mercoledì 18 luglio 2012

Mutuo giovani coppie

Esiste, pochi lo conoscono, quasi nessuna banca lo concede

Il Ministero del Tesoro la scorsa estate, nell'ambito dell'iniziativa Diritto al futuro, ha deliberato un fondo, riservato all'abbattimento tassi, per l'acquisto dell'abitazione principale di giovani coppie.

Come funziona
Il fondo è riservato all'acquisto dell'abitazione principale per un ammontare non superiore a 200mila euro. Il vantaggio risiede nel fatto che lo Stato garantisce per il 50% dell'importo del mutuo. In questo modo il reddito degli aspiranti mutuatari deve coprire solo l'altra metà del mutuo e, quindi, le chance di avere il prestito aumentano.

Chi sono i beneficiari
Possono aderire al fondo: giovani coppie coniugate (con o senza figli) o nuclei familiari anche mono genitoriali con figli minori. A condizione che entrambi abbiano meno di 35 anni e che il reddito Isee non sia superiore a 35mila euro. Inoltre, non più del 50% del reddito complessivo imponibile ai fini Irpef deve derivare da contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato (in sostanza il 51% del reddito deve essere "precario").

Gli spread applicati sui mutui
Altro vantaggio riguarda gli spread. È previsto infatti uno spread massimo 150 punti base (1,5%) sui mutui di durata superiore a 20 anni e uno spread di 120 punti su durate inferiori, sia per il tasso variabile che per il fisso.

I problemi
Al momento dell'istituzione del fondo (estate 2011) sul mercato c'erano istituti che offrivano mutui (ovviamente in assenza della garanzia statale del 50%) con spread anche inferiori all'1,2%. Dopodiché, da settembre 2011, per colpa dell'altro spread (quello tra BTp e Bund) si sono impennati anche gli spread sui mutui portando la media oggi oltre la soglia del 3%.

Ora c'è chi sta pensando di accelerare i preparativi del matrimonio: il fondo non vale, infatti, per le giovani coppie fidanzate, seppur conviventi. Il timore è che le condizioni stabilite vengano riviste, aggiornate all'evoluzione del mercato che, in effetti, vede oggi spread più che doppi.

Perché le banche ignorano il fondo
A questo timore si aggiunge il fatto che molte banche starebbero facendo ostruzione. In un contesto come quello attuale (con l'erogato di mutui a picco del 47% nel primo trimestre 2012 e la domanda crollata del 44% nel primo semestre come indicato dai dati Crif) e con costi di approviggionamento di capitali in rialzo per gli istituti di credito italiani,  concedere mutui a spread agevolati è ancor meno conveniente che in passato per un intermediario finanziario. Anche perché la copertura dello Stato agisce sulla garanzia (e sul rimborso delle rate per il 50% nel caso di insolvenza) ma non sulla differenza tra le spese di raccolta e lo spread applicato, qualora le prime siano superiori (come probabile) al secondo.

Questo spiega in parte, l'atteggiamento di quegli istituti che in questo momento stanno ignorando quest'opportunità, al momento ancora disponibile per tutti i giovani che rientrano nei requisiti come confermato dall'agenzia statale Consap che gestisce il fondo da 50 milioni di euro. Da una recente indagine di Altroconsumo è emerso che solo nove agenzie su 71 hanno proposto il mutuo agevolato a una coppia, nonostante questa presentasse tutte le carte in regola. Le restanti banche ne hanno ignorato l'esistenza, negando l'offerta di prestito.

Fonte: Il Sole 24 Ore

Crisi economica: 8 milioni di poveri in Italia

Dall'ISTAT un dato allarmante sulla situazione economica del paese


L'Italia che non ce la fa più ad arrivare alla fine del mese, non riesce a spendere, in due, piu' di 1.011 euro. E' composta da 8,1 milioni di persone e rappresenta l'11,1% delle famiglie residenti. In tanti ormai, 3,4 milioni (5,2 famiglie su 100), vivono in condizioni di poverta' grave. Sono dati allarmanti, di una poverta' stagnante, rimasta ''sostanzialmente stabile'' tra il 2010 e il 2011, ma solo perche' sono peggiorate le condizioni delle famiglie in cui vi sono operai, o non vi sono redditi da lavoro, e migliorate quelle delle famiglie di dirigenti o impiegati. A scattare la fotografia dell'Italia ''con le tasche vuote'' e' l'Istat nel report ''La poverta' in Italia'', diffuso di recente.

Al Sud e' povera quasi una famiglia su quattro (23,3%) e, in generale, il 7,6% delle famiglie rischia di ''superare'' la soglia. 


NEL  2011 8 MLN 173 MILA POVERI IN ITALIA - Rappresentano il 13,6% dell'intera popolazione e l'11,1% delle famiglie (2 milioni e 782 mila). Di questi, 3 milioni e 415 mila (5,7% dell'intera popolazione) vivono in condizioni di poverta' assoluta (1 milione e 297 mila famiglie; 5,2%). Una famiglia composta da due persone e' considerata relativamente povera se ha una spesa inferiore o pari a 1.011,03 euro (soglia poverta').

PEGGIORANO LE CONDIZIONI DEGLI OPERAI - Il 15,4% (15,1% nel 2010) dei nuclei in cui vi sono operai e' relativamente povero, il 7,5% (6,4% nel 2010) e' assolutamente povero. Migliora invece la condizione delle famiglie di dipendenti o dirigenti: nel 2010 era relativamente povero il 5,3% e assolutamente povero l'1,4%, nel 2011 i valori si fermano al 4,4% e all'1,3%. Assieme alle famiglie operaie peggiorano anche le condizioni dei nuclei senza occupati ne' ritirati dal lavoro (l'incidenza della poverta' relativa passa da 40,2% a 50,7%) e di quelli con tutti i componenti ritirati dal lavoro (dall'8,3% al 9,6%). In generale, l'incidenza di poverta' assoluta cresce tra le famiglie con a capo una persona con profili professionali e/o titoli di studio bassi, tra cui nuclei con licenza elementare (dall'8,3% al 9,4%) o di scuola media inferiore (dal 5,1% al 6,2%).

AUMENTA LA POVERTA' TRA LECOPPIE CON UN FIGLIO - E' relativamente indigente il 10,4% (4% in poverta' assoluta) delle coppie con un figlio, il 13,5% (5,7%) di quelle con un figlio minore. Nel 2010 erano rispettivamente il 9,8% (2,9%) e l'11,6% (3,9%). Il 28,5% delle famiglie con cinque o piu' componenti e' relativamente povera, incidenza che al Sud raggiunge il 45,2%. La poverta' e' inoltre superiore alla media nelle famiglie con due o più anziani (14,3%).

AL SUD E' POVERA QUASI UNA FAMIGLIA SU 4 - Tra queste, l'8% vive in condizioni di poverta' assoluta. Aumenta in un anno l'intensita' di poverta' relativa (quanto la spesa mensile equivalente delle famiglie povere si colloca al di sotto della linea di poverta'), cioe' i poveri sono diventati ancora piu' poveri. Il valore e' passato dal 21,5% al 22,3%. 


SICILIA E CALABRIA SONO LE REGIONI PIU' POVERE - Con un'incidenza di poverta' rispettivamente pari al 27,3% e al 26,2%. I valori piu' bassi li registrano invece la provincia di Trento (3,4%), la Lombardia (4,2%), la Valle d'Aosta e il Veneto (4,3%).

7,6% FAMIGLIE A RISCHIO DI POVERTA' - Sono quei nuclei che si trovano di poco al di sopra della linea di convenzionale di poverta' e che, magari, con una spesa improvvisa, potrebbero ''scivolare'' al di sotto. Di questi il 3,7% presenta valori di spesa superiori alla linea di poverta' di non oltre il 10%.

Considerando le famiglie povere (6% appena povere e 5,1% sicuramente povere) e quelle a rischio, una famiglia su 5 (18,7%) tra quelle residenti in Italia risulta indigente o quasi indigente.

Fonte : ANSA. it




lunedì 2 luglio 2012

Il baratto: la nuova moneta dell'anno 2012

Baratto per aziende e privati

Con la crisi la moneta diventa sempre più rara (figuriamoci la possibilità di pagare con mezzi elettronici!) allora le persone si ingegnano e inventano mezzi alternativi.

Di seguito alcuni interessanti articoli trovati in rete.

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Se la stretta creditizia non dà respiro, la risposta di tante piccole e medie imprese si dispiega tra vecchie pratiche e innovazioni del sistema di business. È tornato il baratto, si sente ripetere spesso. Non se n'è mai andato, in realtà, ma solo adattato alle nuove esigenze: lo scambio di beni e servizi senza uso di moneta sfrutta oggi le potenzialità della rete. E mai come negli ultimi mesi si è registrato un tasso di adesione così alto ai vari circuiti di "compensazione multilaterale".

Il baratto funziona così. Ogni azienda paga un abbonamento annuale per far parte del circuito: scambia i prodotti senza nessun pagamento (con una commissione sulle vendite). Chi vende non è obbligato ad accettare la merce dell'acquirente, ma può comprare ciò che gli serve presso altri fornitori del network (che garantisce ogni transazione dal rischio d'insolvenza tramite accordi con società assicurative). La moneta complementare (nome a effetto per riferirsi all'unità di conto della transazione) consente di acquistare senza utilizzare denaro, ma con beni e servizi propri o nuove vendite ai clienti del network.

Sperimentata da tempo in altri paesi, la nuova forma di barter in Italia ha storia recente. Il primo network è stato
BexB, spa bresciana nata nel 2001 e che da allora ha intermediato 200 milioni di euro: 72 milioni solo nel 2011, quando ha concluso 9mila operazioni (circa 25 al giorno) sulle 60mila totali portate a termine in dieci anni di attività. Il circuito conta oltre 2200 Pmi associate in tutto il paese (con un fatturato aggregato di circa 21 miliardi di euro), che coprono circa 160 settori merceologici dall'edilizia all'arredamento, dalla meccanica alla chimica, all'informatica, «e le adesioni stanno crescendo al ritmo di 50-60 al mese», afferma Simone Pietro Barbone, marketing account. «Il trend annuale di crescita è del 15-20%, ma nel 2011 è stato quasi del 30 per cento».

