Questo il risultato del progetto pilota avviato a Reggio Emilia con successo con l’obiettivo di creare microcosmi equilibrati per migliorare la vivibilità.
La formula "matematica" del condominio ideale è la seguente: tipologia del nucleo + nazionalità + peso sociale = composizione reale della società/comunità in cui è inserito.
Il condominio ideale quindi esiste: il calcolo prende in considerazione anzianità, provenienza, ambiente e persino le "nevrosi" che ognuno di noi si porta da bambino.
La formula "matematica" del condominio ideale è la seguente: tipologia del nucleo + nazionalità + peso sociale = composizione reale della società/comunità in cui è inserito.
Il condominio ideale quindi esiste: il calcolo prende in considerazione anzianità, provenienza, ambiente e persino le "nevrosi" che ognuno di noi si porta da bambino.
Dall'idea di rimescolare gli indirizzi per creare microcosmi equilibrati, è nata a Reggio Emilia, tra le stanze dell'assessorato alle politiche sociali e gli uffici dell'Acer (azienda casa dell'Emilia Romagna), la formula del condominio ideale. Un esperimento unico in Europa, che per ora incide nell'assegnazione delle case popolari, ma che può essere utilizzato per migliorare la vivibilità di strade, quartieri e città. Chiavi in mano a chi ne ha diritto; ma l'indirizzo dell'alloggio non più casuale bensì assegnato grazie a quattro nuovi parametri, messi a punto con la collaborazione del Censis e della facoltà di Psicologia dell'Università di Bologna: peso sociale, tipologia delle famiglie, distribuzione etnica e condizioni ambientali.
Il peso sociale misura dipendenze, malattie psichiatriche, problemi comportamentali o sociali, attribuendo a ogni inquilino un punteggio in base a un sistema già utilizzato dai Servizi sociali. Facendo una semplice addizione si ottiene il peso reale, che deve essere confrontato con quello medio degli aventi diritto. Nei condomini in cui la situazione è migliore della media si possono inserire nuovi casi sociali, negli altri no.
Il secondo parametro è la tipologia delle famiglie: più varia è, meglio è. Si parte dall'analisi della società, cioè dal conteggio degli anziani, delle giovani coppie, delle famiglie monoparentali. E si cerca di riprodurre l'equilibrio pianerottolo per pianerottolo.
Procedimento analogo per la distribuzione etnica: ogni condominio, per facilitare l'integrazione ed evitare ghetti, dovrebbe riflettere un mondo sempre più vario.
Infine il contesto: accessibilità, barriere architettoniche, ambiente salutare. Quest’ultimo parametro verifica il risultato del calcolo precedente, confermandolo o annullandolo.
Facciamo un esempio concreto.
In uno dei condomini studiati, dei 44 appartamenti quasi il 55% è assegnato ad anziani soli a fronte di una percentuale ideale del 24%. Intervenire sull’edificio significa aumentare il numero di famiglie dal 9% al 31%.
Dall'edilizia pubblica a quella privata.
La formula può essere impiegata anche per riqualificare quartieri difficili perché, una volta fotografata la situazione, il pubblico può intervenire recuperando alloggi da destinare a studenti o giovani coppie. O ancora si possono prevedere quote di edilizia agevolata o si può agire sui costruttori affinché realizzino appartamenti di taglio diverso e quindi destinati ad acquirenti differenti.
Fermo restando che, per quanto perfetta, nessuna formula matematica pacificherà un'assemblea condominiale, giovani o anziani, italiani o stranieri, single o con prole, l'attaccabrighe del piano di sotto è destinato a restare l’inevitabile costante o, quantomeno, un rischio.
Il peso sociale misura dipendenze, malattie psichiatriche, problemi comportamentali o sociali, attribuendo a ogni inquilino un punteggio in base a un sistema già utilizzato dai Servizi sociali. Facendo una semplice addizione si ottiene il peso reale, che deve essere confrontato con quello medio degli aventi diritto. Nei condomini in cui la situazione è migliore della media si possono inserire nuovi casi sociali, negli altri no.
Il secondo parametro è la tipologia delle famiglie: più varia è, meglio è. Si parte dall'analisi della società, cioè dal conteggio degli anziani, delle giovani coppie, delle famiglie monoparentali. E si cerca di riprodurre l'equilibrio pianerottolo per pianerottolo.
Procedimento analogo per la distribuzione etnica: ogni condominio, per facilitare l'integrazione ed evitare ghetti, dovrebbe riflettere un mondo sempre più vario.
Infine il contesto: accessibilità, barriere architettoniche, ambiente salutare. Quest’ultimo parametro verifica il risultato del calcolo precedente, confermandolo o annullandolo.
Facciamo un esempio concreto.
In uno dei condomini studiati, dei 44 appartamenti quasi il 55% è assegnato ad anziani soli a fronte di una percentuale ideale del 24%. Intervenire sull’edificio significa aumentare il numero di famiglie dal 9% al 31%.
Dall'edilizia pubblica a quella privata.
La formula può essere impiegata anche per riqualificare quartieri difficili perché, una volta fotografata la situazione, il pubblico può intervenire recuperando alloggi da destinare a studenti o giovani coppie. O ancora si possono prevedere quote di edilizia agevolata o si può agire sui costruttori affinché realizzino appartamenti di taglio diverso e quindi destinati ad acquirenti differenti.
Fermo restando che, per quanto perfetta, nessuna formula matematica pacificherà un'assemblea condominiale, giovani o anziani, italiani o stranieri, single o con prole, l'attaccabrighe del piano di sotto è destinato a restare l’inevitabile costante o, quantomeno, un rischio.
Fonte: la Repubblica
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