domenica 8 dicembre 2013

Isee:il funzionamento del nuovo "riccometro"

Calcolo ISEE
Il nuovo Isee serve a valutare la situazione economica dei nuclei familiari per regolare l'accesso alle prestazioni  sociali e sociosanitarie  erogate da fonti divers (dalla mensa scolastica alle tasse universitarie)

Il nuovo Isee (Indicatore della situazione economica dei nuclei familiari) promette di misurare in modo più corretto la condizione economica. Viene introdotta infatti una definizione più ampia di reddito, includendo nel calcolo tutti i redditi tassati con regimi sostitutivi o con ritenuta a titolo di imposta; tutti i redditi esenti e quindi anche tutti i trasferiemnti monetari ottenuti dalla P.a.; i redditi figurativi degli immobili non locati e delle attività mobiliari. 

E' introdotta la possibilità di calcolare un Isee 'corrente' nel caso di variazioni del reddito superiori al 25% dovute a risoluzione, sospensione o riduzione dell'attività lavorativa dei lavoratori a tempo indeterminato; mancato rinnovo del contratto a tempo determinato o atipico; cessazione di attività per i lavoratori autonomi. 

Dal calcolo del reddito vengono sottratti: assegni di mantenimento, quota del 20% (fino a 3.000 euro) dei redditi da lavoro dipendente, quota del 20% (fino a 1.000 euro) di pensioni e indennità, affitto dell’abitazione (fino a 7.000 euro l'anno, con incremento di 500 euro per ogni figlio convivente successivo al secondo), spese effettuate da persone con disabilità o non autosufficienti.

Alle famiglie con tre o più figli vengono aumentate le franchigie per ogni figlio successivo al secondo: oltre alle 500 euro per la deduzione dell’affitto, 2.500 euro per la deduzione sulla prima casa e 1.000 euro per il patrimonio mobiliare. Sono poi introdotte alcune maggiorazioni nella scala di equivalenza (fino a 0,5 punti in più) in caso di più di 3 figli, presenza di minori con entrambi i genitori che lavorano e nuclei monogenitoriali. 

Per quanto riguarda il peso della casa nel calcolo del reddito, si considera il valore degli immobili rivalutato a fini Imu, si riduce la franchigia sulla compenente mobiliare e si considera il patrimonio all’estero. Inoltre, si considera patrimonio solo il valore della casa che eccede il valore del mutuo ancora in essere. Il nuovo Isee riconosce un abbattimento diretto del reddito della famiglia in cui è presente una persona con disabilità media (4.000 euro), grave (5.500), non autosufficiente (7000 euro) e ammette la deduzione delle spese certificate per i collaboratori domestici e gli addetti all’assistenza personale, le rette per il ricovero presso strutture residenziali, spese (fino a 5.000 euro) per spese relative alla situazione di disabilità.

Il nuovo Isee precisa infine che per l'accesso a prestazioni per i bambini, ciò che conta è la condizione economica di entrambi i genitori: il genitore non coniugato e non convivente, che abbia riconosciuto il figlio, fa parte del nucleo familiare del figlio (a meno che non sia effettivamente assente o irreperibile), anche se ha un’altra residenza anagrafica.

Fonte: Quotidiano Nazionale

Cedolare secca 2013: acconto di dicembre

Come effettuare il calcolo dell'acconto della cedolare secca sugli affitti con la nuova aliquota del 15%. 

Lo spiega l’Agenzia delle entrate con un Comunicato stampa del 22.11.2013.

La nuova aliquota del 15% per la cedolare secca sui canoni concordati si applica con il metodo previsionale già dall’ acconto da versare entro il prossimo 2 dicembre.
In questo caso, se la prima rata di acconto è stata già versata in giugno (o in luglio con la maggiorazione dello 0,40%) l’importo della seconda rata si ottiene determinando l’imposta annua dovuta per il 2013 con l’aliquota del 15%, calcolando il 95% della cedolare così determinata e sottraendo quanto già versato. 
Se l’acconto è dovuto in unica soluzione (versamento inferiore a 257,52 euro) si può determinare l’imposta annua dovuta per il 2013 con l’aliquota del 15% e versare a titolo di acconto il 95%. 
La nuova aliquota, che “taglia” di quattro punti percentuali quella precedentemente in vigore (19%), vale dal 2013 per i contratti a canone concordato per le abitazioni situate nei comuni con carenze di disponibilità abitative o in quelli ad alta tensione abitativa (Dl. n 102/2013).

Come calcolare l’acconto, il metodo storico e quello previsionale 

Per calcolare l’acconto della cedolare secca per il 2013 il contribuente può scegliere di applicare il metodo storico o quello previsionale.
Con il metodo storico si determina l’importo dell’acconto sulla base della cedolare secca dichiarata nel 730/2013 o in Unico 2013; con quello previsionale si tiene invece conto della minore imposta che si prevede sia dovuta per l’anno in corso.
 Chi intende calcolare l’acconto col metodo previsionale (che può comportare l’applicazione di una sanzione del 30% nel caso in cui il versamento risulti insufficiente) può quindi beneficiare della riduzione della aliquota dal 19 al 15% già per il versamento in scadenza il 2 dicembre.

Acconto della cedolare secca, versamento in una o in due rate 

Se il versamento da effettuare è complessivamente inferiore ai 257,52 euro, il contribuente deve versare l’acconto della cedolare secca in una sola rata, entro il 2 dicembre 2013. 
Quando l’importo dovuto supera i 257,52 euro, il contribuente deve invece versare l’acconto del 95% in due rate, del 40% e del 60%, da pagare secondo le stesse scadenze previste per l’acconto Irpef: nel 2013, rispettivamente, il 17 giugno e il 2 dicembre.

Fonte: Agenzia delle Entrate

sabato 9 novembre 2013

Condominio - Usufruttuario e nudo proprietario : le nuove regole

L’amministratore ha l’obbligo di convocare in assemblea tutti gli aventi diritto (art. 1136, comma 6, c.c.), compresi l’usufruttuario e il nudo proprietario.

L’usufruttuario e il nudo proprietario sono condomini a tutti gli effetti e, come tali, sono tenuti al pari degli altri a concorrere alla formazione della volontà del condominio.
Anche prima dell’intervento della riforma era riconosciuto all’usufruttuario il diritto di partecipare all’assemblea e di esprimere il proprio voto negli affari che riguardavano l’ordinaria amministrazione e il semplice godimento delle cose e dei servizi comuni.
Al nudo proprietario spettavano invece tutte le decisioni riguardanti le innovazioni, le ricostruzioni e le manutenzioni straordinarie delle parti comuni dell’edificio.

Tali diritti sono stati dunque confermati anche nel nuovo testo dell’art. 67 disp,att.c.c., che ha però previsto anche una eccezione, nel senso che il diritto di voto spetta comunque all’usufruttuario qualora il nudo proprietario si rifiuti di eseguire le riparazioni del bene poste a suo carico ovvero ne ritardi l’esecuzione senza giustificato motivo: in simile situazione (art. 1006 c.c.) gli è data facoltà di farle eseguire a proprie spese e di richiederne il rimborso alla cessazione dell’usufrutto.

Questa nuova regola vale anche nel caso in cui l’usufruttuario abbia apportato nell’immobile, con il consenso del nudo proprietario, alcuni miglioramenti (art. 985 c.c.) oppure abbia eseguito opere che hanno aumentato il valore del bene, quali ad esempio la posa di armadi a muro, di scaffalature o di finestre con doppi vetri oppure l’installazione dell’impianto d’allarme (art. 986 c.c.).
In questi casi il legislatore della riforma, oltre a garantirgli una indennità al termine dell’usufrutto, correttamente gli attribuisce anche il diritto di voto in assemblea in vece del nudo proprietario: è importante però che di tutto ciò ne venga data comunicazione all’amministratore affinché provveda ad inviare l’avviso di convocazione sia all’usufruttuario che al nudo proprietario.
Al di fuori di tale particolare fattispecie, l’usufruttuario non può essere sostituito dal nudo proprietario nelle decisioni riguardanti spese o interventi che la legge pone nella sua esclusiva competenza, salvo che gli sia conferita specifica delega.
Né lui può sostituire il nudo proprietario, qualora l’assemblea sia chiamata a deliberare opere di straordinaria manutenzione e di ricostruzione dei beni o dei servizi comuni.
Ognuno di loro è infatti titolare di un diverso ed autonomo diritto che, seppur esercitabile in funzione della medesima unità immobiliare, li legittima da un lato a partecipare – anche contestualmente – all’assemblea e dall’altro ad esprimere la propria volontà non già in sostituzione dell’uno o dell’altro, bensì in assoluta autonomia e su materie diverse.
Neppure è data facoltà all’assemblea di introdurre deroghe ai criteri di imputazione e di ripartizione che la legge ha fissato per tali due diversi soggetti: le spese a carico dell’usufruttuario devono essere solo da lui deliberate, non potendo l’assemblea decidere invece diversa soluzione.

