martedì 29 ottobre 2013

Il mercato immobiliare in montagna

 I motivi per cui il mercato degli immobili in montagna non ha oggi alcun appeal sono svariati : tasse, scarsa fiducia nella tenuta dei prezzi, spese di manutenzione sempre troppo alte da sostenere e ridotta liquidità i principali. Ma anche i timori legati alla tracciabilità dei flussi finanziari e la mancanza di incontro tra domanda e offerta sui prezzi di vendita. Inoltre a pesare, soprattutto sulla fascia medio bassa del mercato, è la difficoltà di accesso al mutuo.

Il 2013 è stato, finora, un anno negativo per le compravendite delle seconde case in alta quota. Secondo Scenari Immobiliari il numero complessivo non dovrebbe superare i 3.800 scambi nel corso dell'anno, il che significa un calo del 15,6% nei 12 mesi. Segno che l'investimento in una seconda casa ha preso altre direzioni magari verso l'estero.
Analizzando agli ultimi cinque anni si nota che il mercato si è quasi dimezzato, con un calo delle compravendite di oltre il 40 %. 
Scenari Immobiliari ha condotto un sondaggio presso le agenzie delle principali località di montagna, dal quale emerge che il 48% circa degli agenti immobiliari intervistati prevede di chiudere l'anno con un numero di compravendite simile a quello del 2012. Il 36% degli intervistati, invece, si aspetta un calo compreso tra il 5 e il 20 per cento. Soltanto il 16% del campione ha risposto di rilevare un miglioramento della propria attività. 
Bisogna però sottolineare che delle sorprese potrebbero arrivare negli ultimi mesi dell'anno, di solito i più vivaci per questo particolare mercato.

«L'interesse c'è, ma la domanda stenta a concretizzarsi in acquisto – spiega Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari –. Numerosi agenti immobiliari segnalano più chiamate in agenzia e anche un aumento delle visite, ma gli acquirenti sono frenati dall'incertezza politica e fiscale e dall'attesa per un ribasso dei prezzi». Perché comprare oggi quello che domani posso acquistare a meno? 
Dove si rivolge l'interesse? «Soprattutto a Cortina d'Ampezzo (Belluno), che lascia sperare in un miglioramento nel 2014. Ma la domanda è forte anche a Bormio (Sondrio), a Canazei (Trento) e in Val Gardena (Bolzano), da Selva a Santa Cristina e Ortisei, fino a Castelrotto» dice ancora Breglia. E al nuovo più che all'usato, perché garantisce la riduzione dei consumi.

In generale comunque si spende meno e i tagli che sono andati meglio sono quelli tra 200 e 500.000 euro. Per risparmiare qualcosa gli acquirenti non hanno disdegnato le zone limitrofe alle località principali, purché l'immobile oggetto dell'acquisto fosse di buon livello. Per esempio l'interesse per la Val di Fassa è stato pari a quello per Canazei e gli scambi nelle valli attorno a Bormio, seppur in un contesto molto statico, sono stati più vivaci che nel comune stesso. 
Anche a Corvara il mercato è quasi fermo, ma presso le agenzie c'è stata curiosità anche per le altre località dell'Alta Val Badia. Nella provincia di Aosta, invece, dove il mercato sta soffrendo, il lusso di Courmayeur (anche se a prezzi più contenuti) ha battuto l'offerta più competitiva di La Thuile e Morgex.
In molte trattative concluse, la domanda ha fatto il prezzo, anche con cali rispetto alla proposta di vendita del 25-30 per cento.

E i prezzi appunto? Si va da un minimo di 2.100 euro al metro quadro ad Andalo (il massimo nella stessa località è 3.800 euro al mq) a un massimo di 16.000 euro al metro a Cortina d'Ampezzo (il minimo nella località di lusso è di 11.500 euro al mq). In mezzo ci sono località come Madonna di Campiglio, peraltro la migliore come performance dei prezzi nominali (al lordo dell'inflazione) dal 2007 a oggi con un rialzo del 15,4% delle quotazioni, dove un metro quadro costa tra 6.000 e 9.000 euro oppure Selva di Val Gardena (+9,4% dal 2007 a giugno 2013) con valori compresi tra 4.500 e 7.600 euro al metro. Le località che hanno subito il più ampio calo dei prezzi dal primo semestre 2007 sono state Aprica, Andalo, l'Abetone e Macugnaga, con variazioni più ampie della media del -6,8% registrata nelle 30 località analizzate.

Anche Immobiliare.it registra una flessione generalizzata dei prezzi, con un'offerta cresciuta principalmente grazie all'ingresso del nuovo che ha sostenuto mediamente i valori. La fascia di pregio resta importante (mediamente l'offerta è pari al 12% del totale). Per quanto riguarda le regione sono sempre meno gettonate il Piemonte e la Valle d'Aosta, ma anche il centro sud-Italia, dove la domanda è decisamente crollata. Immobiliare.it registra poi un aumento dell'affitto stagionale, segno che in questo momento si preferisce rinviare un eventuale acquisto e ripiegare su una formula meno costosa per avere la casa in montagna.

