lunedì 27 giugno 2011

Ancora sul fotovoltaico: quanto conviene ai privati?

Indagine su villette e condomini

Conviene l'impianto fotovoltaico, quanto? Mettiamo che a la domanda venga da un privato, che vuole sfruttare il tetto di casa propria. Alla prima di queste due semplici domande è facile rispondere: «Sì», mentre la seconda prevede argomentazioni un bel po' più complesse, perché le variabili sono tantissime. La più importante è dove è posto l'impianto, al Sud dove c'è più sole, o al Nord?

Poi quando verrà terminato? E quali sono i consumi familiari? 



Per rispondere Il Sole 24 Ore ha chiesto ad Enerpoint di elaborare due esempi, quello di due identici impianti, il primo sul tetto di una villetta al Nord (a Milano) e il secondo su una villetta al Sud (a Bari). Naturalmente a Bari è meglio: viene prodotta più energia, in parte autoconsumata e in parte venduta alla rete, perciò l'investimento si ripaga in minor tempo (otto anni invece di nove) e alla fine del periodo ventennale di esercizio agevolato con le tariffe del cosiddetto "conto energia" si finisce per incassare di più, in buona parte sotto forma di mancata spesa, cioè di risparmio sulla bolletta dell'energia elettrica ma in parte anche come soldi sonanti.

Tenuto conto di entrambi i criteri, al Sud è previsto un rendimento dell'investimento annuo del 12% e al Nord del 10%, ben più di quel che possono garantire investimenti finanziari a basso o medio rischio. Negli esempi riportati non si tiene conto del "bonus" del 10% in più delle tariffe, previsto per l'utilizzo di almeno il 60% di tecnologie Ue (si è in attesa di chiarimenti a proposito), né del premio per chi riduce del 10% i consumi di energia dell'immobile che, essendo alternativo fino al 31 dicembre alla detrazione fiscale del 55% sul risparmio energetico, al momento attira poco i cittadini. 



Sempre dai confronti emerge inoltre un altro fatto: a meno di farsi finanziare da una banca, l'impianto è, e resta, un investimento di lungo periodo.

Ciò significa che occorre sin da subito stanziare, nel caso in questione, 12.500 euro che verranno "ripagati" in otto o nove anni: solo dopo si inizierà veramente a guadagnare. Quindi investirà in fotovoltaico chi non prevede in breve tempo di dover avere spese notevoli e, in genere, chi conta di abitare nella stessa casa ancora per un lungo periodo e l'utilizza come abitazione principale. È vero che qualcuno potrebbe anche dire che con il fotovoltaico installato, la casa vale di più, in caso di successiva vendita, ma questa legittima aspettativa va confrontata, caso per caso, con la realtà, cioè con la sensibilità degli acquirenti di immobili che potrebbero o non potrebbero dare il giusto peso alle fonti rinnovabili come un valore aggiunto dell'immobile.

Gli esempi riportati prevedono che l'impianto sia "pronto per l'uso" a dicembre 2011, quando andranno in vigore certe tariffe incentivanti un po' meno interessanti di quelle vigenti oggi. Tuttavia, se l'installazione avvenisse mesi dopo, per esempio a settembre 2012, gli incentivi statali calerebbero di un bel po' (circa del 15,4%).



Ma allora il fotovoltaico è destinato a divenire sempre meno interessante, con il calo degli aiuti statali? Bisogna valutare la situazione. In realtà il passato ha dimostrato che esiste un altro trend: quello del calo progressivo dei costi degli impianti, in particolare dei pannelli al silicio e degli inverter, gli apparecchi a loro collegati, che ha ammortizzato del tutto la riduzione degli incentivi. 


Enerpoint ha stimato un costo impianto pari a 4.200 euro al kWp, ma è possibile ipotizzare un calo del 5% a dicembre del costo dell'investimento. E la previsione è concretamente realizzabile se si pensa che solo quattro anni fa lo stesso impianto di euro ne sarebbe costati 7.000. Certo, non si possono prevedere contui forti cali dei costi, via via che passano gli anni, anche perché quelli della manodopera restano pur sempre costanti (se non in lieve aumento). Ma non bisogna essere troppo pessimisti.

Tornando al confronto ci si può chiedere se quel che vale per una villetta si può applicare anche a un condominio.



 In teoria sì: a parità di superficie del tetto, non conta quello che ci sta sotto. A variare saranno in questo caso solo i consumi da conteggiare che per il condominio corrispondono a quelli tipici delle parti comuni (illuminazione scale e androni, ascensore, parte elettrica della caldaia centralizzata, cancelli automatizzati e così via). 


Tuttavia la pratica dimostra che l'installazione nei condomini è piuttosto rara per almeno due motivi. Il primo è che c'è da assumere una decisione in comune che, per quanto goda di quorum ridotti (la maggioranza dei millesimi, secondo l'articolo 26, secondo comma della legge 10/91) vede spesso i proprietari divisi. La seconda è che spesso in condominio i tetti sono popolati da antenne e soprattutto vi sporgono vani tecnici (casotto ascensore o casotto dell'autoclave). Tali elementi possono creare zona d'ombra sui pannelli che ne riducono, in modo spesso radicale, l'efficienza, perché il loro effetto si "propaga" anche ai pannelli non direttamente ombreggiati.

Ogni situazione va quindi valutata molto attentamente.

Fonte: Il Sole 24 Ore











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