Restano a carico dell’usufruttuario le spese e, in genere, gli oneri relativi alla custodia, amministrazione e manutenzione ordinaria della cosa, nonché le riparazioni straordinarie che si sono rese necessarie a seguito dell’inadempimento degli obblighi di ordinaria amministrazione.
Grava così sull’usufruttuario l’obbligo di contribuire alle spese condominiali relative alla manutenzione ordinaria delle cose e dei servizi comuni, come il funzionamento dell’impianto di riscaldamento e le piccole riparazioni all’ascensore in quanto lavori di modesta entità e di costo non elevato in relazione al reddito astratto dell’appartamento.
All’usufruttuario spetta il diritto di voto in tema di nomina dell’amministratore e di determinazione del suo compenso, mentre in caso di modifica delle tabelle millesimali è richiesta anche la presenza del nudo proprietario.

Il nudo proprietario deve invece sopportare tutte quelle spese che non siano prevedibili come effetto normale dell’uso e del godimento della cosa, che consistano nella sostituzione o nel ripristino di parti essenziali della struttura della cosa, il cui costo risulti sproporzionato rispetto al reddito normale prodotto dalla cosa stessa.

Tale distinta legittimazione comporta che l’avviso di convocazione debba essere inviato al nudo proprietario o all’usufruttuario a seconda che l’ordine del giorno interessi l’uno o l’altro. L’errata convocazione dell’uno e dell’altro potrebbe portare alla annullabilità delle eventuali delibere assunte.

La novità della riforma consiste nell’avere previsto la solidarietà tra l’uno e l’altro per il pagamento di quanto da loro complessivamente dovuto al condominio.
Il legislatore in questo modo ha messo al sicuro il diritto di credito del condominio, legittimato ora a richiedere all’uno o all’altro l’intera quota di spettanza delle loro unità immobiliare di riferimento.

Fonte: Il Sole 24 Ore

Si trova a Londra il quartiere con gli uffici più costosi

La concorrenza nella ricerca di spazi per uffici di alto livello, con standard tecnologici ultramoderni, fa aumentare in alcune zone i valori degli affitti. Jones Lang LaSalle ha stilato quindi la classifica dei 12 distretti commerciali che, nel mondo, hanno maggiormente beneficiato di questi aumenti.

Denominatore comune delle 12 aree di questa classifica - due delle quali sono in Svizzera e due in Cina - è quello di trovarsi nelle città più accessibili al mondo, dotate di collegamenti internazionali e con il maggior numero di sedi centrali di multinazionali. Ma anche la scarsità di offerta è una variabile che mette i prezzi sotto pressione e scatena la concorrenza.

Nonostante le difficoltà attraversate negli ultimi anni dal settore finanziario, l'analisi di LaSalle registra proprio questo segmento come il primo protagonista della domanda per queste location.

Ma dov'é che i canoni di affitto di spazi per uffici hanno raggiunto valori stellari?

Al primo posto c'è Londra. 

Qui gli spazi per uffici più cari sono al St. James, sede dei più grandi fondi sovrani di investimento al mondo e di gestori di investimenti e di ricchezza, con valori superiori ai 2.000 dollari al mq all'anno (1.547 euro). 
A seguire si trovano gli spazi per uffici nel distretto centrale di Hong Kong, dove i valori si aggirano sui 1.744 dollari al mq all'anno (1.300 euro circa), e il distretto finanziario di Pechino con i suoi 1.093 euro al mq all'anno. Un'area, quest'ultima, che attira anche banche e compagnie di assicurazione. 
In Rue du Rhône a Ginevra si pagano 1.249 dollari al mq all'anno (925 euro) (questa è la "prime" location per banche e gestori di patrimoni privati), mentre a Menlo park nella Silicon Valley i valori al mq all'anno scendono a 885 euro. 
Si pagano 850 euro al mq all'anno nell'area del Cremlino a Mosca, e 830 euro sulla Fifth avenue a New York, dove hanno sede numerosi hedge fund. A Raffle Place/Marina Bay a Singapore il costo del mq all'anno per gli uffici è di 822 euro.

All'ottavo posto il Triangolo d'oro a Parigi (800 euro circa al mq all'anno), centro del turismo e del retail parigino che è anche un hub di uffici per imprese ad alto valore aggiunto, tra cui aziende e banche internazionali, e al nono posto Marunouchi a Tokyo, sempre intorno agli 800 euro. 
Ultimi due posti della classifica per Uraniastrasse e l'area di Paradeplatz a Zurigo (725,5 euro al mq all'anno) e per Lujiazui a Shanghai ((700 euro circa), vivace quartiere finanziario, sede di 650 istituzioni finanziarie cinesi e internazionali.

Fonte: Il Sole 24 Ore

Mercato immobiliare europeo alle soglie del 2014

Quali sono allora le città che in futuro non deluderanno le attese e soprattutto quali sono i quartieri più dinamici e con prezzi in tenuta? 

Secondo Scenari Immobiliari, escludendo per un momento Londra che è ormai acclamata regina europei nel richiamare l'interesse anche oltre i confini del Vecchio continente, Berlino, Vienna e Amsterdam sono le grandi città a cui guardare con attenzione per acquistare una seconda casa o un appartamento da mettere a reddito.

«Vienna è una città che sta esplodendo, dice Paola Gianasso, responsabile dei mercati internazionali per Scenari Immobiliari, ha fatto molti passi avanti dal punto di vista delle infrastrutture, è una città molto sicura, che richiama studenti anche con l'offerta di borse studio, come Barcellona. A Vienna - dove il prezzo medio al mq nelle zone di alto livello è di 8.550 euro - sono due le zone da segnalare per il trend immobiliare positivo: Josefstadt e Dobling. La prima è un'area centrale, vicina all'università e al Parlamento, con servizi e spazi ricreativi dove i valori si aggirano sui 3.800 euro al mq. «Bisogna stare attenti ed evitare la parte occidentale che confina con un quartiere quasi a luci rosse» sottolinea Gianasso. Dobling è una zona periferica ma di ottimo livello e richiesta dalle famiglie. Neubau, nel settimo distretto, è un'area commerciale ma con case interessanti, come studios e piccoli appartamenti. I costi qui sono leggermente più basi che a Josefstadt. 

Guardando alla Spagna, Barcellona è stata sostenuta negli ultimi anni da un'efficace politica strategica che ha potenziato la dotazione infrastrutturale e migliorato i servizi offerti ai residenti e alle imprese. Questo le permetterà di uscire dalla crisi, comunque non a breve ma prima di Madrid.

Anche Amsterdam è una città interessante in cui vivere e investire. Il quartiere Jordaan, zona bohèmien con stradine strette sul canale, registra una domanda sempre più forte e con prezzi in crescita. Zeeburg, alle spalle della stazione centrale è una zona con un alto livello di sviluppo, stanno costruendo molto.

Berlino, Vienna e Amsterdam sono le valide alternative a Londra. 

Berlino è considerata una delle piazze più attraenti sia da parte dei privati che degli investitori istituzionali, grazie allo sviluppo complessivo della città, al trend economico positivo del Paese, a un settore terziario in forte espansione e a quotazioni immobiliari contenute nel contesto europeo e con ottime prospettive di rivalutazione. Berlino ha concentrato circa un quarto degli investimenti complessivi effettuati in Germania nella prima parte del 2013. Le prospettive sono positive anche per il 2014.

Budapest risulta oggi meno interessante, la situazione attuale è ben lontana dal boom della metà del decennio scorso. Due sono le zone interessanti, e a buon mercato: Józsefváros e Ferencváros. Qui il mq costa rispettivamente 1.200 euro e 1.150 euro, in lieve calo rispetto a 12 mesi fa. «Le città dell'Est Europa – dice Gianasso – sono più interessanti per investimenti commerciali, soprattutto nel segmento retail che è in forte sviluppo. Meno appeal ha invece il residenziale».

Fonte: Il Sole 24 Ore

Tasso BCE a 0,25% MINIMO STORICO

La Banca Centrale Europea ha tagliato i tassi d’interesse dell’Eurozona portandoli dallo 0,5% allo 0,25%, toccando un nuovo minimo storico. E non sembra essere intenzionata a frenare l’immissione di liquidità. “La Bce è pronta a considerare tutti gli strumenti a disposizione per sostenere l’economia”, ha detto il presidente Mario Draghi, assicurando che “i tassi resteranno bassi per un periodo prolungato”.

Draghi punta così a contrastare la frenata dell’inflazione e il timore della deflazione.
“La Bce stima un possibile prolungato periodo di bassa inflazione per la zona euro”, ha spiegato per giustificare la mossa, che, secondo gli analisti, è stata decisa alla luce del peggioramento di alcuni indicatori economici chiave.

L’ultimo intervento sui tassi risale allo scorso 2 maggio, quando la Bce era intervenuta con una riduzione dello 0,25% portando il tasso dallo 0,75% allo 0,50%. Questo è il quinto taglio consecutivo, a partire dal settembre 2011, ma anche il quarto della presidenza Draghi. L’istituto centrale di Francoforte precisa che il nuovo livello del costo del denaro avrà effetto “a decorrere dall’operazione con regolamento il 13 novembre 2013″.

