martedì 7 maggio 2013

Condòmini morosi e utilizzo dell'ascensore


Sei un condòmino moroso? Allora sali le scale a piedi.

Per i condòmini morosi ora c'è il badge per salire in ascensore. L’amministratore di condominio, con un buco di oltre 350.000 euro nel bilancio, decide di risolvere il problema dotando l’ascensore di una tessera elettronica che potrà essere utilizzata solo da chi è in regola con le rate condominiali.

E così dopo mesi di conti, proposte, solleciti di pagamento caduti nel vuoto,  ingiunzioni di pagamento da parte dei fornitori di utenze, l’amministratore di condominio ha pensato di rientrare delle quote dei morosi decidendo di puntare sull’unica cosa della quale tutti non potevano fare a meno: l’utilizzo dell’ascensore condominiale limitandone,in un palazzo di 18 piani, l’uso, e condizionandone l’utilizzo solo a chi era disposto a pagare il servizio.

Tutte le famiglie sono state quindi vincolate all’utilizzo mediante una tessera elettronica che abilita il funzionamento dell’ascensore. Per averla ogni inquilino deve pagare in tutto o in parte le spese condominiali arretrate. Gli arretrati sono ovviamente rateizzabili in base alle personali condizioni economiche. Ogni tessera elettronica è collegata a un’utenza e, per averla, ogni famiglia paga quello che può in funzione del debito. Al pagamento, si consegna la tessera che è attiva per un mese, scaduti trenta giorni, o l’inquilino versa un’altra rata, o la tessera viene disabilita e l’unica alternativa è salire a piedi. La tessera non ha nessun costo ma la finalità, è quella di ripianare il debito anche con modiche rate mensili. 

A prescindere l’utilità o meno del sistema escogitato, non sono naturalmente mancate le polemiche. In pochi giorni si è scatenata una vera e propria bagarre all’interno del condominio dove si sono succeduti avvocati, denunce e interventi della polizia chiamata per sedare gli animi. Ma l’iniziativa, nonostante la preventiva approvazione da parte della assemblea, non ha raffreddato gli animi che continuano a ribollire. 

Il capo espiatorio è stato ovviamente l’amministratore dello stabile che è stato accusato di un presunto abuso d’ufficio reo di non aver rispettato il regolamento condominiale, che richiedeva una maggioranza ben diversa da quella utilizzata. Ma l’amministratore, è sicuro di aver operato in piena regola in base alle norme vigenti.

L’art. 18 della legge di riforma della disciplina del condominio interviene infatti proprio sull’art. 63 disp. att. c.c. modificando la norma previgente, applicabile nell’ipotesi di condomini in ritardo nei pagamenti delle quote condominiali. 

Uno degli strumenti persuasivi individuati dall’art. 63 disp. att. c.c. per combattere le morosità condominiali è dato dalla possibilità di escludere il comproprietario, in ritardo con i pagamenti, dall’utilizzazione dei beni e dei servizi comuni.

Tuttavia, la suddetta misura restrittiva, nella precedente formulazione della norma, trovava applicazione unicamente nei casi:

- di espressa disposizione nel regolamento condominiale;
- di morosità superiori a sei mesi;
- concernenti servizi suscettibili di separato godimento.


Ora invece, la riforma ha introdotto delle notevoli novità:



FONTE : Condominioweb

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