BexB ha una quota associativa che varia (da 500 a 4mila euro) in base alla classe di fatturato dell'azienda, così come le provvigioni (dal 2 al 50%). Sta sviluppando una nuova piattaforma tecnologica, che sarà lanciata a breve, e progetta l'apertura di nuove agenzie (oltre a quelle di Napoli e Roma, e le altre di Firenze, Bari e Treviso in fase di start-up). «Non intendiamo però crescere più delle nostre possibilità – spiega Barbone - perché dobbiamo sempre essere in grado di gestire il network in modo adeguato. Infatti non apriamo a tutti, ma valutiamo bene ogni nuova richiesta». L'obiettivo non celato è di arrivare a offrire il servizio della svizzera
Wir Bank, che è anche il modello per questo tipo di business: nata nel 1934, oggi conta 60mila Pmi associate.

«Stiamo realizzando importanti operazioni a Napoli, la nostra seconda città per transazioni dopo Brescia, entrando nel mercato immobiliare, con appartamenti scambiati al 100% in compensazione: perché ci sono aziende che hanno venduto un tale quantitativo di merci da assicurarsi crediti (EuroBexB) per l'acquisto di un immobile». C'è infatti una soglia (2mila euro) oltre la quale è possibile trattare la percentuale di compensazione della transazione (la rimanente viene affidata alle modalità di pagamento tradizionali). Dipende da settori e aree geografiche, e naturalmente bisogna trovare una controparte che accetti la proposta: il prezzo più appetibile è sempre quello al 100% in compensazione.

Crescono le aziende interessate al barter, crescono gli operatori. È presto però per parlare di concorrenza, dicono i responsabili dei vari network, il potenziale di mercato è elevato.
Cambiomerci è nata a ottobre 2011 e in pochi mesi ha associato quasi 200 aziende in tutta Italia. «L'aumento è continuo, anche se non siamo ancora a pieno regime con la rete di vendita, la maggior parte delle aziende sono situate in Campania, a Roma, e lungo la costa adriatica», racconta il direttore Francesca Scarpetta, che lavora in tandem con il marito e amministratore delegato Antonio Leone. Con due sedi fisiche (Napoli e Milano) e una rete di agenti sparsi per il paese, Cambiomerci punta ad «arrivare entro la fine dell'anno a mille e più aziende associate, anche grazie al nuovo portale che sarà attivo dalla prossima settimana, perché per ora – aggiunge Scarpetta - la maggior parte delle adesioni è arrivata attraverso il call center. Intanto in aprile a Roma parteciperemo al Forum delle eccellenze».

Gli auspici sono anche quelli di non limitarsi al B2B e affacciarsi al privato: «già adesso c'è chi propone prodotti che è difficile piazzare ad altre aziende, per esempio: 2mila biciclette. Chi le prende?». Ma la rete delle imprese interessate al nuovo baratto è sempre più assortita. «Di recente ci ha contattato un giornale che ha chiesto di associarsi perché la pubblicità gli è stata pagata in integratori alimentari: vorrebbe così proporli nel circuito e convertirli in crediti (Ecm: Euro-Cambiomerci) o prodotti che siano utili all'attività, magari attrezzature per l'ufficio».

Anche Cambiomerci (che prevede una quota associativa annua di mille euro e opera su ogni scambio una provvigione che varia dal 2 al 15% in base alla marginalità del settore) offre la possibilità di trattare la percentuale di compensazione.

Un caso differente è quello di
Sardex, network nato nel 2009 e operativo da gennaio 2010. Che non fa barter in senso ufficiale. «Certo ci siamo ispirati all'esperienza di Wir e il metodo è sempre lo stesso, quello di lavorare come camera di compensazione – spiega il responsabile della comunicazione, Carlo Mancosu - ma dire che facciamo baratto è riduttivo, e poi: sai che novità!». I quattro fondatori sono partiti osservando quel che nel 2006 avveniva negli Usa, oltre che il tessuto micro-imprenditoriale sardo «dove è eufemistico dire che non si faccia rete». L'iscrizione al circuito prevede sì una quota, ma il modello di Sardex differisce dai circuiti di barter «perché non abbiamo provvigioni sulle transazioni. Seguendo uno studio legato all'esperienza nell'Iowa, le abbiamo eliminate e ottenuto grandi risultati: erano una barriera all'ingresso». I volumi di adesione sono in grande crescita: 500 aziende registrate, e circa 300 in attesa. Nel 2010 sono stati scambiati 350 mila crediti (anche il Sardex, per comodità e facilità equivale a un euro), 1,2 milioni nel 2011 (+370%), e in questi primi mesi del 2012 si è già arrivati alla metà di quelli dell'anno scorso.

Fonte: il Sole 24 Ore

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La tendenza a ricorrere a sistemi alternativi come il baratto per acquisire prodotti e servizi è uno dei sintomi più evidenti della crisi che stiamo vivendo e che ha portato ad una vorticosa perdita della capacità d’acquisto di beni e servizi da parte di imprese e famiglie.

E’ partita proprio da qui, dall’esigenza di dare ossigeno a chi non ha denaro in cassa, la progettazione di Dropis. Si tratta di una nuova piattaforma virtuale che mette in comunicazione le persone allo scopo di favorire il baratto di prestazioni lavorative, prodotti o servizi.

La filosofia di Dropis sta nel fatto che, nonostante ci sia un’effettiva crisi del sistema monetario, le capacità produttive e la forza lavoro non mancano; da qui l’idea di offrire un servizio che permetta di dare le proprie prestazioni lavorative in cambio di una moneta virtuale con la quale sia possibile acquistare nuovi servizi o prodotti senza dover aspettare l’accredito dello stipendio mensile.

Dropis è un progetto tutto italiano: si tratta di una start-up avviata da due giovani ventottenni,Sebastiano Scròfina e Leonardo Dario Perna, che hanno deciso di unire il loro spirito imprenditoriale per cercare una soluzione alle esigenze della società contemporanea. Per agevolare l’operazione di scambio, i due fondatori hanno creato anche un’applicazione su
Facebook dov’è possibile selezionare fra i contatti le persone con le quali si vuole avviare un’attività di baratto e scegliere il tipo di prodotto che si vuole scambiare: oggetti, servizi, prodotti cucinati in casa, lezioni private, ore di lavoro o anche cibo coltivato nel proprio terreno.

Dropis, non è l’unico progetto che ha cercato un’alternativa valida all’utilizzo della moneta convenzionale: Sardex, il conio che permette alle imprese sarde di comprare e vendere prodotti e servizi senza spendere o, in Campania, gli SCEC (Sconto Che Cammina) un circuito di scambio preferenziale fra persone associate che si basa su dei buoni sconto, ne sono testimoni.

L’innovazione corre sempre più veloce e spesso, nella ricerca estenuante di sempre migliori soluzioni alla vita di ogni giorno, s’imbatte in invenzioni che hanno il sapore dell’arcaico e del preistorico.


Fonte: La TIVU'

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Si sa che il tempo della crisi è il tempo delle scelte creative. Imprenditori e produttori in difficoltà con i bilanci riscoprono il valore del baratto. Così nasce Cambiomerci.com, un network di baratto fra aziende che desiderano dimezzare i costi senza rimetterci in termini di produttività.

Il principio è fare a meno del denaro liquido (almeno in parte) per mettere a disposizione i beni fisici. Se, ad esempio, una società di telefonia ha bisogno di finanziare una campagna di promozione pubblicitaria su carta stampata, aderendo al networkCambiomerci potrà trovare un editore disposto a procurarle carta e spazi pubblicitari ad un costo vantaggioso per entrambi.

Si tratta di
una delle storie riportate dal portale ufficiale del network: “Cambiomerci ha soddisfatto entrambe le parti: considerando, per praticità, che cento fosse la somma da pagare all'editore, cinquanta sono stati pagati in cash e cinquanta con loscambio di prodotti. La società di telefonia ha messo a disposizione del barter prodotti per un valore pari a cinquanta, e ha ottenuto i crediti necessari per concludere l'operazione intaccando la liquidità in misura inferiore che se avesse concluso l'operazione al di fuori del circuito di barter. L'editore non ha perso l'affare, vendendo lo spazio pubblicitario, ed ha ottenuto crediti utili all'interno del barter”.

L'iniziativa, riportata anche da Ballarò, è indubbiamente originale e sembra rilanciare un modello alternativo al paradigma dominante dello scambio monetario.

 Fonte: Il Cambiamento

venerdì 22 giugno 2012

Affitti brevi : locazioni estive e non qualche informazione

Le locazioni turistiche sono totalmente escluse dall’ambito della riforma degli affitti abitativi: valgono solo le regole del Codice Civile. Il canone è libero e, in mancanza di accordi diversi, sarebbero a carico dell’inquilino solo le spese per piccole riparazioni (che sono qualcosa in meno della manutenzione ordinaria), nonché i consumi delle utenze, mentre il proprietario deve farsi carico di tutto il resto.

Qualsiasi contratto di locazione, ivi compresi quelli turistici, deve essere scritto, anche se dura pochi giorni.

Se la durata del contratto supera il mese, e diviene necessaria la registrazione, la forma scritta finisce per essere più che mai indispensabile, anche per evitare le relative sanzioni fiscali.

La legge può poco, ma a convincere i proprietari di immobili da locare a far le cose in regola dovrebbe essere il buon senso. Stipulare patti scritti resta infatti caldamente consigliabile.

Il canone è liberamente determinabile contrattualmente dalle parti e quindi soggetto solo alle regole del mercato. Ricordiamo che il versamento è vincolato alle regole sulla tracciabilità dei movimenti di denaro: pertanto se si raggiungono i mille euro, non potrà avvenire a mezzo contanti, ma con assegni, bonifici o l’utilizzo di carte di credito.