Il taglio dei tassi rimane ancora nell’ambito della ‘forward guidance’ indicata da Draghi a inizio luglio quando aveva annunciato che il costo del denaro sarebbe rimasto pari o inferiore allo 0,5% per un lungo periodo di tempo. ”La nostra uscita dalle misure non convenzionali resta lontana”, aveva dichiarato a luglio, spiegando che la Bce permette di sostenere “una ripresa dell’attività economica più avanti nel 2013 e nel 2014″.


I mercati finanziari hanno accolto a braccia aperte la decisione di Draghi ma solo per poco. Piazza Affari, zavorrata dalle perdite dei titoli bancari, al termine delle contrattazioni ha infatti ceduto il 2,07% a 18.863 punti. Negativa anche la reazione dell’Associazione delle banche private tedesche (Bdb), secondo cui “il taglio dei tassi della Bce avrà un basso effetto sull’economia”.


Soddisfatto, invece, il premier Enrico Letta. “E’ una grande notizia”, ha detto, “una dimostrazione che la Bce ha a cuore la crescita e la competitività in Europa. Una scelta importante e positiva, che ci incoraggia e consentirà di continuare sulla strada della crescita”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

SPAGNA: approvata la legge degli imprenditori


Il 27 settembre scorso è stata approvata, prima di quanto previsto, la nuova “Legge n.14/2013 di appoggio agli imprenditori e sua internazionalizzazione”, uno dei progetti più importanti del programma di Mariano Rajoy. Questa è una importante legge per l' innovazione e l' impulso ai progetti imprenditoriali. Nove Ministeri hanno partecipato alla elaborazione di questo progetto legislativo, che abbraccia tanto la pianificazione della educazione quanto la politica di concessione di visti, come anche la previsione di benefici fiscali e previdenziali. 
Vediamo ora le effettive misure adottate: 
- Educazione, si incorporano misure affinché i giovani acquisiscano, attraverso il sistema educativo,le competenze e abilitazioni richieste per iniziare una attività imprenditoriale. Prevedendolo come obiettivo specifico in tutte le tappe educative basiche, così come nella formazione professionale e nei licei. 
-L’imprenditore a Responsabilità Limitata,è una nuova figura che consente alle persone fisiche, in presenza di determinate condizioni, che la responsabilità derivata dai propri debiti d'impresa, possa ripercuotersi sulla propria abitazione di proprietà. 
- Società Limitata di formazione successiva (SLFS), senza capitale minimo, il cui regime sarà identico a quello delle Società a Responsabilità Limitata, eccetto che per alcune obbligazioni specifiche tendenti a garantire una adeguata protezione contro terzi.
 - Inizio dell’attività d' impresa  introduce misure per agevolare agevolare l’inizio dell’attività imprenditoriale.
- Accordo extragiudiziale di pagamento prevede un meccanismo di negoziazione extragiudiziale di debiti di impresa, tanto se sono persone fisiche quanto giuridiche, simile a quello esistente nei paesi vicini. 
-  Appoggio Fiscale e in materia Previdenziale per ovviare ai problemi di liquidità e accesso al credito delle imprese: si crea nell’ambito dell’applicazione dell’ IVA, un regime speciale del criterio di cassa, in base al quale  i soggetti passivi dell’imposta potranno optare per un sistema che ne ritardi la scadenza all’effettivo momento della riscossione. 
- Con l'Appoggio al Finanziamento infine si adottano misure per eliminare ostacoli all’accesso degli imprenditori alla contrattazione pubblica, in modo tale che questa possa attuarsi come autentico supporto all’espansione e consolidamento delle imprese.

L'internazionalizzazione dell’economia spagnola che si divide in due sezioni:
a)“Impulso per l' internazionalizzazione” così come la previsione di strumenti finanziari di appoggio alla stessa,
b)“Mobilità Internazionale” regolata attraverso determinati presupposti per i quali, per ragioni di interesse economico, si facilita e si agevola la concessione di visti e autorizzazioni di residenza, con lo scopo di
attrarre investimenti e talenti in Spagna. La misura si dirige agli investitori, imprenditori, lavoratori che effettuino movimenti tra imprese, professionisti altamente qualificati e di ricerca, così come anche per
i coniugi e figli maggiori, attraverso un procedimento rapido in funzione dei diversi casi contemplati. Infine, si dà mandato al governo affinché detti le disposizioni necessarie per la applicazione della legge attraverso apposito Regolamento.

Fonte : Vivi Tenerife

martedì 29 ottobre 2013

Il mercato immobiliare in montagna

 I motivi per cui il mercato degli immobili in montagna non ha oggi alcun appeal sono svariati : tasse, scarsa fiducia nella tenuta dei prezzi, spese di manutenzione sempre troppo alte da sostenere e ridotta liquidità i principali. Ma anche i timori legati alla tracciabilità dei flussi finanziari e la mancanza di incontro tra domanda e offerta sui prezzi di vendita. Inoltre a pesare, soprattutto sulla fascia medio bassa del mercato, è la difficoltà di accesso al mutuo.

Il 2013 è stato, finora, un anno negativo per le compravendite delle seconde case in alta quota. Secondo Scenari Immobiliari il numero complessivo non dovrebbe superare i 3.800 scambi nel corso dell'anno, il che significa un calo del 15,6% nei 12 mesi. Segno che l'investimento in una seconda casa ha preso altre direzioni magari verso l'estero.
Analizzando agli ultimi cinque anni si nota che il mercato si è quasi dimezzato, con un calo delle compravendite di oltre il 40 %. 
Scenari Immobiliari ha condotto un sondaggio presso le agenzie delle principali località di montagna, dal quale emerge che il 48% circa degli agenti immobiliari intervistati prevede di chiudere l'anno con un numero di compravendite simile a quello del 2012. Il 36% degli intervistati, invece, si aspetta un calo compreso tra il 5 e il 20 per cento. Soltanto il 16% del campione ha risposto di rilevare un miglioramento della propria attività. 
Bisogna però sottolineare che delle sorprese potrebbero arrivare negli ultimi mesi dell'anno, di solito i più vivaci per questo particolare mercato.

«L'interesse c'è, ma la domanda stenta a concretizzarsi in acquisto – spiega Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari –. Numerosi agenti immobiliari segnalano più chiamate in agenzia e anche un aumento delle visite, ma gli acquirenti sono frenati dall'incertezza politica e fiscale e dall'attesa per un ribasso dei prezzi». Perché comprare oggi quello che domani posso acquistare a meno? 
Dove si rivolge l'interesse? «Soprattutto a Cortina d'Ampezzo (Belluno), che lascia sperare in un miglioramento nel 2014. Ma la domanda è forte anche a Bormio (Sondrio), a Canazei (Trento) e in Val Gardena (Bolzano), da Selva a Santa Cristina e Ortisei, fino a Castelrotto» dice ancora Breglia. E al nuovo più che all'usato, perché garantisce la riduzione dei consumi.

In generale comunque si spende meno e i tagli che sono andati meglio sono quelli tra 200 e 500.000 euro. Per risparmiare qualcosa gli acquirenti non hanno disdegnato le zone limitrofe alle località principali, purché l'immobile oggetto dell'acquisto fosse di buon livello. Per esempio l'interesse per la Val di Fassa è stato pari a quello per Canazei e gli scambi nelle valli attorno a Bormio, seppur in un contesto molto statico, sono stati più vivaci che nel comune stesso. 
Anche a Corvara il mercato è quasi fermo, ma presso le agenzie c'è stata curiosità anche per le altre località dell'Alta Val Badia. Nella provincia di Aosta, invece, dove il mercato sta soffrendo, il lusso di Courmayeur (anche se a prezzi più contenuti) ha battuto l'offerta più competitiva di La Thuile e Morgex.
In molte trattative concluse, la domanda ha fatto il prezzo, anche con cali rispetto alla proposta di vendita del 25-30 per cento.

E i prezzi appunto? Si va da un minimo di 2.100 euro al metro quadro ad Andalo (il massimo nella stessa località è 3.800 euro al mq) a un massimo di 16.000 euro al metro a Cortina d'Ampezzo (il minimo nella località di lusso è di 11.500 euro al mq). In mezzo ci sono località come Madonna di Campiglio, peraltro la migliore come performance dei prezzi nominali (al lordo dell'inflazione) dal 2007 a oggi con un rialzo del 15,4% delle quotazioni, dove un metro quadro costa tra 6.000 e 9.000 euro oppure Selva di Val Gardena (+9,4% dal 2007 a giugno 2013) con valori compresi tra 4.500 e 7.600 euro al metro. Le località che hanno subito il più ampio calo dei prezzi dal primo semestre 2007 sono state Aprica, Andalo, l'Abetone e Macugnaga, con variazioni più ampie della media del -6,8% registrata nelle 30 località analizzate.

