si possono osservare anche alcune tendenze stagionali, con la diminuzione ricorrente nei mesi di agosto e dicembre, periodi di vacanza e di diminuzione generale delle attività immobiliari.

Fonte: Idealista 

Usufrutti e comodati

Un comodo sistema per aggirare (spesso) il Fisco

Nel nostro paese ci sono due milioni di case che i proprietari concedono gratuitamente a parenti, ottenendo per questa via l'esenzione totale su Ici e Irpef, ma tanta generosità non sempre è reale.
Di fronte a tanta disponibilità il Fisco si è insospettito e le esigenze di far quadrare i conti del federalismo municipale stanno aumentando la sensibilità sul tema, che però non è nuovo: quando la Guardia di Finanza si muove per individuare i falsi comodati fa sempre centro, basandosi sulla non congruenza delle utenze, delle iscrizioni anagrafiche, dei luoghi di lavoro di questi milioni di figli, fratelli e genitori spediti a vivere lontano dal tetto famigliare per far diventare prima casa quella che in effetti non lo è. Tanto che il decreto sul federalismo, nella sua versione attuale, prevede che questo privilegio sparisca: le prime case «assimilate» pagherebbero così l'aliquota «piena» dell'Imu sul possesso, subendo lo stesso trattamento delle seconde case. In questo modo diventerebbe inutile fingersi comodatario.
La partita è però ancora aperta, anche perché la novità è contestata dai comuni che ne temono un difetto di «sostenibilità sociale»: tra tanta elusione possono, infatti, esserci comodati reali, spesso in famiglie dove i redditi sono bassi.
La lotta alle finte assegnazioni gratuite resta comunque una priorità, anche per raggranellare gettito Irpef prezioso per il meccanismo del federalismo municipale.

I margini di recupero sembrano abbondanti, come risulta dall'incrocio delle dichiarazioni dei redditi e delle analisi Istat delle abitazioni delle famiglie residenti in Italia. Se per l'Economia ci sono 16.642.000 contribuenti che non pagano l'Irpef sull'abitazione principale, per l'Istat è il 68,5% delle famiglie a trovarsi nella condizione di essere proprietaria della casa in cui vive; il 12,6% invece (questa è la percentuale chiave) abita in usufrutto o a titolo gratuito immobili di cui non ha la proprietà.Proprio qui si dovrebbe indagare per ricondurre all'imponibilità le finte prime case, ufficialmente occupate da figli, genitori o (come ammettono alcuni comuni) fratelli, che dichiarano di occupare la casa in comodato perché sia considerato come prima casa. Ma che invece se ne stanno in famiglia.
Come ci dice l'Istat, l'abitazione in usufrutto o in uso gratuito, che riguarda l'11,5% delle famiglie, è più diffusa nel Mezzogiorno e nel Centro (rispettivamente 15,2 e 13,1%) e nei comuni più piccoli (14,5% nei comuni fino a 10mila abitanti). La frequenza più elevata si riscontra tra le persone sole e giovani (27,1%) e le persone sole tra i 35 e i 64 anni (15,3%).
Qui spesso si tratta addirittura di locazioni mascherate da comodato.
Quindi, considerato che l'imposta sugli affitti, come cedolare secca, andrà ai comuni, il recupero sarà anche più interessante. Da ultimo ci sono gli usufrutti incontestabilmente veri: quelli intestati a persone sopra i 65 anni e oltre (17,5% di loro vive in questa condizione) tra le quali sono maggiormente rappresentati i coniugi superstiti, che rimangono a vivere nella casa dove hanno sempre dimorato ma di cui non sono proprietari (di questi, infatti, l'83,1 sono vedovi).
È chiaro, a questo punto, che il recupero fiscale potrebbe essere consistente: da un'ipotesi marginale del 20% di questi immobili a una massima ma abbastanza realistica del 50%, con un aumento di gettito Imu di circa un miliardo. Il dato vero però sta forse nel mezzo. La norma sull'automatica tassabilità delle prime case «assimilate» potrebbe allora sparire dal decreto sul federalismo e lasciare il posto a un'intensa attività di accertamento per individuare i falsi comodati.