A livello civilistico, la durata delle locazioni turistiche sarebbe del tutto svincolata da limiti temporali. Tuttavia, tali locazioni sono per definizione stagionali o perlomeno periodiche.

Quindi, il proprietario, se intende evitare che l’inquilino si stabilisca nell’immobile in pianta stabile, affermando che in realtà gli è stato affittato come residenza principale, dovrà curare che la durata del contratto sia limitata, ed evitare rinnovi automatici. Per lo stesso motivo non è opportuno prevedere aggiornamenti periodici del canone stesso, anche se non vietati dalla legge.

L’inquilino ha il diritto di pretendere che la casa sia in condizione di ospitarlo senza disagi. Pertanto, il mobilio e il funzionamento di elettrodomestici e di impianti e la presenza di corredi (per esempio pentole e stoviglie) debbono essere adeguati al bisogno. Se il cliente ha inviato un anticipo senza poter visitare la casa, le promesse del proprietario (vista mare, distanza dalla spiaggia, presenza di posto auto, eccetera) sono proposte contrattuali che vanno onorate, se contenute nel testo dell’annuncio. In mancanza si può richiedere la restituzione dell’anticipo versato a titolo di caparra e anche eventuali danni, oppure una riduzione del canone. Nel contratto andrebbe specificato chiaramente se gli impianti sono “a norma” e, se non lo sono, andrebbe richiesta una precisa liberatoria da parte dell’inquilino (che comunque non mette al riparo da responsabilità il proprietario, in caso di incidenti).

Rientra negli interessi sia del proprietario che dell’inquilino predisporre un “verbale di consegna”, diviso in due parti. Nella prima viene descritto lo stato di manutenzione della casa (pavimenti, porte, finestre, impianti). Soprattutto per gli impianti andrà verificato il funzionamento all’inizio della locazione.

Nella seconda parte del verbale sono descritti gli arredi e gli accessori presenti. Vanno quindi elencati gli immobili e gli elettrodomestici, oltre, per quanto in modo sintetico, tutti gli altri oggetti. Il verbale va controfirmato da proprietario e inquilino sia all’inizio della locazione che alla riconsegna.

Nel contratto andrà inserita una clausola, garantita da una penale, in cui il proprietario si impegna a far riparare velocemente i guasti derivanti da usura e l’inquilino quelli derivanti da danneggiamento o uso improprio.

Altre due clausole sarebbero altresì opportune. La prima stabilisce che il conduttore debba avvertire il proprietario entro un determinato lasso di tempo, di eventuali mal funzionamenti o guasti non rilevati alla consegna delle chiavi, pena la perdita del diritto a sollevare obiezioni.

La seconda determina che se un eventuale guasto dovesse rendere sgradevole la permanenza dell’inquilino nell’immobile per un periodo di tempo eccessivo si provvederà alla riduzione proporzionale del canone.

Fonte: Il Sole 24 Ore

Decreto Sviluppo : detrazione fiscale al 50% per ristrutturazioni e riqualificazione energetica

Decreto Sviluppo: una sintesi dei provvedimenti che interessano il settore immobiliare

Ristrutturazioni
Il decreto prevede l’innalzamento dal 36% al 50% della percentuale di detrazione e il raddoppio del tetto di spesa per ogni unità immobiliare da 48mila a 96mila euro, ma accorcia i tempi per beneficiarne al 30 giugno 2013.

Riqualificazione energetica
Il bonus del 55%, in scadenza al 31 dicembre 2012, sarà prorogato al 30 giugno 2013, ma con una percentuale di detrazione ridotta al 50%.

IMU su immobili invenduti
Gli immobili di proprietà delle imprese di costruzione rimasti invenduti saranno esentati dall'Imu per tre anni.

IVA nella vendita e nella locazione di nuove costruzioni
Il testo approvato reintroduce l’Iva nelle cessioni e locazioni di nuove costruzioni, in modo da rendere disponibili risorse economiche, che attualmente le imprese di costruzione non utilizzano a causa della normativa vigente in base alla quale le cessioni di immobili residenziali effettuate dalle imprese costruttrici, oltre i cinque anni dalla costruzione, sono esenti dall’Iva.

Mercato immobiliare 2012: crollo delle vendite nel primo trimestre

Crisi sempre più grave del mercato immobiliare nazionale

Nei primi tre mesi del 2012, le compravendite di abitazioni sono diminuite del 19,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso: in pratica, i rogiti sono passati da 136mila a 110mila, l'agenzia del Territorio parla senza mezzi termini di "crollo". L'Agenzia ha contato i contratti stipulati da gennaio a marzo di quest'anno, e quindi e buona parte del crollo dipende in realtà da decisioni assunte alla fine del 2011.

Le ragioni del crollo. Come rilevano i tecnici del Territorio "il crollo delle compravendite trascritte nel primo trimestre 2012, nasce da una crisi del mercato in atto negli ultimi mesi del 2011 e trova ampia spiegazione considerando i principali indicatori macroeconomici riferiti a tale periodo". Quali? Il Pil in diminuzione dello 0,5%, la disoccupazione in aumento al 9,6%, la spesa delle famiglie per beni durevoli in calo del 7%, il Taeg sui mutui rilevato dalla Banca d'Italia al 4,27% (un punto in più rispetto ad aprile 2011). Senza dimenticare l'effetto psicologico del boom dello spread dello scorso autunno, che potrebbe aver indotto ad aspettare tempi migliori anche chi aveva soldi da spendere. Certamente, il Pil a -1,4% rilevato dall'Istat nei primi tre mesi del 2012 non è un segnale molto confortante per i prossimi mesi.

L'effetto dell'Imu. Quello che non può aver pesato sul crollo delle compravendite – se non in minima parte – è l'introduzione dell'Imu, la nuova imposta municipale prevista dalla manovra salva-Italia, il Dl 201 del 6 dicembre 2011. Una norma arrivata quando molti rogiti per i primi mesi del 2012 erano già stati messi in calendario. Le ricadute sul mercato del nuovo tributo potranno essere valutate a pieno solo nei prossimi mesi. Così come gli effetti sui prezzi: negli ultimi anni, le quotazioni immobiliari si sono mostrate molto più "rigide" del mercato, mostrando una resistenza dovuta anche alla mancanza di alternative di investimento per i potenziali investitori; con un calo così forte delle transazioni, forse qualcosa potrebbe cambiare.

Gli altri settori. Il residenziale costituisce circa il 45% del mercato, e trascina anche le vendite dei box auto (-17,4%), ma anche negli altri settori l'andamento è fortemente negativo, tanto che il dato medio del trimestre è una diminuzione del 17,8 per cento. Il segmento del terziario (2.618 rogiti) perde il 19,6% delle transazioni, seguito dal commerciale (6.521, -17,6%), mentre l'unico a registrare una contrazione più contenuta è il settore produttivo (2.279, -7,9%).


 NTN trimestrale e variazione % tendenziale annua
 

Settori              I trim 2011           II trim 2011           III trim 2011           IV trim 2011      I trim 2012 

Residenziale  136.780                160.139              131.125                170.181                  110.021
Terziario              3.259                     3.894                  3.028                     4.289                      2.618
Commerciale     7.916                     9.211                  7.708                   10.064                      6.521
Produttivo           2.474                     3.215                  2.949                     3.839                      2.279
Pertinenze     107.593                 126.572              102.210                140.476                    88.894
Altro                  41.038                   47.020                 41.279                  54.971                   35.597
 

Totale              299.059                350.052               288.299                383.819                 245.929
       
Settori         I trim 10-11          II trim 10-11           III trim 10-11           IV trim 10-11       I trim 11-12
 

Residenziale  -3,6%                 -6,6%                       1,4%                      0,6%                       -19,6%
Terziario          -4,4%                   4,2%                       2,0%                  -16,5%                       -19,6%
Commerciale  -8,8%                 -5,5%                     11,8%                    -6,4%                       -17,6%
Produttivo        -2,0%                  5,9%                     32,8%                    -5,5%                         -7,9%
Pertinenze       -2,6%                 -3,4%                       0,9%                     2,1%                       -17,4%
Altro                 -5,1%                 -9,2%                        0,9%                   -1,1%                        -13,3%
 

Totale               -3,6%                 -5,6%                       1,6%                     0,4%                     -17,8%

Fonte: Agenzia del Territorio

Cessione di fabbricato addio

Decreto-Legge 20/6/2012, n. 79, G.U. n. 142 del 20/6/2012

Comunicazione «cessione di fabbricato» addio per i contratti di locazione e comodato registrati. Disposizione contenuta nell'art. 2 dl n. 79/2012 in materia di sicurezza pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 20 giugno e già in vigore.


Per tutti i contratti di locazione e di comodato di fabbricati o di porzioni di fabbricati sia ad uso abitativo sia ad uso diverso dall'abitativo per i quali è obbligatoria la registrazione, non è più dovuta dunque la comunicazione di cessione di fabbricato, nota anche come «denuncia antiterrorismo», prevista da un provvedimento datato 1978 in caso di permanenza nell'immobile superiore a un mese.

La registrazione del contratto, infatti, «assorbe» l'obbligo in questione. Mentre negli altri casi, come i contratti di comodato verbali, permane l'obbligo di comunicazione all'autorità locale di pubblica sicurezza o, in mancanza, al sindaco. Comunicazione che potrà avvenire anche in via telematica non appena sarà stato varato un apposito decreto del ministero dell'interno, come previsto dalla nuova normativa.

Lo stesso provvedimento dispone inoltre che resti in vigore, anche per i contratti per i quali è dovuta la registrazione, un analogo obbligo di comunicazione previsto, da una normativa del 1998, quando ad occupare l'immobile sia un cittadino di stati non appartenenti all'Unione europea.