Anche Immobiliare.it registra una flessione generalizzata dei prezzi, con un'offerta cresciuta principalmente grazie all'ingresso del nuovo che ha sostenuto mediamente i valori. La fascia di pregio resta importante (mediamente l'offerta è pari al 12% del totale). Per quanto riguarda le regione sono sempre meno gettonate il Piemonte e la Valle d'Aosta, ma anche il centro sud-Italia, dove la domanda è decisamente crollata. Immobiliare.it registra poi un aumento dell'affitto stagionale, segno che in questo momento si preferisce rinviare un eventuale acquisto e ripiegare su una formula meno costosa per avere la casa in montagna.

FONTE : Il Sole 24 Ore

giovedì 24 ottobre 2013

A Venezia crolla il mercato immobiliare: vendite dimezzate in otto anni

I numeri sono da brivido: nel solo comune di Venezia, nel 2012, si sono vendute 2.000 case, la metà di quanto avvenuto nel 2004. Analogo trend anche in provincia, dove le compravendite sono diminuite di 7.000 unità in otto anni. E anche per il 2013 le attese sono negative. Secondo quanto riporta la Nuova di Venezia e Mestre, l’unica soluzione sarebbe abbassare la tassazione sugli immobili. A chiederlo è Alessandro Simonetto, presidente provinciale di Fimaa-Confcommercio. E dire che nei primi anni del 2000 Venezia era stata toccata da un autentico boom immobiliare. Poi, un declino sempre più rapido.

Situazione

Nel 2004 in provincia di Venezia erano state vendute circa 14.600 abitazioni. Nel 2012 il numero è sceso sotto quota 8.000. E molto simile è la situazione a Venezia, dove si è passati da 4.000 a 2.200 compravendite. Il trend per il 2013 è analogamente pericoloso: nel primo semestre sono state vendute, in provincia, 3.900 case in meno del 2004, mentre a Venezia 862. E il confronto è impietoso perfino con lo scorso anno, dove in provincia sono state vendute 593 abitazioni in meno rispetto al 2012. Stabile Venezia, che ha fatto registrare 6 transazioni in più.

Perdita stimata

Dal momento che la tipologia di immobile più gettonata è 80 metri quadri per un costo medio di 180mila euro, si può empiricamente stimare in un miliardo e 200 milioni la perdita nella provincia e in 350 milioni quella solo a Venezia.

Rimedi

Secondo Alessandro Simonetto, “per dare fiducia al mercato e per farlo ripartire serve una contrazione della tassazione sulle”: Dal punto di vista degli investimenti, “non è più pensabile costruire ancora case, come è successo in particolare nel 2003, dato che restano vuote come dimostrano le circa 3mila abitazioni invendute di Mestre. In questo momento bisogna puntare sugli interventi edilizi, sulle ristrutturazioni sul recupero dell’esistente”.

FONTE: Il Ghirlandaio

A Londra esplodono i prezzi degli immobili

Quattro quartieri londinesi fanno parte di un club esclusivo, quello del “million pound club”. 

Si tratta di Kensington&Chelsea, Westminster, Hammersmith & Fulham e Camden, dove il prezzo medio di una casa è, appunto, di un milione di sterline (circa 1,3 milioni di euro). Ovviamente si parla di regge principesche degne di pop star ed emiri: per quelle servono anche 100 milioni di sterline. Il problema del prezzo degli immobili, però, sta diventando davvero difficile da arginare nella capitale inglese. Nell’ultimo mese i prezzi si sono alzati di oltre il 10%, con un aumento medio di 50.000 sterline (60.000 euro). E il rischio bolla si avvicina sempre più.

A Londra si sta verificando un fenomeno che esula in qualche modo dalle dinamiche della crisi: mentre il mondo diventava preda dell’incertezza, e quello del mattone subiva durissimi colpi (basti pensare a quanto sta succedendo in Italia o a quanto accaduto a Dubai), a Londra il valore delle case ha continuato a crescere anche dopo la crisi del 2008. Il problema è che se prima i rendimenti salivano moderatamente, ora si sta assistendo a un’impennata difficile da arginare.

Questo crea due problemi: il primo riguarda la middle class, che ha perso la possibilità di acquistare immobili a prezzi così elevati. Così è costretta ad abbandonare Londra per trasferirsi nei sobborghi o, addirittura, in altre città. Il paradosso è che gli investitori che si aggiudicano questi immobili sono, nella maggior parte dei casi, stranieri. Il risultato è che i quartieri signorili stanno diventando sempre più deserti.

L’altro problema è di carattere economico: il timore di una nuova bolla speculativa che possa deprimere la situazione, sulla falsa riga di quanto avvenuto nel 2008, quando la facilità di accesso ai mutui creò nei paesi anglosassoni i prodromi per la grande crisi di cinque anni fa. La preoccupazione è tale che persino un ministro del Governo inglese, Vincent Cable, ha dichiarato che “un boom immobiliare di questo genere è insostenibile e pericoloso”. 

Fonte: Il Ghirlandaio

2013 Indagine Tecnoborsa. Mercato immobiliare nelle sei maggiori città italiane e previsioni 2014

Comportamenti delle famiglie e previsioni 2014

Meno compravendite e più locazioni.

La ricerca ha analizzato le transazioni relative al settore residenziale effettuate dalle famiglie che vivono nelle maggiori città italiane (Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo e Genova) negli anni 2011-2012 e quelle previste per il 2013-2014.

In occasione della presentazione della ricerca, lo  scorso 11 ottobre a Roma,il presidente di Tecnoborsa Valter Giammaria ha affermato: “Nel biennio appena trascorso solo il 4,4% degli intervistati ha acquistato un’abitazione e, rispetto all’Indagine 2011 c’è stato un calo di 0,3 punti percentuali (ossia del -6,4%). Tra le grandi città la più attiva è stata Roma con il 5,8% di transazioni per acquisti di immobili”.

Utilizzo dell'immobile da parte delle famiglie acquirenti

- Abitazione principale (81,6%), motivazione in salita, che sale riporta ai valori del 2005;
- seconda casa vacanze (11,2%) e desiderio di effettuare un investimento (5,9%), (entrambe le percentuali sono rimaste invariate rispetto al 2011);
- seconda casa per parenti prossimi (1,4%). Questa quota rappresenta un minimo storico, scendendo di ben 5,3 punti percentuali rispetto all’Indagine precedente.

Motivi di scelta nella scelta dell’abitazione principale. 

I fattori determinanti per l'acquisto sono stati i seguenti:

- dimensione (70,9%);
- vicinanza al luogo di lavoro (44,5%);
- vicinanza a servizi e alle aree commerciali (40,4%);
- comfort e qualità delle rifiniture (40,4%);
- prezzo (37,3%);
- ubicazione in zona centrale (27,4%);
- vicinanza ai parenti prossimi (25%);
- vicinanza ad aree verdi (25%);
- vicinanza dei trasporti pubblici (24%);
- tranquillità della zona (22,9%);
- facilità di parcheggio (16,1%);
- ubicazione in zona periferica (12%);
- ubicazione in zona vicina alle principali vie di comunicazione (11,6%).

Meno appetibili invece sono risultate l’ubicazione in zona in fase di riqualificazione e le caratteristiche orientate al risparmio energetico.

Questo evidenzia come, seppure gli italiani stiano diventando più sensibili a questo date, ancora oggi non risulta determinante nella scelta della casa da acquistare.

Il taglio più richiesto.

- Bilocale (28,5%) è ancora il più richiesto;
- trilocale (27,7%), abbastanza richiesto ma in calo rispetto alle rilevazioni precedenti;
- quadrilocali (25,1%) e quelli con 5 e più vani (10,6%) a seguire.

Solo l’8,1% ha comprato monolocali, anche se è la percentuale più elevata riscontrata dal 2005 a oggi.

Stato dell’immobile.

Rilevante la preferenza per quelli abitabili o da ristrutturare:

- il 13,4% ha acquistato un immobile nuovo;
- il 24,9% uno ristrutturato;
- il 33,2% uno abitabile;
- il 28,5% uno da ristrutturare.

Secondo il presidente di Tecnoborsa “Questo dipende molto probabilmente dal fatto che gli alloggi che non sono in buone condizioni costano meno al momento dell’acquisto e possono essere poi ristrutturati in un secondo tempo, anche ricorrendo agli incentivi fiscali che hanno riscosso un discreto successo negli ultimi anni grazie alla loro inconfutabile convenienza”.

Le vendite.

Solo il 2,8% degli intervistati ha venduto almeno un’abitazione nel biennio 2011-2012, valore inferiore di 0,3 punti percentuali rispetto a quello rilevato nell’Indagine precedente.

Le vendite avvenute hanno riguardato prevalentemente:

- le abitazioni principali (55,5% di coloro che hanno venduto), fenomeno fortemente in crescita rispetto all’Indagine 2011, anche se non si sono raggiunti i valori del 2009;
- le abitazioni tenute per parenti prossimi (25%);
- le seconde case destinate alle vacanze (17,5%);
- le case per investimento (2%).

Dal confronto con il 2011 emerge che è aumentata la percentuale di chi ha venduto una casa per parenti prossimi e l’abitazione principale, mentre è scesa in modo significativo quella di chi ha ceduto una casa acquistata per investimento.