Fonte: Il Sole 24 Ore

Fisco municipale: le modifiche

Doppia aliquota per la cedolare secca ed altre novità

Cedolare secca al 23% per gli affitti a prezzi di mercato. Miniquoziente per le famiglie con figli a carico. Tassa di registrazione al 10% per chi accatasta in ritardo le case fantasma. Garanzie che sia lo stato a ripianare le perdite di gettito prodotte dalla cedolare secca.
Sono le modifiche principali, insieme all'introduzione di una compartecipazione Irpef da 4 miliardi e alla promessa di rimettere mano con un futuro provvedimento alla diatriba Tarsu/Tia, che il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, è pronto a introdurre al decreto attuativo sul fisco municipale. Ma vediamole in dettaglio.

La cedolare secca. Prima ancora di nascere l'imposta sugli affitti rischia di vedere duplicate le proprie aliquote. Per i contratti a canone concordato la soglia con cui tassare i redditi Irpef da locazione resterebbe al 20%; per quelli a canone libero passerebbe al 23 per cento. Un innalzamento che, tecnicamente, conta di limitare le possibili perdite di gettito. Quel 3% in più servirebbe a finanziare le detrazioni per gli inquilini con figli a carico. Per ragioni di progressività Calderoli ha proposto, inoltre, che il reddito da locazione tassato al 20 o 23% entri nel calcolo del reddito lordo Irpef da utilizzare per l'accesso agli altri sgravi fiscali.

Le altre novità. Regolarizzare le case fantasma oltre i termini o non farlo ed essere scovati costerà di più. Per incentivare i proprietari di immobili sconosciuti al fisco a far emergere il "nero" entro il termine del 31 marzo, è prevista per i ritardatari una tassa di registrazione del 10 per cento. Che si sommerà alle sanzioni inasprite dalla manovra estiva per gli inadempienti. Più avanti potrebbe arrivare il superamento dell'alternativa Tarsu/Tia attraverso una nuova tassa sui rifiuti basata sulla rendita catastale e non più sulla superficie.

Un confronto tra i sistemi vecchio e nuovo. Gli effetti dell'introduzione della cedolare secca sembrano favorire i titolari di redditi più alti a discapito di chi, invece, ha redditi più bassi.
Oggi, infatti, l'Irpef si paga sull'85% del canone in caso di contratto a libero mercato e sul 60,5% in caso di contratto "concordato". La cedolare secca, invece, benché più bassa e uguale per tutti, si paga sul 100% dei canoni. È quindi evidente che la cedolare secca avvantaggerebbe i redditi più alti, dove il vantaggio dell'abbattimento d'imponibile verrebbe comunque superato dall'abbassamento dell'aliquota.
Ecco, quindi, che che con il 27% di Irpef (redditi da 15mila a 28mila euro) il proprietario a canone libero va praticamente in pari, mentre chi ha un "concordato" ci perde. Ma il problema sparisce a partire dai redditi superiori ai 28mila euro (aliquota Irpef del 38 per cento).
Alzando l'aliquota della cedolare al 23% per i contratti a libero mercato si è reso più interessante il canone concordato (per i quali l'aliquota resta al 20%) che altrimenti nessuno avrebbe più scelto, dato che la convenienza fiscale sarebbe rimasta sempre e comunque a favore del "libero".
Un regime speciale è previsto per l'imposta di registro sui canoni di locazione: attualmente è del 2%, da dividersi a metà tra proprietario e inquilino. Il decreto sul federalismo prevede che continuerà a essere applicata sul contratti a libro mercato sino al 2014 mentre su quelli concordati sparirebbe da subito.

Fonte: Il Sole 24 Ore

Il valore di un immobile può aumentare fino al 20% se c'è l'ascensore

La situazione in Italia

Ecco, secondo i dati rilevati dall'Ufficio Studi di Immobiliare.it, quanto la presenza di un ascensore può aumentare il valore di un immobile: a Palermo 13%, 16% a Roma, 10% a Torino e addirittura 21% a Bolzano.