Fonte : G.U.

martedì 22 maggio 2012

Controlli dei vigili in Lombardia su ACE annunci immobiliari

Iniziati i controlli in Lombardia con relative multe: alcune testimonianze riportate dal Sole 24 Ore

"Sono entrati nell'agenzia dall'altro lato della strada e hanno ritirato sette annunci", racconta un agente immobiliare di Milano che chiede l'anonimato. Senza fare i nomi, per doverosi motivi di privacy, sono in tanti a confermare che i controlli in Lombardia sono partiti, con alcuni agenti immobiliari inadempienti incorsi in sanzioni pecuniarie.

"Mi risulta siano entrati in alcune agenzie, racconta Marco Grumetti, segretario di Fiaip Milano, e hanno dato multe pari a un terzo della sanzione massima, cioè circa 1.666 euro. Tra i nostri associati non abbiamo segnalazioni, ma conosciamo qualche caso in cui la norma è stata applicata".

È accaduto ad esempio nel comune di Concorezzo, provincia di Monza e Brianza, dove la polizia municipale conferma di aver effettuato alcuni accertamenti, conclusi con la notifica di tre verbali per riscontrate violazioni della normativa. In questi casi, come previsto per gli illeciti amministrativi previsti dalla legge 689/91 e dalla Legge regionale 90/83, nel verbale di accertamento è stata applicata la sazione più favorevole tra quella pari a un terzo del massimo importo previsto per legge (5mila euro) oppure il doppio del minimo (mille euro): ecco come è stato ricavato l'importo di 1.666 euro.


Gli accertamenti, partiti sul territorio lombardo per mano dei vigili urbani, controllano prima di tutto i cartelli esposti sui cancelli o sulle vetrine: mentre da un lato è più difficile risalire la catena delle responsabilità per gli annunci pubblicati su carta o web (vedi articolo a sinistra), dall'altro va detto che i controlli sulle affissioni stradali ci sono sempre stati, al fine di accertare il pagamento della prevista imposta di bollo. Risulta quindi più naturale, se non automatico, controllare il rispetto di entrambe le normative nel corso degli accertamenti.

Risalire la catena delle responsabilità, per multare il titolare di un annuncio immobiliare senza Ipe, è infatti più difficile se l'inserzione è pubblicata su carta stampata o portali web specializzati. In Lombardia, dove la delibera di giunta ha introdotto regole più stringenti e sanzioni pecuniarie, a essere multato è il proponente dell'annuncio, colui che pubblica l'inserzione, acquistando uno spazio sul giornale oppure l'inserzione online.

"La multa arriva direttamente al contatto pubblicato sull'annuncio, che può essere quello dell'agenzia immobiliare incaricata oppure direttamente del proprietario", spiega Carlo Giordano, amministratore delegato di Immobiliare.it. "Noi raccomandiamo l'inserimento dei parametri in fase di compilazione, aggiunge, e in molti autodichiarano la classe G, anche se non si potrebbe". In realtà, a tutela di migliaia di annunci immobiliari in circolazione su diversi canali, è stata introdotta una specie di moratoria nell'applicazione della norma: l'obbligo decade se l'abbonamento o il contratto di pubblicazione dell'annuncio in questione è stato stipulato con l'editore o il portale web prima del 1° gennaio 2012. "Certi clienti hanno stipulato con noi contratti annuali, per la pubblicazione di cento o più annunci, afferma Giordano di Immobiliare.it, e non possono essere sanzionati fino allo scadere dell'abbonamento".


Basta dimostrare che la pubblicazione dell'annuncio in questione è stata concordata prima di gennaio, come precisa il documento rilasciato dalla Giunta Regionale per chiarire l'applicazione della norma sulla certificazione energetica. È sufficiente conservare il contratto o l'abbonamento originario, anche se a volte, soprattutto sul web, certi annunci vengono replicati, copiati e rinnovati automaticamente senza il consenso del titolare: "In questo caso siamo responsabili noi, afferma l'a.d. del portale di annunci immobiliari: il cliente multato può fare rivalsa su di me se per sbaglio abbiamo replicato l'annuncio o non lo abbiamo aggiornato. Il nostro sistema è molto attento a rispettare gli accordi in tempi rapidissimi, resta comunque difficile dimostrare la catena delle responsabilità".


Sanzioni più facili da erogare nel caso dei cartelli affissi su strada o nelle vetrine delle agenzie: in questo caso bisognava inviare al Comune un'autodichiarazione entro il 31 dicembre 2011 con indicati numero e luogo esatto dei cartelli affissi, su tutti gli altri l'Ipe e la classe energetica sono obbligatori.


L'obbligo, infine, riguarda gli annunci commerciali finalizzati alla vendita o alla locazione di singole unità immobiliari o di interi edifici ubicati sul territorio regionale lombardo: pertanto, non incorrono in alcuna violazione gli annunci relativi ad edifici ubicati al di fuori del territorio di competenza. Viceversa, la violazione relativa ad annunci pubblicati in comuni diversi da quello in cui è situato l'immobile oggetto di annuncio (ad esempio a Milano per pubblicizzare un immobile sito nel Pavese) è perseguibile solo da quest'ultimo comune.


Riportiamo in sintesi quello che prevede la legge


La normativa nazionale

In particolare l'art 13, comma 2-quater dice: "Nel caso di offerta di trasferimento a titolo oneroso di edifici o di singole unità immobiliari, a decorrere dal 1° gennaio 2012 gli annunci commerciali di vendita riportano l'indice di prestazione energetica contenuto nell'attestato di certificazione energetica". Innanzitutto il riferimento esplicito agli "annunci di vendita", collegato ai «trasferimenti a titolo oneroso», coinvolge a pieno titolo nell'applicazione dell'obbligo anche eventuali proposte di permuta o le compravendite di quote in multiproprietà.

Sebbene sia più conosciuto il parametro della classe energetica, l'obbligo riguarda invece l'indice che «esprime direttamente il fabbisogno (e quindi i consumi) energetici dell'immobile: l'Ipe riporta il consumo di energia primaria (quindi per il riscaldamento e l'acqua calda sanitaria, esclusa la climatizzazione estiva e l'illuminazione) "per unità di superficie utile o di volume lordo, espresso rispettivamente in KWh/mq anno o KWh/mc anno".

Sulla base del valore dell'Ipe, il legislatore ha definito la classificazione di merito degli edifici: la classe A consuma meno di 29 KWh/mq all'anno; la B dai 58 ai 29 KWh/mq; e così via fino alla classe G che consuma più di 175 KWh/mq.

Non vale l'autodichiarazione
L'Ace, che contiene l'Ipe, deve essere redatto da un professionista abilitato iscritto al proprio Ordine, (architetto, ingegnere, geometra e perito sono le quattro figure professionali che hanno competenze riconosciute nella progettazione termotecnica). Nonostante ai fini della compravendita per la classe G si possa fare un'autodichiarazione, facendo riferimento alla "qualità scadente dell'edificio", il proprietario non se ne può mai avvalere nella pubblicazione dell'annuncio perché la normativa prevede l'obbligo di indicare l'Ipe, che va comunque calcolato.


Eccezioni e sanzioni
Sono esclusi dall'applicazione dell'obbligo i casi già esenti dalla redazione dell'Ace (come disposto dal Dlgs 192/05 e suoi decreti attuativi): i fabbricati industriali, artigianali e agricoli quando gli ambienti sono riscaldati per esigenze del processo produttivo o utilizzando reflui energetici del processo produttivo non altrimenti utilizzabili; i fabbricati isolati con una superficie utile totale inferiore a 50 metri quadrati. Non sono quindi esclusi gli edifici e i singoli appartamenti privi di impianto di riscaldamento, come le case vacanza per le quali occorrerà comunque indicare l'Ipe.

Il Dlgs 28/11 non prevede sanzioni per la mancata applicazione dell'obbligo. Solo la Regione Lombardia, che è intervenuta con una delibera ad hoc, ha esplicitamente previsto una sanzione pecuniaria da 1.000 a 5mila euro a carico dei titolari degli annunci incompleti, cioè di chi ha inserito l'annuncio, responsabile di quanto pubblicato, anche se non è il proprietario dell'immobile. Il ruolo di controllo, irrogazione e introito della sanzione compete al Comune in cui è situato l'edificio, per mano della polizia municipale.

Sul territorio
Infatti, in virtù dell'autonomia riconosciuta dalla legge Bassanini, dieci Regioni hanno legiferato sul processo di certificazione energetica definendo un quadro normativo differenziato: Lombardia, Emilia Romagna, Provincia autonoma di Bolzano, Provincia autonoma di Trento, Liguria, Valle d'Aosta, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Piemonte, Sicilia. Tra queste solo alcune, però, hanno legiferato nello specifico sull'obbligo di inserire l'Ipe negli annunci immobiliari.

Il caso lombardo
Con deliberazione n. IX/2555, in data 24 novembre 2011 la Regione Lombardia ha emanato le modalità da rispettare negli annunci commerciali per vendita o locazione di immobili siti sul proprio territorio e i criteri di indirizzo per effettuare gli accertamenti. Rispetto alla normativa nazionale, la Lombardia ha esteso l'obbligo di indicare l'Ipe anche ai contratti di locazione (oltre i 30 giorni di durata). Oltre all'Ipe, inoltre, in Lombardia (come in Emilia Romagna e Umbria) va indicata anche la classe energetica: qui però entrambe devono essere riferiti al solo uso energetico del riscaldamento, non ai consumi globali. Oltre alle esenzioni nazionali, sono escluse le unità prive di impianti termici, "o di uno dei suoi sottosistemi necessari alla climatizzazione invernale", che devono comunque riportare la dicitura "immobile non soggetto all'obbligo di certificazione energetica".

Laddove sono in corso dei lavori di ristrutturazione sull'immobile indicato nell'annuncio, va dichiarato il "valore di progetto" dell'Ipe per il riscaldamento tratto dalla relazione del progetto termotecnico e non dall'Ace, esplicitando la provenienza del dato nell'annuncio.