FONTE : Il Sole 24 Ore

giovedì 24 ottobre 2013

A Venezia crolla il mercato immobiliare: vendite dimezzate in otto anni

I numeri sono da brivido: nel solo comune di Venezia, nel 2012, si sono vendute 2.000 case, la metà di quanto avvenuto nel 2004. Analogo trend anche in provincia, dove le compravendite sono diminuite di 7.000 unità in otto anni. E anche per il 2013 le attese sono negative. Secondo quanto riporta la Nuova di Venezia e Mestre, l’unica soluzione sarebbe abbassare la tassazione sugli immobili. A chiederlo è Alessandro Simonetto, presidente provinciale di Fimaa-Confcommercio. E dire che nei primi anni del 2000 Venezia era stata toccata da un autentico boom immobiliare. Poi, un declino sempre più rapido.

Situazione

Nel 2004 in provincia di Venezia erano state vendute circa 14.600 abitazioni. Nel 2012 il numero è sceso sotto quota 8.000. E molto simile è la situazione a Venezia, dove si è passati da 4.000 a 2.200 compravendite. Il trend per il 2013 è analogamente pericoloso: nel primo semestre sono state vendute, in provincia, 3.900 case in meno del 2004, mentre a Venezia 862. E il confronto è impietoso perfino con lo scorso anno, dove in provincia sono state vendute 593 abitazioni in meno rispetto al 2012. Stabile Venezia, che ha fatto registrare 6 transazioni in più.

Perdita stimata

Dal momento che la tipologia di immobile più gettonata è 80 metri quadri per un costo medio di 180mila euro, si può empiricamente stimare in un miliardo e 200 milioni la perdita nella provincia e in 350 milioni quella solo a Venezia.

Rimedi

Secondo Alessandro Simonetto, “per dare fiducia al mercato e per farlo ripartire serve una contrazione della tassazione sulle”: Dal punto di vista degli investimenti, “non è più pensabile costruire ancora case, come è successo in particolare nel 2003, dato che restano vuote come dimostrano le circa 3mila abitazioni invendute di Mestre. In questo momento bisogna puntare sugli interventi edilizi, sulle ristrutturazioni sul recupero dell’esistente”.

FONTE: Il Ghirlandaio

A Londra esplodono i prezzi degli immobili

Quattro quartieri londinesi fanno parte di un club esclusivo, quello del “million pound club”. 

Si tratta di Kensington&Chelsea, Westminster, Hammersmith & Fulham e Camden, dove il prezzo medio di una casa è, appunto, di un milione di sterline (circa 1,3 milioni di euro). Ovviamente si parla di regge principesche degne di pop star ed emiri: per quelle servono anche 100 milioni di sterline. Il problema del prezzo degli immobili, però, sta diventando davvero difficile da arginare nella capitale inglese. Nell’ultimo mese i prezzi si sono alzati di oltre il 10%, con un aumento medio di 50.000 sterline (60.000 euro). E il rischio bolla si avvicina sempre più.

A Londra si sta verificando un fenomeno che esula in qualche modo dalle dinamiche della crisi: mentre il mondo diventava preda dell’incertezza, e quello del mattone subiva durissimi colpi (basti pensare a quanto sta succedendo in Italia o a quanto accaduto a Dubai), a Londra il valore delle case ha continuato a crescere anche dopo la crisi del 2008. Il problema è che se prima i rendimenti salivano moderatamente, ora si sta assistendo a un’impennata difficile da arginare.

Questo crea due problemi: il primo riguarda la middle class, che ha perso la possibilità di acquistare immobili a prezzi così elevati. Così è costretta ad abbandonare Londra per trasferirsi nei sobborghi o, addirittura, in altre città. Il paradosso è che gli investitori che si aggiudicano questi immobili sono, nella maggior parte dei casi, stranieri. Il risultato è che i quartieri signorili stanno diventando sempre più deserti.

L’altro problema è di carattere economico: il timore di una nuova bolla speculativa che possa deprimere la situazione, sulla falsa riga di quanto avvenuto nel 2008, quando la facilità di accesso ai mutui creò nei paesi anglosassoni i prodromi per la grande crisi di cinque anni fa. La preoccupazione è tale che persino un ministro del Governo inglese, Vincent Cable, ha dichiarato che “un boom immobiliare di questo genere è insostenibile e pericoloso”. 

Fonte: Il Ghirlandaio

2013 Indagine Tecnoborsa. Mercato immobiliare nelle sei maggiori città italiane e previsioni 2014

Comportamenti delle famiglie e previsioni 2014

Meno compravendite e più locazioni.

La ricerca ha analizzato le transazioni relative al settore residenziale effettuate dalle famiglie che vivono nelle maggiori città italiane (Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo e Genova) negli anni 2011-2012 e quelle previste per il 2013-2014.

In occasione della presentazione della ricerca, lo  scorso 11 ottobre a Roma,il presidente di Tecnoborsa Valter Giammaria ha affermato: “Nel biennio appena trascorso solo il 4,4% degli intervistati ha acquistato un’abitazione e, rispetto all’Indagine 2011 c’è stato un calo di 0,3 punti percentuali (ossia del -6,4%). Tra le grandi città la più attiva è stata Roma con il 5,8% di transazioni per acquisti di immobili”.