Motivo della vendita

- Predominante  la sostituzione con un’altra abitazione principale (41,5%);
- elevata anche la quota di chi ha venduto per bisogno di liquidità (38%); 

a seguire, con valori molto inferiori:

- per fare altri investimenti immobiliari (10%);
- per effettuare investimenti finanziari (7%);
- per acquistare una seconda casa vacanze (2%), o per parenti prossimi (1,5%).

Rispetto al biennio precedente risultano aumentate le percentuali di chi ha venduto per fare investimenti alternativi o per l’esigenza di svincolare ricchezza.
Per contro, sono diminuite le quote legate alle altre motivazioni e questo, molto probabilmente, è legato all’aumento del costo delle seconde case, per cui le famiglie sono propense a tenere solo quelle a reddito.

Dall’incrocio tra il tipo di abitazione venduta e il motivo della vendita è emerso che il 70,3% di coloro che hanno venduto un’abitazione principale l’hanno fatto per acquistare un’altra abitazione principale, mentre il 20,7% per bisogno di liquidità; quest’ultimo dato è abbastanza allarmante, perché anche coloro che hanno ceduto altre tipologie di abitazione lo hanno fatto principalmente per svincolare ricchezza.

Il mercato delle locazioni : la domanda.

Il 3% degli intervistati ha preso in affitto un immobile nel biennio considerato, e sono state per lo più coppie giovani senza figli che prendono in locazione una casa per creare un nuovo nucleo familiare, non potendola acquistare visto che i capofamiglia svolgono professioni non altamente remunerate; oppure persone mature con un buon titolo di studio e con occupazioni dirigenziali che molto probabilmente affittano un immobile per esigenze lavorative. Le città più attive sono state Milano e Torino.
Rispetto all’Indagine precedente il fenomeno ha subito una crescita di 0,7 punti percentuali.

L’offerta.

Nel biennio 2011-2012 sono saliti coloro che hanno dato in locazione un bene (2,8%), con un lieve incremento della quota di chi ha affittato un immobile rispetto a quanto rilevato nelle due Indagini precedenti, perché le famiglie preferiscono mettere a reddito un immobile inutilizzato, anche a seguito dell’inasprimento fiscale.

I mutui

Tra coloro che hanno acquistato una casa, il 49,2% ha dichiarato di aver fatto ricorso a un finanziamento o a un mutuo, “valore decisamente inferiore a quelli riscontrati in passato; va segnalato che per tutto il 2011-2012 è continuato il trend decrescente delle famiglie che hanno fatto ricorso a una forma di finanziamento per comprare un’abitazione, dato suffragato anche dalle fonti bancarie ufficiali”, ha dichiarato Giammaria, presidente Tecnoborsa.

Prevalentemente, ricorrono ai mutui/finanziamenti:

- il 58,2% di coloro che hanno acquistato un’abitazione principale;
- il 19% di chi lo ha fatto per investimento;
- il 5% di chi ha preso una seconda casa vacanze.

In pratica, ci si indebita o per mettere a reddito o per acquistare un’abitazione principale.

Differenze rispetto al 2011:

- è cresciuta la quota di coloro che hanno acceso un mutuo compreso tra il 21% e il 40% del prezzo pagato per l’immobile;
- sono scesi notevolmente coloro che hanno preso un mutuo che copre dal 41% al 60% (28,1%);
- bassissima è la percentuale di chi ha scelto un finanziamento che va dal 41% al 60% del valore del bene acquistato
.
Non risultano mutui che coprano oltre il 60% del prezzo pagato, dato coerente con le politiche restrittive adottate dagli istituti di credito negli ultimi anni.
Circa l’86% delle famiglie che hanno acceso un mutuo negli ultimi due anni ha impegnato mediamente fino al 40% del proprio reddito annuo per il pagamento delle rate, il che denota una certa prudenza sia da parte dell’istituto che eroga il finanziamento sia da parte delle famiglie.
Il 13% ha impegnato per la rata dal 40% al 50% del proprio reddito; solo l’1,1% oltre il 50%.

Dall’analisi delle garanzie richieste dagli istituti di credito è emerso che nel 32% dei casi, oltre all’ipoteca sul bene acquistato, è stata richiesta dalla banca una garanzia aggiuntiva:

- un 19,6% di costoro ha dovuto fornire un’ulteriore garanzia ipotecando anche un secondo bene;
- un 30,4% è ricorso alla fidejussione bancaria di un terzo;
- ben il 62,5% ha dovuto sottoscrivere una polizza assicurativa a copertura di parte del capitale erogato.

Previsioni per il biennio 2013-2014

L’1,8% degli intervistati dichiara di avere intenzione di acquistare un’abitazione e, dalla comparazione con le precedenti Indagini sulle sei grandi città si evidenzia quanto già registrato per le transazioni nel loro complesso: continua il trend decrescente della quota di chi ha intenzione di acquistare. Tuttavia, le città più attive dovrebbero essere Napoli e Milano.

Perché comprare

Chi pensa di farlo è spinto dalla necessità di acquistare un’abitazione principale (56,2%), quindi, chi acquisterà nel prossimo futuro lo farà prevalentemente per la necessità di avere una casa propria o per migliorare le proprie condizioni abitative.
Al secondo posto, con un notevole divario, si trova chi pensa di acquistare per investire il proprio capitale (24,6%), seguito da coloro che intendono acquistare una seconda casa per parenti prossimi (12,7%). Infine, vi sono coloro che vorrebbero acquistare la seconda casa per le vacanze (6,5%).
Rispetto all’Indagine 2011 è scesa notevolmente la quota di chi vorrebbe prendere una seconda casa per vacanze ed è stato registrato un calo anche tra chi pensa di prenderne una per investimento; viceversa, è salita la quota di chi pensa di acquistare un’abitazione principale o per parenti prossimi.

Perché vendere

Nel biennio 2013-2014 solo l’1,8% delle famiglie intervistate ha intenzione di vendere un immobile e le città in cui ci saranno più offerte di vendita dovrebbero essere Roma e Torino.
Il Presidente di Tecnoborsa ha sottolineato: “In termini di intenzioni, il mercato delle compravendite immobiliari sembra stia raggiungendo un punto di equilibrio; infatti, la percentuale di famiglie che hanno dichiarato le intenzioni di acquisto uguaglia le intenzioni di vendita, mentre nel 2011 il gap era di 2,2 punti percentuali, nel 2007 di 4,2 punti e nel 2005 di 10 punti”.

- La motivazione predominante che induce alla vendita di un’abitazione è l’esigenza di acquistare un’altra abitazione principale (48,3%);
- al secondo posto c’è chi pensa di vendere per bisogno di liquidità (32,3%);
- al terzo posto chi intende vendere per fare altri investimenti immobiliari (9,7%);
- al quarto posto, a parità di punteggio, c’è chi pensa di cedere un’abitazione per fare investimenti finanziari (6,5%), 
- seguito da chi vorrebbe acquistare una seconda casa per parenti prossimi (3,1%);
Nessuno prevede di vendere per prendere una seconda casa vacanze.

In base al confronto con l’ultima Indagine, è scesa notevolmente la quota di chi intende vendere per fare altri investimenti immobiliari o per acquistare una seconda casa per parenti prossimi e/o vacanze; sale, invece, la percentuale di chi pensa di vendere per sostituire l’abitazione principale, mentre non compaiono variazioni significative per le altre motivazioni.

Fonti: TECNOBORSA, Newsattico.it

mercoledì 23 ottobre 2013

Mercato immobiliare 2013 : analisi TECNOBORSA


L'analisi TECNOBORSA evidenzia una decelerazione del trend negativo del mercato immobiliare italiano nel II trimestre dell'anno mentre, con una flessione degli scambi del 7,7% rispetto allo stesso periodo del 2012, il volume delle compravendite immobiliari si attesta a quota 242.817. 

Per quel che concerne l'offerta, la crescita iniziata a ottobre 2012 è proseguita senza sosta e, nel I semestre del 2013, l'indice dell'offerta in vendita è cresciuto del 5%. Tuttavia, la disponibilità sul mercato di immobili in vendita resta di molto superiore a quella di immobili in locazione, data la scarsa propensione degli Italiani ad affittare le proprietà: evidentemente, la tradizionale diffidenza degli italiani a locare sta lasciando spazio a un maggior bisogno di mettere a reddito gli immobili, bisogno che si unisce a un accresciuto timore per quel che riguarda le tasse da pagare sugli immobili sfitti. Si sono mossi coloro che hanno un capitale da destinare interamente all'acquisto dell'abitazione o che hanno fatto ricorso a finanziamenti contenuti, dal momento che la concessione del credito resta ancora selettiva e attenta, creando ancora una volta una barriera all'acquisto immobiliare; la disponibilità di spesa è comunque in diminuzione.

Nel primo semestre 2013, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, il costo degli affitti nelle città metropolitane si è ridotto mediamente dell'1,6%, con Bari e Bologna che registrano il calo maggiore (-6,9% e -6%) e Roma e Torino che contengono la flessione sotto il 2%.500 milioni di euro è la perdita di gettito per l'erario causata dalla cedolare secca nell'ultima annualità, senza risultati di emersione del nero e riduzione dei canoni.