Fonte: Il Sole 24 Ore

lunedì 21 maggio 2012

Imu: le regole definitive per calcolare e pagare l'imposta

La circolare del Ministero delle Finanze del 18 Giugno u.s. ha chiarito definitivamente le regole per il calcolo e pagamento dell'imposta. La cui prima rata va versata entro il 18 giugno con l'F24 e, diversamente dall'Ici, anzichè dai Comuni, l'importo dovuto sarà calcolato da ogni contribuente, proprietario di case, negozi o altri immobili.

Regole generali per il calcolo dell'Imu sull'abitazione principale


Si parte dalla rendita catastale, che si trova nel rogito, e che va aggiornata del 5% prima di applicare il moltiplicatore previsto dal decreto di Natale scorso. 

Esempio: prendiamo un bilocale con una rendita di 600 euro. Con la rivalutazione del 5% (600*5/100 = 30) diventa 630. A questo punto può essere moltiplicata per 160, come prevede il decreto, per ottenere il valore catastale ai fini Imu: 630*160 = 100.800. 
Ora, si può passare alle aliquote, che per l'acconto di giugno sono quelle standard fissate dal decreto: per la prima casa, si tratta del 4 per mille: 100.800*4/1000 = 403 euro (sarebbe 403,2, ma la somma va arrotondata all'euro). Su questo valore vanno poi applicate le detrazioni: nel caso di famiglia senza figli, ad esempio, si tratta di 200 euro: 403-200 = 203 (chi ha figli conviventi fino a 26 anni di età, deve aggiungere 50 euro di detrazione per ciascuno).

Acconto sull'abitazione principale

Per l'abitazione principale, l'acconto può essere versato in unica soluzione a giugno o in due rate, a giugno e settembre (entro il 17). Nel primo caso, va pagato il 50% dell'imposta: 403/2 = 202 (sempre con l'arrotondamento). Se invece si sceglie la doppia rata, ognuna sarà pari al 33% dell'imposta: 403/3 = 134.

Chi non paga l'IMU sull' abitazione principale

Chi possiede un immobile con valore catastale ai fini Imu pari o inferiore a 50.000 euro, e quindi con una rendita catastale non rivalutata fino a 297 euro, non deve preoccuparsi dell'acconto, perché la sua imposta netta è pari a zero, e di conseguenza l'Imu non va pagata. Un'eccezione alla regola generale, che per l'acconto impone di applicare l'aliquota standard nazionale, è offerta dalla circolare ai proprietari di immobili situati nei Comuni che decidono di abbassare l'aliquota o alzare la detrazione destinata all'abitazione principale. In questo caso, bisogna verificare se le scelte del Comune azzerano l'imposta: se così è, anche l'acconto viene azzerato.

Le pertinenze
dell'abitazione principale

Rispetto all'Ici, la nuova imposta cambia anche la disciplina delle pertinenze, prevedendo che ogni immobile si possa "collegare" al massimo a tre unità, una per ognuna delle categorie catastali C/2 (magazzini e depositi), C/6 (autorimesse e box) e C/7 (tettoie aperte o chiuse). Di conseguenza, chi con l'Ici considerava pertinenziali all'abitazione principale due box o due cantine, dovrà scegliere quale continuare a "collegare" alla casa e quale invece trattare come "altro immobile" tenendo conto però che se una cantina, una soffitta o entrambe sono unite catastalmente all'abitazione, la scelta delle altre due pertinenze (o una) dovrà essere effettuata tra quelle accatastate separatamente.

La circolare non chiarisce comunque come comportarsi nel caso in cui le pertinenze accatastate insieme all'abitazione principale siano più di tre.
 

I versamenti dell'Imu per l'abitazione principale

Terminate queste operazioni, si può passare al versamento. L'acconto d'imposta sull'abitazione principale va sommato a quello per l'abitazione, e la somma va indicata in F24 accompagnata dal codice tributo 3912, dedicato ai versamenti per l'abitazione principale.

Abitazioni principali "multiple"

La disciplina dell'Imu impedisce di considerare come abitazioni principali due case dello stesso nucleo famigliare situate nello stesso Comune. La circolare di venerdì scorso, però, contiene due importanti aperture nei confronti dei contribuenti. 

- La prima riguarda i coniugi non separati che siano residenti in due Comuni diversi: in questo caso, con una previsione nata soprattutto per tutelare chi trascorre la settimana in una città diversa dal coniuge per ragioni di lavoro, entrambi gli immobili possono essere considerati abitazione principale, e quindi sfruttare aliquote più leggere e detrazioni, purché naturalmente i due coniugi dimorino effettivamente nei due immobili. 
- Se il secondo immobile è invece occupato dal figlio, l'agevolazione doppia può scattare anche quando entrambe le case siano nello stesso Comune.

Regole generali per la seconda casa

Per le abitazioni diverse da quella principale, le regole sono più semplici nel calcolo e più complesse per i versamenti. Per individuare la somma, occorre effettuare un procedimento identico a quello previsto per l'abitazione principale, ma non ci sono detrazioni e l'acconto è obbligatoriamente versato in unica soluzione a giugno. 

Quindi: sul valore catastale da 100.800 euro considerato nell'esempio precedente va applicata l'aliquota standard del 7,6 per mille (100.800*7.6/1000 = 766 euro), e la somma così individuata va divisa per due, perché l'acconto è sempre del 50%: 766/2 = 383 euro.

 Il versamento
per la seconda casa

A differenza di quanto accade nell'abitazione principale, il cui gettito va interamente all'ente locale, l'acconto per gli immobili diversi va diviso al 50% fra Stato e Comune. Di conseguenza, in F24 occorre indicare 192 euro (visto l'arrotondamento) con il codice tributo 3198 (altri fabbricati - quota comunale), e altrettanti nella riga sottostante con il codice tributo 3919 (altri fabbricati - quota erariale).

Altri immobili

Per negozi, uffici, capannoni e così via, le regole per il calcolo e per il versamento dell'acconto sono identiche a quelle applicate alla seconda casa. L'unica differenza è data dai moltiplicatori da applicare alla rendita catastale aggiornata, che cambiano a seconda della tipologia di immobile: per gli uffici il moltiplicatore è 80, per gli immobili d'impresa è 60 e per i negozi è 55.


Fonti: Il Sole 24 Ore, Circolare del Ministero delle Finanze 

venerdì 18 maggio 2012

Crisi economica : boom di vendita case in nuda proprietà

E' boom della vendita di case in nuda proprietà. 

Scelta sopratutto tra gli over 65, questo tipo di opzione, nei primi mesi 2012 , ha registrato un aumento del 10% rispetto all'anno precedente.

E' quanto emerge da un'analisi realizzata dallo Spi-Cgil sull'andamento del mercato immobiliare che stima come siano ben 80mila gli anziani che hanno scelto questa particolare formula, soprattutto nelle grandi città.  
 
Il primato del ricorso degli anziani alla vendita in nuda proprietà, infatti, spetta al Lazio, con oltre il 40%dove, a fare la parte del leone è Roma che da sola totalizza il 36% delle 'offerte': se nel 2008 gli annunci di vendita di questo tipo erano appena 2.300, nel 2011 sono arrivati a sfiorare i 9 mila. Seguono la Lombardia con il 14%, la Toscana con il 12%, la Liguria con l'11%, il Piemonte con il 9% e l'Emilia-Romagna con il 5%. 

"Il fenomeno della nuda proprietà rappresenta il segno tangibile di una crisi che avanza sempre di più" denuncia lo Spi, il sindacato pensionati della Cgil "e che porta gli over 65enni a dover 'sacrificare' la propria casa pur di avere una liquidità che gli possa garantire il proprio mantenimento a fronte di un potere d'acquisto delle pensioni drasticamente in calo e del costante aumento del costo della vita, dei servizi, dei prezzi e delle tariffe. Altrettanto determinante nella decisione dell'anziano di vendere il proprio immobile in nuda proprietà è la possibilità di avere le risorse con le quali aiutare figli e nipoti alle prese con la crisi occupazionale o con le difficoltà ad accedere al mercato del lavoro", conclude.

Fonte : Adkronos

martedì 15 maggio 2012

ANCE : nel primo trimestre 2012 altre 750 imprese edili fallite

Nuovi dati nedativi presentati dall'ANCE

Secondo i dati di Cerved Group, le imprese di costruzioni entrate in procedura fallimentare sono passate da 2.216 nel 2009 a 2.776 nel 2011, con un aumento del 25,3% il che costituisce un esplicito indicatore di difficoltà del settore che dura ormai da cinque anni.  
Complessivamente in tre anni i fallimenti nel settore delle costruzioni sono stati 7.552 su un totale di circa 33 mila nell’insieme di tutti i settori economici. 
Pertanto circa il 23% dei fallimenti avvenuti in Italia riguardano le imprese di costruzioni.

La tendenza si conferma anche nel primo trimestre del 2012 con un ulteriore aumento delle procedure fallimentari nel settore delle costruzioni dell’8,4% nel confronto con il primo trimestre 2011 (+4,2% l’aumento dei fallimenti nel complesso dell’economia).

Dal punto di vista territoriale, la crescita dei fallimenti osservata nel periodo 2009-2011 ha interessato tutte le aree geografiche sebbene con livelli di intensità differenti.


Il Sud ed Isole è l’area più colpita con un aumento, tra il 2009 ed il 2011, del numero di imprese di costruzioni entrate in procedura fallimentare del 40%; segue l’area del Centro con un aumento del 27,3%, il Nord-Est con +20,8% ed infine il Nord-Ovest con +16,4%.

Nell’analisi delle singole regioni, tra il 2009 ed il 2011, si registrano aumenti dei fallimenti superiori al 40%, in Liguria, Emilia Romagna, Lazio, Campania, Sicilia e Sardegna.

Nei primi tre mesi del 2012 le imprese con procedure di defoult continuano ad aumentare in tutta la penisola ad eccezione del Nord Est, in cui si registra una diminuzione del 2,7% rispetto allo stesso periodo del 2011 per effetto del calo osservato in Emilia Romagna (-4,5%) e della stazionarietà del Veneto.

