lunedì 27 giugno 2011

Fotovoltaico : agevolati gli impianti sui tetti

I vantaggi per i tetti di capannoni commerciali e industriali

Buona disponibilità di superfici di tetto su cui disporre i pannelli solari: spesso centinaia ma a volte anche migliaia di metri quadrati, niente a che vedere con quelle che ricoprono villette o anche condomini. 

Possibilità di disporre di una fonte energetica a prezzo zero, preziosa soprattutto se i consumi, quali per esempio quelli di una fabbrica metalmeccanica, sono un'importante voce nel passivo aziendale. Costo dell'impianto ammortizzabile in bilancio e Iva sull'acquisto detraibile, fattori positivi di cui non possono godere i privati che installano gli impianti a fonti energetiche rinnovabili. Costi al metro quadrato degli impianti molto più bassi di quelli da preventivare per piccole installazioni.

Sono questi i punti più importanti che rendono le installazioni del fotovoltaico sui capannoni industriali e agricoli un'opportunità ancora più attraente di quella dei pannelli di piccolo taglio diffusi sui tetti delle abitazioni, con rendimenti che nel corso dei vent'anni di durata del "conto energia" possono essere più attraenti di quelli per il residenziale (il 15% a Milano, il 19 a Bari, secondo le tabelle messe a punto da Enerpoint).

Ma non è finita qui: i comuni tendono a porre meno ostacoli ai moduli posti sui tetti dei capannoni, che spesso sorgono in zone industriali o comunque di limitato interesse ambientale. In questo senso possono essere più svantaggiate solo le installazioni in zone agricole (soprattutto quelle poste a terra e meno quelle su immobili strumentali all'attività dell'agricoltore).

Tutti questi aut-aut hanno scatenato la caccia da parte di operatori ai tetti ampi, di cui viene proposto l'acquisto o l'affitto del diritto di superfice: l'azienda installatrice paga l'impianto e ne resta proprietaria, incassando le tariffe incentivanti, mentre al proprietario dell'immobile è pagato un canone oppure un corrispettivo anticipato o, infine, è proposta la costituzione di una società ad hoc. Eventualmente si stipula un contratto di leasing secondo cui, al termine di un certo periodo, la proprietà dell'impianto passa a chi è padrone del capannone, che perciò riuscirà a risparmiare sulle bollette future, senza aver investito un euro.

Ogni medaglia ha il suo rovescio. Le tariffe incentivanti decrescono via via che aumenta la potenza dell'impianto. Sopra i 200 kW è preclusa la strada dello "scambio sul posto" (anche se si può consumare l'energia prodotta) ed è possibile solo vendere l'energia immessa in rete, con guadagni minori, sia per la remunerazione al kWh assicurata sia per il fatto che la vendita è soggetta a prelievo fiscale. La scelta della vendita, anziché l'autoconsumo, resta comunque obbligata per le attività che non consumano energia, come i capannoni utilizzati a deposito. Poi c'è l'inciampo del credito: non rientra certo nella mentalità dell'imprenditore destinare la liquidità di cassa a un business, quello energetico, diverso da quello a cui si è destinata la propria attività principale. Quindi gli imprenditori ricorrono comunque a prestiti o mutui per finanziare l'investimento sull'impianto.

La proverbiale ritrosia delle banche italiane al capital financing le porta di fatto a non accontentarsi della garanzia ventennale delle tariffe incentivanti, ma a puntare su altri ammortizzatori del rischio: per esempio fideiussioni, analisi dell'effettiva solidità industriale della Pmi, ipoteche, cambiali. Inoltre, se si ricorre al mutuo, la sottoscrizione di una polizza viene imposta dagli istituti di credito, e invece di una scelta diviene un obbligo.
«Il fotovoltaico resta una scelta ancor più attraente per l'industria rispetto al residenziale - afferma Ivano Conte, direttore commerciale impianti di Enerpoint -, anche per i benefici aggiuntivi del 5% per aree industriali. Inoltre, in caso di sostituzione di tetti contenenti amianto (il famigerato "eternit", ancora diffusissimo su tanti capannoni), c'è l'opportunità di godere un incremento delle tariffe incentivanti di cinque centesimi di euro/kWh che non muta con il tempo (e con il calare delle tariffe dei nuovi impianti via via che i mesi passano)». Tale agevolazione è, almeno in parte, cumulabile con i contributi alla rimozione dei tetti in amianto previsti da molte regioni e comuni, con bandi periodici. Da segnalare anche il bonus del 10% se si installa il 60% di pannelli o inverter made in Europe.

Tra gli ostacoli, la connessione in rete: i tempi in cui va completata la connessione non sono sempre rispettati dai gestori delle reti, soprattutto se l'impianto sorge lontano da zone per infrastrutturate e ha alta potenza nominale. I tempi per la realizzazione della connessione vanno da un minimo di 30 giorni lavorativi a un massimo di 90 giorni (aumentato di 15 giorni per ogni km di linea da realizzare in media tensione eccedente il primo).

Fonte : Il Sole 24 Ore

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