Per quanto riguarda il valore delle consistenze dei mutui, in Italia si registra un calo dello stock che passa dai 317.595 mln di euro del I trimestre del 2011 ai 297.401 mln di euro del I trimestre del 2013, con un calo nell'ordine del -6,4%. Durante questi primi mesi del 2013 il mercato dei mutui alla famiglia ha privilegiato l'accesso al credito a mutuatari di età media. La surroga o portabilità, a questi livelli di spread, non è più economicamente conveniente per il cliente e viene anche considerata più rischiosa dagli istituti di credito, per questi motivi viene meno praticata rispetto al recente passato.

A livello europeo, mentre nel 2012 tutti i Paesi avevano segnato un calo del fatturato - fatta eccezione per la Germania - il 2013 termina con una situazione più differenziata: prosegue il calo della Spagna, anche se in modo meno accentuato rispetto agli anni precedenti; una lieve flessione anche in Francia, in considerazione dell'andamento negativo dell'ultimo semestre; gli altri Paesi dovrebbero chiudere l'anno con il segno positivo, guidati dall'andamento brillante della Germania.

Fonte: TECNOBORSA

mercoledì 16 ottobre 2013

Prorogate al 2014 dalla Legge di Stabilità le detrazioni per riqualificazione energetica 65 % e per ristrutturazioni e acquisto di mobili 50 %

Prorogati di un anno, fino al 31 dicembre 2014, l'ecobonus del 65% per gli interventi di riqualificazione energetica, le detrazioni del 50% per le ristrutturazioni e l'acquisto di mobili ed elettrodomestici. Nella legge anche il sostegno alle infrastrutture, la nuova Service Tax e la dismissione degli immobili pubblici.

Sono questi i punti principali della Legge di Stabilità per il 2014, approvata dal Consiglio dei Ministri nella tarda serata di ieri, con interventi per 27,3 miliardi di euro nel triennio 2014-2016, di cui 11,6 nel 2014.

Confermati Ecobonus 65% e ristrutturazioni e bonus mobili 50%

Sono prorogate fino alla fine del 2014 le detrazioni fiscali del 65% per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, e del 50% per le ristrutturazioni e l'acquisto di mobili ed elettrodomestici, mantenendo le attuali aliquote, per poi decrescere progressivamente a partire dal 2015. Fondi stanziati per un miliardo di euro.

Service Tax

La Legge di Stabilità riordina anche il sistema di tassazione locale. Invece di IMU e TARES si istituisce una tassa sui servizi municipali il cui gettito andrà interamente ai Comuni. La nuova Service Tax (che dovrebbe chiamarsi TRISE) sarà composta di due parti. Una (che dovrebbe chiamarsi TARI) servirà a coprire i costi del servizio di raccolta rifiuti, sarà calcolata in base ai metri quadrati o alla quantità di rifiuti e sarà versata da chi occupa l’immobile, cioè sia proprietari che inquilini. Gli inquilini non dovrebbero però pagare l'imposta piena, ma tra il 10% e il 30% dell'importo.
L’altra (che si potrebbe chiamare TASI) consisterà invece nella tassa sui servizi indivisibili offerti dai comuni, verrà calcolata sui metri quadrati o sul valore catastale e sarà pagata dai proprietari.

Il Sicet Cisl, ha già denunciato una disparità di trattamento a carico dei proprietari che affittano un'abitazione. Poichè sugli immobili diversi dall'abitazione principale l'Imu non è stata abolita e la Service Tax sostituisce e contiene al suo interno anche l'Imu, i proprietari che mettono in affitto una casa pagherebbero due volte.

Per diventare operativi, i contenuti della Legge di Stabilità dovranno essere confermati dal Parlamento.

FONTE : www.edilportale.com

Scovati dal Fisco 1.200.000 immobili fantasma

Terminata l’operazione per l’emersione degli immobili fantasma, come risultato degli accertamenti condotti, sono state iscritte al catasto fabbricati circa 1,2 milioni di case, prima sconosciute.

L’operazione, iniziata nel 2007 con la sovrapposizione delle foto aeree alle mappe catastali, ha evidenziato 1,2 milioni di immobili non dichiarati. In più della metà (769.000 immobili) dei casi è stato possibile attribuire una rendita definitiva per una somma di 537 milioni di euro, mentre agli altri 492.000  è stata attribuita una rendita presunta per un totale di 288 milioni di euro.

Secondo il dipartimento delle Finanze, l’operazione potrebbe portere un gettito complessivo di circa 589 milioni di euro ripartiti in questo modo: 444 milioni potrebbero derivare dall’Imu, altri circa 137 milioni dalle imposte sui redditi, come Irpef e cedolare secca, e circa 7,5 milioni dall’imposta di registro sui canoni di locazione.

Sono state controllate 2,2 milioni di particelle del catasto su cui era stata segnalata la presenza di costruzioni da accatastare e, anche se in alcuni casi gli accertamenti hanno portato ad escludere qualunque irregolarità, sono state comunque accertate oltre 1,2 milioni di unità immobiliari urbane non dichiarate.

FONTE: www.edilportale.com

Marche: Piano Casa prorogato fino al 31.12.2013

Previste varianti al PRG per ampliare le attività produttive e nuovi premi volumetrici per la riqualificazione urbana.

Prorogato fino al 31 dicembre 2014 il Piano Casa della regione Marche. Con LR 24/2013 che ha modificato la LR 22/2011 sulla riqualificazione urbana sostenibile, è stato disposto  lo slittamento dei termini per la presentazione delle istanze di ampliamento e sostituzione edilizia.

Secondo le ultime modifiche è possibile l’adozione di varianti a PRG vigenti per l’ampliamento di attività produttive, purché le nuove aree siano contigue a quelle già edificate non più vincolate come in precedenza, al non superamento del limite del 10% della superficie esistente.

Per quanto riguarda la riqualificazione intercomunale, sono stati incrementati i premi volumetrici definiti nei Programmi operativi di riqualificazione urbana (PORU) che, in variante ai Piani regolatori generali (PRG), sono adottati dai Comuni per gestire la qualità urbana, il paesaggio e le prestazioni energetiche e ambientali degli insediamenti.

Più precisamente, gli indici edilizi e urbanistici, le destinazioni d’uso e l’assetto urbanistico definiti nei PORU possono essere determinati anche in variante ai PRG,  purchè l’incremento della volumetria o della superficie del complesso di aree oggetto di riqualificazione non superi il 20% (prima 15%), aumentabile al 25% (prima 20%) con concorso di progettazione.

FONTE : www.edilportale.com 

Lo Stato garantirà per l'acquisto di prime case in Classe A,B,C

Un emendamento al ddl per la conversione del DL 102/2013 su Imu e politiche abitative, approvato dalle Commissioni Bilancio e Finanze della Camera, ha previsto un sostegno all’acquisto di case in classe energetica A, B e C e agli interventi di ristrutturazione ed efficientamento energetico. 
Lo Stato garantirà quindi per l’acquisto di prime case in classe A, B e C

Sostegno finanziario per l’acquisto di case efficienti
Inizialmente la Cassa Depositi e Prestiti aveva stanziato 2 miliardi di euro per fare da garante per l’erogazione di nuovi mutui per l’acquisto della prima casa e per sostenere interventi di ristrutturazione ed miglioramento dell'efficienza energetica degli immobili .

Ora, secondo l'emendamento approvato, c'è ancora il sostegno agli interventi di riqualificazione edilizia ed energetica degli edifici, ma l’erogazione dei fondi, come garanzia dei mutui, sarà indirizzata principalmente all’acquisto di abitazioni principali che rientrano in classe energetica A, B o C con priorità alle giovani coppie e alle famiglie numerose.

Oltre a dare nuovo impulso alle certificazioni energetiche e alle riqualificazioni energetiche degli edifici questo emendamento potrebbe rivitalizzare anche il settore delle compravendite immobiliari.

Politiche per l'abitatazione
Altri emendamenti approvati redistribuiscono inoltre le risorse stanziate per il nuovo Piano Casa. Al Fondo istituito dal DL 112/2008 per consentire l’accesso al credito per l’acquisto della prima casa a giovani coppie, nuclei familiari monogenitoriali e under 35 con contratti di lavoro atipico, saranno destinati 20 milioni, cioè 10 milioni per ciascuno degli anni 2014 e 2015. Molto meno quindi della previsione iniziale di 60 milioni.

Sale invece a 100 milioni, da ripartire tra il 2014 e il 2015, la dotazione del Fondo nazionale per l’accesso alle abitazioni in locazione, mentre la prima versione del decreto destinava complessivamente soltanto 60 milioni. Il Fondo a sostegno degli inquilini morosi incolpevoli avrà sempre una dotazione di 20 milioni per il 2014 e altrettanti per il 2015. Ai fondi potranno però accedere soltanto quei Comuni che alla data di entrata in vigore della legge di conversione abbiano avviato bandi o altre procedure amministrative per l'erogazione di contributi in favore degli inquilini.