L'aumento delle imprese entrate in procedura fallimentare è, invece, particolarmente significativo nel Centro Italia (+24,5%), ampiamente superiore rispetto alla media nazionale (+8,4%) e nel Nord Ovest (+13,1%). Nel Mezzogiorno e nelle Isole, dopo i forti incrementi del biennio precedente, nel primo trimestre 2012 si registra un lieve aumento pari allo 0,5%.

L’insolvency ratio, che misura la frequenza di fallimenti su 10 mila imprese operative, mostra come le costruzioni risultino uno dei settori più colpiti dalla crisi preceduto solo dall’industria. Tale indicatore è passato da 25 imprese fallite ogni 10 mila imprese operative del 2009 a 31 imprese fallite ogni 10 mila imprese operative del 2011.

Nel primo trimestre 2012 il settore delle costruzioni registra un ulteriore peggioramento: l’insolvency ratio per il settore si attesta a 8,3 imprese fallite ogni 10 mila imprese operative (contro il 5,5 osservato nel complesso dell’economia), a fronte del 7,8 del primo trimestre 2011 e del 7,4 del primo trimestre 2010. Ciò significa che se la dinamica osservata nei primi tre mesi dell’anno in corso (8,3 imprese fallite ogni 10 mila imprese operative) venisse confermata per l’intero anno si raggiungerebbe un risultato peggiore rispetto agli anni precedenti e superiore a 33 punti.

L’industria continua ad essere il macro-settore con la maggiore frequenza dei fallimenti, tuttavia, è stato l’unico comparto che nel 2011 ha mostrato un’inversione di tendenza, passando da circa 43 imprese fallite ogni 10 mila imprese operative del 2010 a circa 40 del 2011; una tendenza che si conferma anche nel primo trimestre 2012 (9,8 punti contro i 10,5 del primo trimestre 2011 ed i 10,7 punti del primo trimestre 2010).
Il problema sempre più diffuso dei ritardati pagamenti dei lavori da parte della Pubblica Amministrazione e l’ulteriore razionamento del credito da parte delle banche al settore delle costruzioni sono alcuni dei fattori che stanno contribuendo ad ampliare il fenomeno dei fallimenti.

Nel secondo semestre 2011, i tempi medi di pagamento dei lavori pubblici hanno raggiunto gli 8 mesi, con punte di ritardo superiori ai 24 mesi.

I dati della Banca d’Italia, descrivono un progressivo disimpegno del sistema creditizio nei confronti delle costruzioni: nel quadriennio 2008-2011, i mutui erogati per investimenti in edilizia residenziale sono diminuiti del 38,2%, mentre quelli per l’edilizia non residenziale sono sostanzialmente dimezzati.




Fonte: ANCE

lunedì 14 maggio 2012

IMU e agevolazione per abitazione principale

Come applicare l'agevolazione

Le agevolazioni Imu per l'abitazione principale sono ammissibili per una sola casa, nella quale la famiglia risiede e dimora. Ma se i due coniugi risiedono e dimorano effettivamente in due diverse case che siano in due diversi Comuni
cosa succede?

In precedenza il regime delle agevolazioni era diverso. La vecchia Ici infatti, come confermato anche da alcune sentenze della Cassazione, consentiva la possibilità di due residenze formalmente diverse per moglie e marito, una delle quali che di fatto era una seconda casa ma in cui il coniuge aveva la residenza con conseguente pagamento agevolato. Nell'Ici non si parlava nè di dimora abituale nè di residenza nello stesso comune (quindi neppure nella casa stessa). In realtà moglie e marito potevano vivere tranquillamente insieme ma riuscire a pagare l'Ici agevolata su entrambe le abitazioni. C'era poi la possibilità di concedere la casa in comodato gratuito a coniuge, figli o fratelli equiparandola alla seconda casa il che allargava la possibilità anche a più di due case.

L'Imu provvisoria, invece, affermando la necessità del doppio requisito (residenza più dimora) cancella completamente i comodati, specificando inoltre che spetta una sola agevolazione per famiglia, sulla casa in cui dimora e risiede il proprietario. Ma quali regole vanno applicate se davvero un coniuge ha dovuto cambiare Comune per lavorare e lì si è comprato un'altra casa, dove in effetti vive, riunendosi al resto della famiglia solo la fine settimana o nelle vacanze?

Lo stesso Dl 201/2012, anche nella sua attuale formulazione, sembra consentire il beneficio su ambedue le residenze/dimore, perché in effetti sono abitazioni principali, che si trovano in due comuni diversi. E questa interpretazione è accolta anche dalla bozza della circolare delle Entrate dedicata all'Imu, che in sostanza afferma che il legislatore non ha stabilito le medesime restrizioni quando gli immobili destinati ad abitazione principale siano ubicati in Comuni diversi, perché in questo caso il rischio di elusione è controbilanciato da effettive necessità di dover trasferire la residenza angrafica a dimora abituale in un altro Comune, per esempio, appunto, per esigenze lavorative.

Quali solo quindi, le situazioni in cui due coniugi, pur restando sposati, possono beneficiare ciascuno dell'intere agevolazione per l'abitazione principale, cioè i 200 euro di detrazione più 50 per ogni figlio convivente sino ai 26 anni?

La prima è quella classica: uno dei due coniugi è proprietario della casa in cui risiede e dimora la famiglia e l'altro si sposta di Comune per ragioni di lavoro, acquistando un'altra casa a lui intestata.

La seconda riguarda l'ipotesi di due coniugi, uno dei quali pensionato, che decide di comprarsi una casa in una località di villeggiatura e viverci effettivamente. Non potendo esibire un contratto di lavoro, in caso di controlli, dovrà dimostrare di vivere realmente nell'abitazione quindi, oltre alla residenza e alle utenze dalle quali emerga un consumo di gas, luce o telefono "medio" e non occasionale, dovrà aprire un conto alla banca locale sul quale far affluire la pensione, effettuando prelievi bancomat e acquisti con carta di credito possibilmente nella zona.

Più complesso il discorso in caso di comproprietà: se l'abitazione principale nella quale risieda la famiglia è posseduta per metà dai due coniugi, è chiaro che quello che si trasferisce perderà la sua quota di detrazione per la la casa iniziale, aquistandola invece per quella nuova che comprerà. Se però anche questa nuova sarà in comproprietà, a predere la sua quota di detrazione sarà il primo coniuge, per il quale questa nuova sarà evidentemente una seconda casa. 


Fonte: Il Sole 24 Ore

giovedì 10 maggio 2012

Dal 14 maggio nuovo patentino per gli agenti immobiliari


Sarà operativo dal 14 maggio il nuovo regime per esercitare l'attività di agente immobiliare. Ogni titolare di agenzia, o ditta individuale già attiva, dovrà presentare entro un anno la richiesta di iscrizione al registro delle imprese (Rea) presso la Camera di commercio di riferimento. Compilando online il modello informatico della Scia, verranno trasferiti automaticamente gli iscritti al vecchio Ruolo, soppresso con il Dlgs 59/2010. 


"Si avrà così una prima importante scrematura – afferma Paolo Righi, presidente di Fiaip –. Il travaso nel primo anno sarà importante per individuare chi veramente esercita la professione. Su circa 240mila agenti iscritti, quelli attivi sono solo un 30-40 per cento. Senza contare che molti prima operavano senza abilitazione, in nero". E chi non si iscriverà nel Rea entro l'anno non potrà più esercitare.

Gli iscritti al vecchio Ruolo, non attivi, ma che vogliono comunque manterenere l'abilitazione potranno iscriversi in una sezione speciale del Rea, dichiarando esplicitamente di non operare più. Per entrare a far parte della sezione dei cosiddetti "dormienti" c'è tempo: fino a quattro anni al massimo, oltre i quali verrà resa nulla l'abilitazione.
 

Tutti coloro che, invece, presenteranno la Scia per continuare ad operare dovranno "denunciare" il numero di agenti immobiliari che lavorano per conto dell'agenzia, i loro nominativi e la loro mansione: così la Camera di commercio saprà in qualsiasi momento quanti e quali sono i professionisti attivi e rilascerà loro un patentino (tesserino con foto, dati anagrafici e numero di iscrizione al Rea) per svolgere liberamente l'attività. 

"L'invio della Scia informatica rende immediatamente operativa l'agenzia – aggiunge Righi – e i patentini dovrebbero essere rilasciati entro i tempi tecnici di stampa, non superiori ai 10 giorni. Comunque la Camera di commercio ha tempo 60 giorni per controllare i requisiti e la validità dei documenti presentati. E dichiarando il falso, in questo caso, si rischia una condanna penale, con una pena dai 6 mesi ai 3 anni di reclusione".

Accesso alla professione facilitato, dunque, ma allo stesso tempo un forte contrasto all'abusivismo e requisiti più restrittivi per una maggiore tutela del consumatore. Sono questi gli obiettivi del nuovo regime, introdotto e reso operativo con il decreto del ministero dello Sviluppo economico, pubblicato in Gazzetta Ufficiale venerdì 13 gennaio, sulle "Modalità di iscrizione nel registro delle imprese e nel Rea dei soggetti esercitanti l'attività di mediatori", in recepimento della direttiva europea Bolkestein (formalmente 2006/123/CE).


Il patentino potrà essere richiesto dal consumatore in ogni momento. Il comune cittadino potrà anche controllare l'iscrizione sul sito della Camera di commercio e visionare l'organigramma dell'agenzia con le mansioni dei singoli agenti abilitati, che dovrà essere esposto in ogni ufficio. Ma le Camere di commercio sono pronte? 


"La presentazione della Scia da parte degli agenti immobiliari – conclude il presidente Fiaip – aiuterà gli uffici a strutturarsi. Infocamere ha già diffuso il sistema informatico, pronto a disposizione delle Camere di commercio. Nel giro di quattro mesi al massimo dovranno adeguarsi tutte".