Un'indagine compiuta dal famoso sito di annunci immobiliari online, che ha analizzato quanto varia il costo di un immobile a seconda del piano in cui si trova e considerando la presenza o meno dell'ascensore, ha evidenziato marcate differenze tra Nord e Sud Italia.

I dati relativi alle diverse città prese come campione hanno rilevato, ad esempio, che a Milano, considerando un appartamento situato al terzo piano, la presenza dell'ascensore ne aumenta il valore di circa 30.000 euro rispetto ad un appartamento uguale situato in uno stabile in cui esistano solo le scale.

L'Italia non è un Paese di grattacieli e le case più alte, sempre secondo l'indagine, si trovano a Milano e Genova, con un'altezza media di cinque piani, mentre a Roma si superano di poco i quattro piani e a Palermo non si raggiungono, sempre in media, i tre.


La minore crescita in verticale di alcune città italiane ha reso meno necessaria la presenza dell'ascensore nei palazzi.
Minore presenza, ma non certo minore apprezzamento. A cercare casa con ascensore sono oggi soprattutto le famiglie con bambini e persone con più di 40 anni.

L'indagine ha voluto analizzare anche quanto varia il valore di un immobile se si cambia "piano". Si è così scoperto che se si confrontano un appartamento senza ascensore con uno identico che si trova in uno stabile con l'ascensore, già al secondo piano il valore dell'immobile aumenta di una percentuale compresa fra il 3% (Napoli e Palermo) e l'8% (Milano), mentre un'ulteriore rampa di scale (evitata), fa levitare il prezzo del 7% a Palermo, del 10% a Roma e dell'11% a Torino.

Negli stabili censiti dall'indagine è risultato evidente che più si scende lungo lo Stivale, più cala la presenza di ascensori ( il 92% degli immobili ristrutturati negli ultimi 10 anni a Bolzano ha l'ascensore rispetto al 64% dello stesso campione a Palermo). La differenza si accorcia se prendiamo in considerazione le sole nuove costruzioni, dotate di ascensore almeno per il 90% su tutto il territorio nazionale.

Fonte: Immobiliare.it

Piano casa : perchè non ha dato i risultati sperati?

Fallimento oppure incomprensione?
 Il "Piano Casa" non ha probabilmente dato i risultati sperati dal Governo principalmente per un motivo molto semplice: per la sua complessità non è stato capito dagli utenti.

Dai risultati emersi da un sondaggio effettuato da Nomisma nel novembre 2009, e quindi a quasi un anno dalla sua introduzione, pubblicato nel rapporto sulla condizione abitativa 2010, emergeva in modo chiaro che un terzo degli italiani non aveva capito se la propria abitazione rientrava nella casistica del piano e se questo era quindi applicabile.
Questo dato dimostra come una tematica così complessa, dipendente da norme dei vari livelli istituzionali, era, dopo un anno dall'introduzione, di difficile comprensione per i non addetti ai lavori. Il problema in molti casi è stata la conversione del piano a livello regionale, che è arrivata tardi e con una quantità di vincoli tale da rendere di ardua identificazione quali fossero gli interventi possibili, vanificandone, in un certo senso, l'esito.Lo studio effettuato, volto a capire quale poteva essere la domanda potenziale del Piano Casa, ha prodotto risultati non certo incoraggianti: oltre al 30% di chi non aveva compreso infatti, si è registrato un dato del 40% di famiglie convinte che nel proprio caso non avrebbe avuto nessun tipo di applicazione, un dato probabilmente eccessivo ma che mostra come la complessità scoraggiasse le famiglie.
Si giungeva così al poco incoraggiante risultato del 18,7% delle famiglie che riteneva il piano adatto al proprio caso. Lo scostamento dal 100% è data da un 11% del campione che non possiede case di proprietà.
Le famiglie che lo ritenevano applicabile erano quindi in tutto 4,5 milioni ma di queste solo poco meno della metà erano interessate, circa 2 milioni, ma solo 800 mila si erano dette certe di cogliere l'occasione mentre gli altri erano solo disponibili a valutarlo.

