venerdì 30 marzo 2012

La ricerca del condominio perfetto per migliorare la vivibilità

In un anno assegnate 170 case con esiti molto positivi

Questo il risultato del progetto pilota  avviato a Reggio Emilia con successo con l’obiettivo di creare microcosmi equilibrati per migliorare la vivibilità.

La formula "matematica" del condominio ideale è la seguente: tipologia del nucleo + nazionalità + peso sociale = composizione reale della società/comunità in cui è inserito.

Il condominio ideale quindi esi­ste: il calcolo prende in considerazione anzia­nità, provenienza, ambiente e persino le "nevrosi" che ognuno di noi si porta da bambino. 
Dall'idea di rimescolare gli in­dirizzi per creare microcosmi equilibrati, è nata a Reggio Emilia, tra le stanze dell'assessorato alle politiche sociali e gli uffici dell'Acer (azienda casa dell'Emilia Romagna), la formula del condominio ideale. Un esperimento unico in Europa, che per ora inci­de nell'assegnazione delle case popolari, ma che può essere uti­lizzato per migliorare la vivibilità di strade, quartieri e città. Chiavi in mano a chi ne ha diritto; ma l'indirizzo dell'alloggio non più casuale bensì assegnato grazie a quattro nuovi parametri, messi a punto con la collaborazione del Censis e della facoltà di Psicolo­gia dell'Università di Bologna: peso sociale, tipologia delle fami­glie, distribuzione etnica e con­dizioni ambientali.

Il peso sociale misura dipen­denze, malattie psichiatriche, problemi comportamentali o sociali, attribuendo a ogni inquili­no un punteggio in base a un si­stema già utilizzato dai Servizi sociali. Facendo una semplice addizione si ottiene il peso reale, che deve essere confrontato con quello medio degli aventi diritto. Nei condomini in cui la situazio­ne è migliore della media si pos­sono inserire nuovi casi sociali, negli altri no.

Il secondo parametro è la tipo­logia delle famiglie: più varia è, meglio è. Si parte dall'analisi del­la società, cioè dal conteggio de­gli anziani, delle giovani coppie, delle famiglie monoparentali. E si cerca di riprodurre l'equilibrio pianerottolo per pianerottolo.

Procedimento analogo per la di­stribuzione etnica: ogni condominio, per facilitare l'integrazio­ne ed evitare ghetti, dovrebbe riflettere un mondo sempre più va­rio.

Infine il contesto: accessibi­lità, barriere architettoniche, ambiente salutare. Quest’ultimo parametro verifica il risultato del calcolo precedente, conferman­dolo o annullandolo.

Facciamo un esem­pio concreto.

In uno dei condo­mini studiati, dei 44 apparta­menti quasi il 55% è assegnato ad anziani soli a fronte di una percentuale ideale del 24%. Intervenire sull’edificio significa aumentare il numero di famiglie dal 9% al 31%.

Dall'edilizia pubblica a quella privata.

La formula può essere impiegata anche per riqualificare quar­tieri difficili perché, una volta fotografata la situazione, il pubblico può inter­venire recuperando alloggi da destinare a studenti o giovani coppie. O ancora si possono pre­vedere quote di edilizia agevola­ta o si può agire sui costruttori affinché realizzino appartamenti di taglio diverso e quindi destina­ti ad acquirenti differenti.

Fermo restando che, per quanto per­fetta, nessuna formula matema­tica pacificherà un'assemblea condominiale, giovani o anziani, italiani o stranieri, single o con prole, l'attaccabrighe del piano di sotto è destinato a restare l’inevitabile costante o, quantomeno, un rischio.

Fonte: la Repubblica

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