Fonte : FIAIP

mercoledì 9 maggio 2012

Situazione economica: più di 3.000 fallimenti nel primo trimestre 2012

Sempre più critica la situazione economica in Italia

Non si ferma la corsa dei fallimenti: nel primo trimestre dell'anno in Italia sono state aperte oltre 3.000 procedure, il 4,2% in più rispetto allo stesso periodo 2011. Lo affermano i dati Cerved . E la crescita dei default non si arresta da 4 anni: a partire dell'aprile 2008 le procedure sono in aumento. Un primo segnale positivo viene solo dai dati destagionalizzati: tra gli ultimi 3 mesi del 2011 e i primi 3 del 2012 il numero di fallimenti corretto per fenomeni di stagionalità e di calendario è in calo dell'1,1%, mantenendosi comunque a livelli molto più elevati rispetto a quelli pre-crisi.

Procedure di fallimento in aumento - Il gruppo Cerved, leader in Italia nell'analisi delle imprese e nello sviluppo dei modelli di valutazione del rischio di credito, segnala che dal punto di vista settoriale il primo trimestre del 2012 ha confermato le tendenze del 2011: continua a ritmi intensi l'aumento dei fallimenti nell'edilizia (+8,4% rispetto ai primi tre mesi del 2011) e nel terziario (+4,1%) che risente degli incrementi osservati nella filiera informazione, della comunicazione e dell'intrattenimento, nella logistica-trasporti e tra le società immobiliari.
Pur rimanendo il comparto caratterizzato dalla maggiore diffusione dei fallimenti (l"insolvency ratio', cioè il numero di fallimenti ogni 10mila imprese, si è attestato a 9,8 punti contro il 5,5 osservato nel complesso dell'economia) continuano i segnali che fanno sperare a un'inversione di tendenza nell'industria: le richieste default sono in calo del 7,2% rispetto al primo trimestre del 2011.

I dati, da Nord a Sud - Anche a livello territoriale dei primi tre mesi del 2012 si confermano le dinamiche osservate nel corso degli ultimi periodi: i default continuano a crescere in tutta la penisola ad eccezione del Nord Est, in cui si registra una diminuzione dell'8,8% rispetto allo stesso periodo del 2011 grazie ai forti cali osservati in Veneto (-12,3%) e in Emilia Romagna (-12,2%).
L'aumento dei fallimenti è invece particolarmente intenso nel Centro Italia (+12,7%), fortemente maggiore rispetto alla media nazionale, nel Mezzogiorno e nelle Isole (+6,5%), così come nelle Regioni del Nord Ovest (+4,9%).
Pochi segnali positivi anche dai concordati preventivi, che nel primo trimestre 2012 risultano in aumento del 4,3% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso: l'incremento segna un'inversione di tendenza rispetto alle dinamiche positive osservate nel corso del 2011. 



Fonte: TG24Sky.it

venerdì 20 aprile 2012

IMU seconda casa : secondo il Censis i prezzi scenderanno almeno del 20%

La seconda casa per gli italiani, con la batosta Imu, sembra diventare un lusso: chi ha un immobile in locazione comprato con i risparmi di una vita e sfruttato come modesto investimento potrebbe "arrendersi" al peso delle tasse e vendere.
La conseguenza diretta potre allora essere un calo del 20% del valore degli immobili in vendita, con picchi fino al 50%. Questa la sintesi piuttosto allarmante ricavabile dai dati del periodico Outlook sui consumi effettuato su un campione di 1200 nuclei familiari dal Censis Confcommercio.

Mercato immobiliare e Imu: primo calo significativo dal lontano 1992
I dati relativi al mercato immobiliare evidenziano che, con il ristagno dei redditi, solamente il 9,8% delle famiglie riesce ad accumulare risparmi (circa un terzo rispetto al 28% registrato lo scorso giugno). E il 41,1% delle famiglie intervistate ammette di aver già ravvisato una tendenza di flessione dei prezzi degli immobili in vendita. L’ultimo importante calo delle quotazioni è stato registrato nei primi anni novanta quando la deflessione raggiunse il 60%.

Le previsioni Censis sono solo allarmismo per gli italiani
I dati del Censi spaventano? Secondo alcuni analisti del settore non c’è ragione di cedere a questo clima di allarmismo volutamente creato. Mario Breglia, presidente di Scenari immobiliari, non condivide l’analisi pessimistica del Censis e conferma una certa stabilità del mercato immobiliare. Anzi Breglia ha ravvisato riprese interessanti delle quotazioni nei centri storici confermate dalla Borsa immobiliare. Più critica la situazione nei centri più piccoli e marginali dove si è costruito oltre l’effettiva domanda e quindi, nonostante i prezzi molto bassi, sussistono difficoltà di vendita. Ma questo ha poco a che vedere con l’Imu ed è una situazione che si verifica ovunque e ogni qualvolta che la domanda non sia proporzionale all’offerta (come è accaduto anche in alcune città spagnole).
L’effetto dell’Imu, secondo Breglia, non sarebbe tanto la propensione alla svendita delle seconde case, quanto piuttosto un freno per gli acquisti da parte dei ceti più poveri. La situazione attuale, e in vista dell’Imu, sarebbe quindi tornata quella degli anni ’90, con il mercato immobiliare gestito da una nicchia di imprenditori: "compra chi ha i soldi e non ha bisogno del mutuo".

Investire in immobili all’estero
Ma c’è anche un’altra conseguenza della quale si parla meno: chi vuole investire nel mercato immobiliare lo fa all’estero. Nel 2011 gli italiani sono stati ad esempio il popolo che ha maggiormente investito nell’acquisto di case a Parigi, dopo ovviamente i francesi. Già dal 2010 è stato riscontrato che nella maggior parte dei casi le seconde case sono ubicate all’estero, in particolare Spagna, Grecia, Londra e Francia.

Fonte: Investire Oggi

giovedì 19 aprile 2012

Come cambierà il Catasto

La Delega Fiscale ha delineato uno sdoppiamento dei dati catastali che riempirà di lavoro l'agenzia del Territorio (appena reduce dal censimento delle case fantasma). Ma come sarà possibile effettuare in tempi brevi una ricognizione su 60 milioni di unità immobiliari?
Il progetto è complesso: cancellare i vani, la categorie e le classi (ridotte a poche unità) e sostituire il sistema dei vani con i metri quadrati. E tra gli effetti ci sarebbe anche quello di eliminare le sperequazioni dell'Imu.  Sull'ultimo passaggio, quello dei metri quadrati, il Catasto è pronto da tempo, avendo già ricostruito le mappe in scala ma il resto non è semplice. La valutazione del singolo immobile richiederebbe infatti una ricognizione diretta. Oppure l'assunzione di informazioni di prima mano dettagliate e attendibili.
In realtà, l'aiuto potrebbe venire dai Comuni: gli ottomila campanili potrebbero infatti attivarsi per fare  l'allineamento tra i dati urbanistico-edilizie e quelli catastali, segnalando al Catasto le modifiche mai registrate. Ma soprattutto comunicando gli aspetti presenti nell'algoritmo che verrà utilizzato per calcolare il "valore patrimoniale" che gli uffici del Territorio si trovano nell'impossibilità di verificare. A esempio l'affaccio, lo stato di manutenzione, l'esposizione dell'immobile  che in un progetto edilizio sono facilmente riscontrabili ma in una mappa catastale no.

Il nuovo catasto, quando diventerà operativo, dovrà dare a ciascuna unità due valori: il nuovo "valore patrimoniale" e la nuova "rendita catastale".

Il valore patrimoniale 
È la novità della riforma. Sarà determinato partendo dai valori di mercato al metro quadrato per la tipologia immobiliare relativa rilevati, con ogni probabilità, dall'Omi (Osservatorio immobiliare dell'agenzia del Territorio). A questo primo dato di fatto si applicheranno poi una serie di coefficienti in successione: le scale, l'anno di costruzione, il piano, l'esposizione, il riscontro d'aria, l'affaccio, l'ascensore o meno, il riscaldamento centrale o autonomo (quest'ultimo abbassa il valore), lo stato di manutenzione. Tutti questi coefficienti daranno vita a un algoritmo che cambierà anche in modo sostanziale il valore al metro quadrato di partenza, in genere abbassandolo o, nella migliore delle ipotesi, mantenendolo inalterato. A questo punto il valore così "rettificato" dovrà essere moltiplicato per il numero dei metri quadrati rilevati secondo la metodologia catastale (piuttosto diversa e più realistica di quella usata comunemente dalle agenzie immobiliari) e il risultato sarà, appunto il "valore patrimoniale".

La rendita catastale 
La nuova rendita partirà dai valori locativi annui espressi al metro quadrato (anch'essi reperibili come dati Omi), ai quali si applicherà una riduzione derivante dalle spese: manutenzione straordinaria, amministrazione, assicurazioni, adeguamenti tecnici di legge, eccetera. Queste si aggireranno, mediamente, sul 47-52 per cento. A questo punto il valore annuo al metro quadro verrà moltiplicato per la superficie e il risultato sarà la nuova "rendita catastale".

Fonte: Il Sole 24 Ore

sabato 14 aprile 2012

Mercato immobiliare : la Repubblica Dominicana

INVESTIRE NELLA REPUBBLICA DOMINICANA

La Repubblica Dominicana è sicuramente uno dei paesi al mondo dove attualmente investire in immobili è più vantaggioso che in molti altri posti. Innanzi tutto essendo il paese in forte sviluppo le costruzioni e i progetti sono moltissimi e considerando il basso costo della mano d'opera anche i prezzi al metro quadrato sono notevolmente convenienti.
 
C'è un risparmio di un buon 40% rispetto all'Italia e agli altri paesi europei. Inoltre la tasse fisse sugli immobili non esistono, si paga infatti solo un 4% del valore dichiarato al momento dell'acquisto e niente altro.

Il livello e le capacità di costruire sono migliorate in questi ultimi anni e ora si possono acquistare case costruite con criteri occidentali praticamente uguali a quelle a cui siamo
abituati noi europei. 