Il Ministero dell’Economia, che doveva ripartire le risorse tra le Regioni, dovrà stabilire anche i criteri e le priorità da rispettare nei provvedimenti comunali che dettano le condizioni di morosità incolpevole e che consentono l'accesso ai contributi.

In base a quanto approvato, infine,  per l'accesso ai fondi, il Governo darà la priorità alle Regioni che abbiano emanato norme per la riduzione del disagio abitativo e che prevedono percorsi di accompagnamento sociale per i soggetti sottoposti a sfratto.

FONTE: www.edilportale.com

giovedì 8 agosto 2013

L' ACE - Attestato di Certificazione Energetica si trasforma in APE - Attestato di Prestazione Energetica

Dopo soli 18 mesi dal suo ingresso sulla scena immobiliare la certificazione energetica degli edifici (ACE) va in pensione ed al suo posto arriva l'APE, Attestato di Prestazione Energetica, istituito dal Decreto Legge 63/2013 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 6 giugno. L'APE è obbligatorio per gli edifici di nuova costruzione, per quelli ristrutturati in modo sostanziale e per tutti gli immobili in vendita o in affitto

L'italia recepisce così pienamente la Direttiva Europea 2010/31/UE, dopo che con la precedente legge si era prodotto un quadro normativo parziale, oggetto già di sanzioni da parte delle autorità europee. attualmente si va infatti da un estremo all'altro, con regioni come la lombardia che applicano delle multe a chi non dichiara l'ACE, che contiene la classe, e l'IPE (indice di prestazione energetica, corrisponde al consumo espresso in kw/h) negli annunci, e altre che non hanno legiferato affatto.

Cosa cambia:

1. Nuove costruzioni e ristrutturazioni

Per tutti gli immobili nuovi e per quelli che sono stati ristrutturati scatta l'obbligo dell'ape. Nel caso di questi ultimi si mantiene come soglia limite quei lavori che abbiano insistito su oltre il 25% della superficie dell'involucro dell'intero edificio. E' il caso dei rifacimenti di pareti esterne, intonaci esterni, tetti o impermeabilizzazioni delle coperture. rientrano sia i lavori di ristrutturazione straordinaria e ordinaria.

2. Annunci immobiliari

Tutti gli annunci di immobili in  vendita e in affitto devono riportare l'indice di prestazione energetica (IPE) e la classe energetica corrispondente, nella consueta scala che va da g (la peggiore) ad a+. In fase di contrattazione l'APE dovrà essere resa nota, mentre andrà poi allegata ai contratti di locazione o agli atti di compravendita.

3. Quanto vale l'APE

La durata è di 10 anni, sempre che non siano intervenuti nel frattempo lavori di ristrutturazioni che richiedano il rifacimento dell'attestato.

4. Sanzioni

Le multe per mancata redazione dell'APE nei casi prima indicati (vendita, locazione, ristrutturazione) possono arrivare anche a 18.000 euro, da un minimo di 300 euro. Ecco le sanzioni possibili:

- per il costruttore o il proprietario di un nuovo edificio, o di un edificio sottoposto a lavori di ristrutturazione, la  multa va da 3.000 a 18.000 euro;

- per il proprietario che non provvede a dotare di un attestato di prestazione energetica gli edifici o le unità immobiliari in vendita, la sanzione va da 3000 a 18000 euro;

- nel caso di locazione, invece, la sanzione amministrativa va da 300 euro a 1800 euro;

- in caso di violazione dell’obbligo di riportare i parametri energetici nell’annuncio di offerta di vendita o locazione, il responsabile dell’annuncio è punito con la sanzione amministrativa non inferiore a 500 euro e non superiore a 3000 euro;

- il professionista che redige l'attestato in modo incorretto, senza cioè rispettare i criteri stabiliti dalla legge, pagherà una multa tra i 700 e i 4200 euro;

5. Decadimento forzoso

Gli edifici o le unità immobiliari che non rispettino il calendario dei controlli obbligatori dell'efficienza energetica degli impianti termici vedranno decadere l'attestato il 31 dicembre dell'anno successivo rispetto alla scadenza non rispettata.

6. Cosa faccio se ho già l'ACE

Il vecchio attestato sarà valido fino al suo decadimento naturale, a meno che non si facciano dei lavori di ristrutturazione.

7. Quando entra in vigore

Fino a che il governo non emanerà il decreto attuativo tutto resta sospeso e nella fase transitoria valgono le norme sull'ACE, sebbene i nuovi certificati avranno già il nuovo nome. La data massima a disposizione del governo non può superare i 60 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale (6 giugno). 


Da Roma si vorrebbe imporre un'unica normativa, ma esiste la possibilità per le regioni di intervenire in materia e, qualora lo facciano, la loro normativa supera quella ministeriale. Secondo il Ministero dello Sviluppo Economico tutti dovranno ad ogni modo adeguarsi alle nuove norme di calcolo.

Mentre il vecchio ACE tiene conto solo delle prestazioni per la produzione di riscaldamento e acqua calda sanitaria, l'APE dovrà occuparsi anche di climatizzazione estiva, ventilazione e – per il terziario – di illuminazione.

Questo è il quadro delle normative regionali attualmente in vigore, che potrebbero entrare in conflitto con quella nazionale:

ACE Emilia-Romagna

L'ACE è richiesto in caso di:

- nuova costruzione, demolizione e ricostruzione, ristrutturazione integrale di edifici oltre i 1.000 mq
- compravendita e locazione di edifici o unità
-incentivi o agevolazioni

sistema di calcolo: uni/ts11300

sanzioni

-30% della parcella per il certificatore in caso di ace rilasciato senza rispettare i criteri, 80% per ace non attendibile o veritiero
-50% della parcella per direttore lavori in vista della mancata allegazione ace alla pratica di fine lavori
-fino a 5.000 euro per ace falsificato

ACE Provincia di Bolzano

- l’ACE è richiesto in caso di certificato Casaclima reso obbligatorio per nuova costruzione o ristrutturazione integrale

- ACE per singolo alloggio rilasciato da Casaclima

sistema di calcolo: Casaclima, in tal caso il sistema differisce da quello nazionale basandosi oltre che sull’efficienza dell’involucro dell’intero edificio sull’apparato impiantistico

sanzioni:

-inagibilità dell’edificio qualora sia omessa la certificazione Casaclima per le nuove costruzioni e ristrutturazioni.

ACE Liguria:

L’ACE è richiesto in caso di:
-nuova costruzione o ristrutturazione per edifici oltre i 1.000 mq;
-compravendita e locazione di un intero immobile o di singole unità immobiliari;
-sgravi fiscali o incentivi;
-piano casa.

sistema di calcolo: uni/ts11300 con integrazioni regionali.

sanzioni:
-da 1.000 a 3.000 euro per direttori lavori (con metà al committente per ace sbagliato);
-da 1.000 a 3.000 euro per i tecnici abilitati, ace falsificato prevede anche la comunicazione a ordine o collegio e sospensione dell’elenco certific. da 3 a 2 mesi.

ACE Lombardia

L’ACE è richiesto in caso di:

-nuova costruzione o ampliamento  oltre il 20%, volume riscaldato, opera di ristrutturazione oltre il 25% della superficie dell’involucro

-compravendita o locazione di un edificio o di una singola unità con allegazione a rogito o contratto

-sgravi fiscali o incentivi, contratti servizio energia e gestione impianti cin committ. pubblico, piano casa, edifici pubblici superiori a 1.000 mq

sistema di calcolo: cened+.eph regionale (esclusivo riscaldamento) ma parametri più duri per la determinazione delle classi

sanzioni:

-da 5.000 a 20.000 euro per committente che cede a titolo oneroso senza ace
-da 2.500 a 10.000 euro al locatore senza ace
-da 500 a 2.000 euro per aggiudicatario di contratti servizio energia senza ace

ACE Piemonte

l’ACE è richiesto in caso di:

-nuova costruzione o ristrutturazione
-compravendita e locazione di un intero immobile o di singole unità immobiliari con obbligatoria allegazione agli atti
-sgravi fiscali o incentivi e piano casa

sistema di calcolo: uni/ts11300

sanzioni:
-da 150 a 1.500 euro in caso in cui il certificatore non ottempera ai criteri regionali e fino al doppio costo ace per classi non veritiere
-cancellazione dall’elenco regionale per quegli ace non veritieri in un anno
-da 1.000 a 10.000 euro qualora sia assente nelle cessioni e da 500 a 5.000 euro se nella locazione

ACE Provincia di Trento

l’ACE è richiesto in caso di:

-nuova costruzione, demolizione e ricostruzione, ampliamento volumi oltre il 20% dell’esistente;
-opera di ristrutturazione integrale se la superficie utile va oltre i 500 mq
-compravendita, locazione
sistema di calcolo: protocollo trentino (specifica tecnica uni/ts11300 ma parametri minimi più severi)

sanzioni:

