martedì 25 gennaio 2011

Euro a rischio di inflazione

Segnali positivi per l'economia europea ma a richio di aumento i tassi di interesse

Segnali di pressioni inflazionistiche in aumento nella zona euro, in un momento in cui l'economia sembra rafforzarsi, soprattutto in Germania. La situazione è delicata da un punto di vista di politica monetaria, tanto che ieri, ancora una volta, la Banca centrale europea ha espresso preoccupazione per l'andamento dei prezzi.
L'indice Pmi, che riflette la fiducia dei direttori degli acquisti delle imprese di servizi nella zona euro, è salito in gennaio, da 54,2 a 55,2, ben sopra al livello di 50, che è lo spartiacque tra espansione e recessione dell'economia. Nel contempo lo stesso indice, ma relativo questa volta all'industria, è sceso leggermente, a 56,9 da 57,1.
L'indicatore che raggruppa i due settori dell'economia è comunque aumentato, da 55,5 a 56,3. I dati confermano quindi che la congiuntura europea sta attraversando un momento positivo, grazie soprattutto alla Germania dove la ripresa è particolarmente vivace.

La settimana scorsa l'indice Ifo sulla fiducia delle imprese si è attestato ai massimi degli ultimi venti anni.
Queste cifre, secondo gli economisti François Cabau e Frank Engels di Barclays Capital, indicano la possibilità di una crescita del prodotto interno lordo nella zona euro dello 0,6% nel primo trimestre di quest'anno (dal +1,7% stimato per l'intero 2010).

Molti analisti di mercato hanno notato che i dati mostrano però evidenti pressioni inflazionistiche.
In Germania, per esempio, l'indice del Pmi relativo ai prezzi alla produzione è salito a 81,2 in gennaio, un livello finora mai toccato da un indicatore nato ormai una decina d'anni. Secondo il centro-studi Markit, che mette a punto proprio il Purchasing Managers' Index, le imprese hanno messo l'accento sui prezzi della benzina, dei metalli e dei prodotti alimentari.
Da alcuni giorni la Bce è preoccupata per l'andamento dei prezzi delle materie prime. 

Il presidente Jean-Claude Trichet ha spiegato ieri, in un'intervista al Wall Street Journal, che il compito dell'istituto monetario è di accertarsi che non vi sia «un effetto-travaso» nell'economia e sui salari.
Le sue parole hanno favorito un rialzo dell'euro contro il dollaro, a 1,3640.
I banchieri centrali sono preoccupati dell'impatto che gli aumenti delle materie prime potrebbero avere su un tessuto economico impregnato di abbondante liquidità.

Il tasso di riferimento nella zona euro è all'1% dal maggio 2009.
Il mercato si interroga sulla tempistica di una prossima stretta monetaria. Secondo molti economisti ci potrebbe essere un primo rialzo tra giugno e settembre.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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