Le zone in cui investire meglio in Repubblica Dominicana sono senza dubbio quelle di mare in particolar modo la zona della parte sud che si affaccia direttamente sul Mar del Caribe, contraddistinta da spiagge con sabbia bianchissima e mare azzurrissimo. Questa area si chiama Dominicus Americanus dove più dell’80 % dei residenti sono Italiani. Il Dominicus Americanus si trova a pochi Km dal villaggio di pescatori chiamato Bayahibe.
I posti sono meravigliosi e che a partire da un prezzo equivalente a quello che potrebbe costare un garage in città nel nostro paese in Repubblica Dominicana si può diventare proprietari di una casa in zona mare dove passare il tempo che vorrete e quando lo vorrete.

La rivalutazione degli immobili con il veloce andamento delle costruzioni e lo sviluppo
dell'intero paese si può considerare intorno al 30% in tre anni dal momento dell'acquisto.

Tutto ciò farà si che i prezzi di appartamenti, case e terreni continuerà a crescere nei
prossimi anni, con previsioni del 35% annuo.

La politica Dominicana è a favore degli investimenti stranieri, e grazie ad una repubblica
con un governo stabile, la posizione geografica, e leggi che incoraggiano e proteggono gli
investimenti stranieri, è uno dei posti più interessanti al momento per chi cerca un investimento sicuro con un alto rendimento, sia in termini di rivalutazione che in prospettiva di affittare la proprietà, sia a turisti che a persone che risiedono stabilmente o per lunghi periodi dell’anno.
 
Non vi è quindi alcuna restrizione per uno straniero che vuole acquistare immobili o terreni in Repubblica Dominicana. 

In circa 10 anni  nell’area del Dominicus Americanus (Bayahibe) i prezzi degli appartamenti e dei terreni sono cresciuti a livello esponenziale quindi se  5 o 6 anni fa per acquistare un appartamento servivano circa 700/800 $ (dollari) al metro quadro oggi per gli stessi appartamenti occorrono 1700/1800 $ al metro quadro.

Fonte: Los Flamencos

Mercato Immobiliare : Grecia in difficoltà

L'andamento del mercato immobiliare della Penisola non sembra al momento destinato ad una rapida ripresa. Secondo quanto afferma una recentissima ricerca infatti, i prezzi delle proprietà immobiliari greche sarebbero destinati a subire un’ulteriore contrazione nel corso del 2012 che si preannuncia particolarmente arduo.
I valori commerciali delle abitazioni della Grecia dovrebbero infatti calare di prezzo di una proporzione compresa tra un minimo di 5% ed un massimo del 10%, con proporzioni di deprezzamento che potrebbero sforare la doppia cifra nell’ipotesi di proprietà immobiliari di vecchia data.

Secondo quanto rivela un sondaggio piuttosto recente compiuto dalla Eurobank EFG, i prezzi immobiliari greci avrebbero già perso oltre il 14% del proprio valore massimo del 2008, tornando di fatto ai livelli di sette anni fa. Un’analisi condotta dagli operatori immobiliari della società di consulenza e di intermediazione Knight Frank afferma invece che la caduta dei prezzi delle case negli ultimi tre anni è stata pari a quella irlandese del 2011, con una contrazione pari al 10,4% per le case di nuova costruzione, e del 15,8% per le case di vecchia costruzione.

Il 2012 potrebbe pertanto replicare tali percentuali, soprattutto se i capitali stranieri vorranno tenersi alla larga dal Paese, ancora in preda ai tentativi di una risoluzione delle proprie consolidate difficoltà.


Fonte: iocercocasa

Mercato immobiliare: Spagna ancora in difficoltà

Le statistiche ufficiali sull’andamento del mercato immobiliare spagnolo nel corso del 2011 hanno confermato le straordinarie difficoltà cui sta andando incontro il real estate del Paese iberico, che ha chiuso lo scorso anno con un saldo nettamente negativo sia per quanto concerne l’andamento delle transazioni di compravendita, sia per quanto concerne i valori commerciali di conclusione dei contratti di acquisto delle proprietà abitative. E il 2012, almeno stando ai primi dati, non sembra migliore.

L’Istituto Nazionale di Statistica (INE) di Madrid ha attestato infatti un calo delle vendite di abitazioni pari al 17,7%, dopo che il 2010 aveva vissuto una leggera ripresa (+ 6,8%) più che altro detrminata dal crollo dell’esercizio ancora precedente. Il totale delle case vendute in Spagna è stato pari a 361.831 unità, meno della metà dell’ammontare che era stato riscontrato nell’ultimo anno antecedente all’esplosione della crisi economico finanziari del 2008.

La maggioranza degli studi diffusi all’interno dei confini spagnoli afferma comunque che  il mercato immobiliare iberico potrebbe peggiorare ulteriormente, a causa di una scarsa crescita dell’economia locale (+ 0,7% nel 2011) che dovrebbe invertire la tendenza, e accomodarsi in fase recessiva, per il 2012 da poco cominciato .

Per quanto concerne il settore immobiliare, a dicembre 2011 le transazioni erano state solo 23.255, il 15,6% in meno rispetto a quelle rilevate a novembre, e il 25,3% in meno rispetto a quelle di dicembre 2010. Per quanto riguarda infine l’offerta di mercato, si stima che in Spagna vi siano almeno 1,5 milioni di abitazioni in attesa di essere vendute.


Fonte: iocomprocasa

Mercato immobiliare: in crescita investimenti in Brasile


Recenti previsioni danno ancora in crescita i prezzi delle proprietà immobiliari ad uso abitativo in Brasile per il 2012, seppur con ritmi decisamente inferiori a quanto riscontrato nel corso degli esercizi precedenti. Un sondaggio compiuto tra alcuni esperti finanziari auspica infatti una crescita dei valori commerciali compresa tra un minimo di 5 e un massimo di 10 punti percentuali, con il pericolo, tuttavia, di finire in una pericolosa bolla speculativa.

Traino della crescita del mercato immobiliare brasiliano è la locale “classe media”, il cui reddito e il tenore di vita è significativamente migliorato negli ultimi anni, con un numero sempre crescente di persone che ha scelto di abbandonare la strada della locazione per decidere di acquistare una propria prima casa, contribuendo in tal modo ad innescare pressioni al rialzo  dei prezzi delle proprietà abitative del Paese sud americano.

Il mercato immobiliare brasiliano,
inoltre, sta diventando sensibilmente più maturo, con una contrazione delle aree dedicate ai sobborghi più poveri (che, ad ogni modo, continuano a persistere e a interessare una fascia discretamente vasta della popolazione nazionale). I prezzi dovrebbero inoltre raggiungere una propria stabilizzazione nel medio periodo.

A San Paolo, la più grande città brasiliana, i prezzi delle nuove case sono cresciuti dell’85% da aprile 2009 a ottobre 2011, con una media di 6.019 reais a metro quadro (circa 3.250 dollari). L’inflazione, nello stesso periodo, è invece cresciuta di quasi il 15 %. Diversi i fattori strumentali a supporto di tale performance, che tuttavia non dovrebbe riproporsi, almeno in tali proporzioni, nel 2012 appena iniziato.

Dei quattordici esperti consultati, solamente tre sostengono che i valori delle case cresceranno oltre il 10%, mentre undici sono convinti che l’incremento dei prezzi si aggirerà tra il 5 ed il 10%.


Fonte: iocomprocasa

martedì 10 aprile 2012

Piano Casa Marche: proroga a tutto il 2013

Slittamento dei termini, nuovi premi volumetrici e lotta al dissesto idrogeologico nella legge sulla riqualificazione urbana
Prorogato a dicembre 2013 il Piano Casa delle Marche. Lo slittamento dei termini è stato inserito nella Legge Regionale 22/2011 sulla riqualificazione urbana che, oltre ad apportare modifiche alla legge urbanistica, ha ritoccato il Piano Casa del 2009, già rivisto dalla LR 19/2010.

In base alle ultime modifiche, il termine per la presentazione delle istanze di ampliamento e sostituzione edilizia era stato fissato al 30 giugno 2012.

La proroga approvata prevede invece che le domande possano essere inoltrate fino all’entrata in vigore della legge regionale organica per il governo del territorio e comunque non oltre il 31 dicembre 2013.

La nuova legge regionale attua inoltre il
DL Sviluppo 70/2011 per la razionalizzazione del patrimonio edilizio e la riqualificazione delle aree degradate, che prevede premi volumetrici per incentivare la delocalizzazione dei tessuti edilizi disorganici.

La norma per la riqualificazione urbana prevede che i Comuni adottino il Poru, Programma operativo per la riqualificazione urbana, con la valenza di piano attuativo ai sensi della LR 34/1992 e di durata non superiore a dieci anni. Il Poru è lo strumento con cui i Comuni definiscono un disegno urbano per migliorare la qualità della città e del paesaggio, limitando l’ulteriore urbanizzazione del territorio e incrementando le prestazioni energetiche degli insediamenti.


Il programma operativo di riqualificazione ammette l’incremento degli indici edificatori territoriali o fondiari delle aree interessate entro il 14% della volumetria esistente o di quanto previsto dal PRG, aumentabile al 20% in caso di interventi effettuati mediante concorso di progettazione. Ai Comuni che non hanno adottato definitivamente il PRG si applica esclusivamente l’incremento del 5% in presenza di concorso di progettazione. L’incremento non si applica alle aree a destinazione industriale, artigianale, direzionale e commerciale.


La legge regionale prevede inoltre la riqualificazione intercomunale. Gli indici edilizi e urbanistici, le destinazioni d’uso e l’assetto urbanistico definiti nei PORU dei Comuni partecipanti all’accordo possono essere determinati anche in variante ai PRG vigenti, purché l’incremento della volumetria o della superficie non superi il 15% di quanto previsto dai PRG, aumentabile al 20% con concorso di progettazione.


Queste ultime misure non si sommano però agli ampliamenti consentiti dal piano Casa del 2009. La legge regionale si propone inoltre l’obiettivo di verificare la compatibilità idraulica degli strumenti di pianificazione del territorio e le loro varianti, contenendo le problematiche connesse al dissesto idrogeologico.

Fonte: Edilportale