-30% della parcella per il certificatore per ace rilasciato senza osservare la correlata metodologia;
-80% se l’ace non è veritiero e segnalazione a collegio o ordine
-50% della parcella per direttore lavori per la mancata allegazione ace alla pratica fine lavori;
-fino a 5.000 euro per falso attestato

ACE Valle d’Aosta

L’ACE è richiesto in caso di:

-nuova costruzione, demolizione e ricostruzione, ristrutturazione edilizia
-compravendita e locazione di un immobile o di singole unità senza obbligo di allegazione
-contributi e incentivi, edifici di proprietà pubblica

sistema di calcolo: Beauclimat (ivi inclusa la climatizzazione estiva e per illuminazione non residenziale)

sanzioni:
-nei confronti del certificatore, a seguito di tre certificati errati, subentrano la sospensione e la sanzione di 6.000 euro
-300 euro al proprietario che non deposita l’ACE in comune


Un decreto inserito all’ultimo momento al decreto sugli Ecobonus rende obbligatori a partire dal 5 agosto gli APE, ossia gli attestati di prestazione energetica. Senza APE, tutti gli atti legati agli immobili sono nulli, dalla vendita all’affitto, passando per le donazioni. Ma non basta: sono previste multe salate (fino a 18.000 euro) per il proprietario che vende casa senza l’attestato energetico. Cosa è successo? L’APE è un documento già previsto in un decreto legge entrato in vigore il 6 giugno, un atto che recepiva la Direttiva Europea sull’efficienza energetica. L’obbligatorietà dell’attestato era prevista in Italia. Ora, con un emendamento presentato dal M5S, l’obbligo di presentare l’APE entra in vigore da subito. O meglio, è già entrato in vigore dal 5 agosto. Ma, soprattutto, adesso è prevista la nullità degli atti che riguardano immobili sprovvisti di APE: atti nulli, quindi, non annullabili. Le conseguenze legali sono ben diverse.

L’APE è, in sintesi, la carta d’identità dell’immobile. Chi compra o affitta casa può sapere quanto quella casa consuma, le sue prestazioni energetiche, per l’appunto. Si tenga conto che non è un’informazione da poco: con le nuove tecniche edilizie, una casa classificata in classe A+ consuma un decimo di una in classe F o G. In soldoni, si passa da bollette di 200 euro all’anno per gas ed elettricità a bollette di 2.000 euro.

C’è stata un’insurrezione di Confedilizia contro il provvedimento, tanto che fonti governative annunciano che cercheranno di renderlo inefficace. Di contro l’Ance, l’associazione dei costruttori edili, è favorevole all’accelerazione perché “introduce un cambiamento culturale molto importante: la casa non sarà più solo valutata per la sua location (se è in centro vale di più) ma anche per le caratteristiche legate alle prestazioni di risparmio energetico”.

Conversione in legge

Il dl 63/2013 diventato legge 90/2013 ha riscritto parte del D.lgs. 192/2005 (il decreto sul rendimento energetico nell'edilizia) introducendo, tra le altre cose, una nuova certificazione energetica degli edifici, ovvero l'APE (attestazione di prestazione energetica) in sostituzione dell'ACE (attestato di certificazione energetica).

Il decreto detta anche nuove norme sull'efficienza energetica degli edifici (nuovi od oggetto di ristrutturazione), adeguando la normativa italiana a quella europea e piu' precisamente recependo la Direttiva 2010/31/UE cosi' da evitare di aggravare la procedura di infrazione avviata dalla commissione europea nei nostri confronti nel settembre 2012. 

A tal proposito e' stata fissata al 30/6/2014 la data entro la quale deve essere definito un "piano d'azione" destinato ad aumentare il numero di edifici ad energia "quasi zero" (con fabbisogno energetico molto basso coperto da energia da fonte rinnovabile prodotta in loco). 

Gli obbiettivi sono: a partire dal 31/12/2018 tutti i nuovi edifici pubblici, scuole comprese, dovranno essere ad energia "quasi zero"; dal 1/1/2021 dovranno esserlo TUTTI gli edifici di nuova costruzione. 

Altra importante modifica, anche questa introdotta per porre rimedio ad una procedura europea di infrazione avviata nel 2006 nei nostri confronti per la quale siamo stati recentemente sanzionati dalla Corte di Giustizia europea (sentenza 13/6/2013), e' la reintroduzione -o meglio la definitiva e completa introduzione- dell'obbligo di allegare le attestazioni di efficienza energetica ai contratti di trasferimento della proprieta' dell'immobile (o di altro diritto reale di godimento) e ai nuovi contratti di affitto. 

La nuova attestazione APE e' entrata in vigore subito (dal 6/6/2013). In attesa dei decreti ministeriali che dovranno definire i criteri di calcolo della prestazione energetica -per i quali il termine ultimo e' Gennaio 2014- e' previsto infatti che essa possa essere redatta riferendosi alle norme tecniche relative alle "vecchie" certificazioni energetiche, nello specifico al Dpr 59/2009 o alle normative regionali eventualmente emesse. Si vedano in proposito gli art.9/18 del Dl 63/2013 e la Circolare del Ministero dello Sviluppo economico del 25/6/2013.

E' bene sapere comunque che il Dl 63/2013 si applica in tutte le regioni e province autonome che non si sono ancora adeguate alla direttiva 2010/31/UE. Le normative regionali, quindi, "superano" quella nazionale solo se emesse in conformita' a tale direttiva. 

Quando serve

L'attestazione APE deve essere rilasciata per gli edifici nuovi e nei casi di ristrutturazione importante prima del rilascio del certificato di agibilita'. Si intendono per lavori di "ristrutturazione importante" gli interventi edilizi di qualsivoglia tipo (manutenzione ordinaria, straordinaria, ristrutturazione, risanamento conservativo) che riguardano almeno il 25% della superficie dell'involucro dell'intero edificio comprensivo di tutte le unita' immobiliari che lo compongono (esempi: rifacimento pareti esterne, di intonaci esterni, del tetto o dell'impermeabilizzazione delle coperture).

Deve inoltre essere prodotta in tutti i casi in cui l'immobile venga ceduto a terzi per affitto, vendita o altro trasferimento di diritto reale su di esso (usufrutto, uso, abitazione, etc.), anche a titolo gratuito. Cio' per contratti posti in essere dal 6/6/2013, entrata in vigore del Dl 63/2013, pena la nullita' degli stessi.

Per gli edifici aperti al pubblico con superficie superiore a 500 mq dotati di APE, lo stesso va affisso all'ingresso dell'edificio o comunque in un luogo ove sia ben visibile al pubblico. Per gli edifici della pubblica amministrazione che non si siano ancora muniti della certificazione c'e' tempo fino al 3/12/2013 (180 giorni dal 6/6).

Si puo' evitare di munirsi di APE se si e' in possesso di un attestato energetico ACE (attestato di certificazione energetica) in corso di validita' rilasciato in conformita' alla direttiva 2002/91/CE.

Rimane in vita con le proprie funzioni l'Attestato di Qualificazione Energetica (AQE) che, se posseduto, potra' agevolare il rilascio del nuovo APE.

Come ottenerla

Nel caso di nuovo edificio l'attestazione APE e' rilasciata dal costruttore, sia esso committente o impresa costruttrice che opera direttamente. 
Per gli edifici gia' esistenti deve invece essere prodotta dal proprietario dell'immobile che la ottiene rivolgendosi ad un tecnico abilitato (i cosiddetti certificatori energetici le cui funzioni sono dettate dal Dpr 75/2013).
Si puo' trattare di liberi professionisti o di tecnici dipendenti da enti pubblici o privati che operano nel settore dell'energia e dell'edilizia.

ADEMPIMENTI IN CASO DI LOCAZIONE O VENDITA DELL'IMMOBILE

Quando si cede l'immobile in affitto o lo si vende (o si cede anche a titolo gratuito in usufrutto, uso od abitazione), e' obbligatorio munirsi della certificazione energetica e consegnarla all'inquilino o acquirente (o usufruttuario che sia).

Piu' precisamente il proprietario dell'immobile deve rendere disponibile la certificazione al potenziale acquirente o inquilino fin dalla fase di trattativa.
Gli stessi annunci di vendita o locazione che vengono pubblicati sui mezzi di comunicazione devono riportare gli indici di prestazione energetica dell'edificio o dell'unita' immobiliare e la corrispondente classe energetica.

Se la vendita o la locazione avvengono prima della costruzione dell'edificio, il venditore o locatario deve comunque fornire informazioni sulla futura prestazione energetica e produrre l'APE entro 15 giorni dalla richiesta di rilascio del certificato di agibilita'.

Nel contratto di cessione deve essere riportata un'apposita clausola con la quale l'acquirente, l'inquilino o comunque la parte a cui l'immobile viene ceduto dichiara di aver ricevuto le informazioni e la documentazione relativa all'attestazione della prestazione energetica dell'edificio, comprensiva dell'attestato APE.

La mancata allegazione dell'attestazione APE determina la nullita' dei contratti.




Fonti: Idealista.it, Ubisol, ADUC