Il profilo di chi era più propenso ad avvalersi dello strumento era quello di famiglie di quattro membri, con capo famiglia di età inferiore ai 44 anni, residenti nei comuni medi del centro-sud, con elevato livello di istruzione e basso reddito, residenti in una casa fino a 120 metri quadri.Del 50% di chi, in teoria, avrebbe potuto applicarlo ma non era interessato a farlo, circa il 70% ha rinunciato in quanto non ne sentiva un effettivo bisogno mentre per il 30 % (650.000 famiglie circa) il problema era la mancanza di risorse che l'intervento avrebbe richiesto per la sua realizzazione.

I risultati del sondaggio Nomisma, per quanto, in apparenza, eccessivamente pessimistici rispetto ai 42 miliardi di investimenti attesi dal Cresme al varo della legge, si sono poi rivelati fin troppo ottimistici visto che a settembre dello scorso anno un'indagine del Sole 24 Ore aveva rilevato che le domande totali erano state solo 2700 in 63 delle maggiori città italiane, con una media irrisoria di 42 domande per capoluogo di provincia.

Il Piano Casa è stato ormai prorogato quasi ovunque anche per il 2011 e viene accreditato, forse più per speranza che per previsione, come portatore di un incremento del 2% del settore dell'edilizia, ma rimane il dubbio che il livello di comprensione sia rimasto quello individuato da Nomisma.

Fonti : Il Sole 24 Ore, Nomisma

mercoledì 5 gennaio 2011

Marche, approvate le modifiche al Piano Casa

Piano Casa Marche: favoriti gli ampliamenti ma nel rispetto del territorio

L’Assemblea legislativa della Regione Marche ha approvato il 14/12/2010 le modifiche alla LR 22/2009 sul Piano Casa.

Queste, in sintesi, le novità.

Via libera, alla proroga dei termini al 30 giugno 2012, all’applicazione del Protocollo Itaca sulla valutazione della qualità ambientale degli edifici residenziali, agli interventi nei centri storici.

È stato eliminato il limite massimo dei 200 metri cubi per l’ampliamento degli edifici residenziali, dei 400 metri quadrati per l’ampliamento degli edifici non residenziali e di 100 metri quadrati per la sopraelevazione di edifici non residenziali in deroga ai regolamenti edilizi e alle previsioni dei piani urbanistici e territoriali comunali, provinciali e regionali.

“Con molta concretezza e senza visioni ideologiche, diamo una mano a un settore in crisi, ma strategico per la crescita economica regionale, qual è quello edilizio” ha commentato l’assessore regionale all’Urbanistica, Luigi Viventi. “Una scelta maturata nel rispetto di alcuni punti fondamentali: risparmio energetico, prevenzione sismica, tutela ambientale” - ha aggiunto.

Viventi aveva proposto gli emendamenti della Giunta regionale trasmessi al Consiglio. “Ho preso l’iniziativa di rimetter mano a questa legge - ha detto Viventi - perché la precedente normativa non aveva prodotto gli effetti desiderati. Concediamo ora qualche possibilità in più ai cittadini, salvaguardando però il territorio, in quanto vengono favoriti i recuperi e gli ampliamenti, a scapito delle nuove costruzioni. Il principio fondamentale della normativa regionale è proprio quello di poter intervenire sul patrimonio edilizio esistente raggiungendo l’obiettivo importante di non consumare ulteriore suolo per le nuove edificazioni, ma favorire il miglioramento e la riqualificazione del patrimonio abitativo esistente”.

Tra gli aspetti qualificanti del testo approvato dall’Assemblea legislativa, Viventi rileva la possibilità di utilizzare i sottotetti a fini abitativi.

“Già nel 2002 la questione del recupero dei sottotetti era stata oggetto di una mia proposta legislativa - ha ricordato - era una questione avvertita da allora, oggi consentiamo di realizzare nuovi vani abitativi senza cementificazione”.

Qualche giorno prima, Coldiretti e Legambiente Marche avevano criticato le modifiche al Piano Casa ritenendole un “arretramento sulla strada dell’efficienza energetica”.

Fonte: Attico.it