Utilizzo dell'immobile da parte delle famiglie acquirenti

- Abitazione principale (81,6%), motivazione in salita, che sale riporta ai valori del 2005;
- seconda casa vacanze (11,2%) e desiderio di effettuare un investimento (5,9%), (entrambe le percentuali sono rimaste invariate rispetto al 2011);
- seconda casa per parenti prossimi (1,4%). Questa quota rappresenta un minimo storico, scendendo di ben 5,3 punti percentuali rispetto all’Indagine precedente.

Motivi di scelta nella scelta dell’abitazione principale. 

I fattori determinanti per l'acquisto sono stati i seguenti:

- dimensione (70,9%);
- vicinanza al luogo di lavoro (44,5%);
- vicinanza a servizi e alle aree commerciali (40,4%);
- comfort e qualità delle rifiniture (40,4%);
- prezzo (37,3%);
- ubicazione in zona centrale (27,4%);
- vicinanza ai parenti prossimi (25%);
- vicinanza ad aree verdi (25%);
- vicinanza dei trasporti pubblici (24%);
- tranquillità della zona (22,9%);
- facilità di parcheggio (16,1%);
- ubicazione in zona periferica (12%);
- ubicazione in zona vicina alle principali vie di comunicazione (11,6%).

Meno appetibili invece sono risultate l’ubicazione in zona in fase di riqualificazione e le caratteristiche orientate al risparmio energetico.

Questo evidenzia come, seppure gli italiani stiano diventando più sensibili a questo date, ancora oggi non risulta determinante nella scelta della casa da acquistare.

Il taglio più richiesto.

- Bilocale (28,5%) è ancora il più richiesto;
- trilocale (27,7%), abbastanza richiesto ma in calo rispetto alle rilevazioni precedenti;
- quadrilocali (25,1%) e quelli con 5 e più vani (10,6%) a seguire.

Solo l’8,1% ha comprato monolocali, anche se è la percentuale più elevata riscontrata dal 2005 a oggi.

Stato dell’immobile.

Rilevante la preferenza per quelli abitabili o da ristrutturare:

- il 13,4% ha acquistato un immobile nuovo;
- il 24,9% uno ristrutturato;
- il 33,2% uno abitabile;
- il 28,5% uno da ristrutturare.

Secondo il presidente di Tecnoborsa “Questo dipende molto probabilmente dal fatto che gli alloggi che non sono in buone condizioni costano meno al momento dell’acquisto e possono essere poi ristrutturati in un secondo tempo, anche ricorrendo agli incentivi fiscali che hanno riscosso un discreto successo negli ultimi anni grazie alla loro inconfutabile convenienza”.

Le vendite.

Solo il 2,8% degli intervistati ha venduto almeno un’abitazione nel biennio 2011-2012, valore inferiore di 0,3 punti percentuali rispetto a quello rilevato nell’Indagine precedente.

Le vendite avvenute hanno riguardato prevalentemente:

- le abitazioni principali (55,5% di coloro che hanno venduto), fenomeno fortemente in crescita rispetto all’Indagine 2011, anche se non si sono raggiunti i valori del 2009;
- le abitazioni tenute per parenti prossimi (25%);
- le seconde case destinate alle vacanze (17,5%);
- le case per investimento (2%).

Dal confronto con il 2011 emerge che è aumentata la percentuale di chi ha venduto una casa per parenti prossimi e l’abitazione principale, mentre è scesa in modo significativo quella di chi ha ceduto una casa acquistata per investimento.

Motivo della vendita

- Predominante  la sostituzione con un’altra abitazione principale (41,5%);
- elevata anche la quota di chi ha venduto per bisogno di liquidità (38%); 

a seguire, con valori molto inferiori:

- per fare altri investimenti immobiliari (10%);
- per effettuare investimenti finanziari (7%);
- per acquistare una seconda casa vacanze (2%), o per parenti prossimi (1,5%).

Rispetto al biennio precedente risultano aumentate le percentuali di chi ha venduto per fare investimenti alternativi o per l’esigenza di svincolare ricchezza.
Per contro, sono diminuite le quote legate alle altre motivazioni e questo, molto probabilmente, è legato all’aumento del costo delle seconde case, per cui le famiglie sono propense a tenere solo quelle a reddito.

Dall’incrocio tra il tipo di abitazione venduta e il motivo della vendita è emerso che il 70,3% di coloro che hanno venduto un’abitazione principale l’hanno fatto per acquistare un’altra abitazione principale, mentre il 20,7% per bisogno di liquidità; quest’ultimo dato è abbastanza allarmante, perché anche coloro che hanno ceduto altre tipologie di abitazione lo hanno fatto principalmente per svincolare ricchezza.

Il mercato delle locazioni : la domanda.

Il 3% degli intervistati ha preso in affitto un immobile nel biennio considerato, e sono state per lo più coppie giovani senza figli che prendono in locazione una casa per creare un nuovo nucleo familiare, non potendola acquistare visto che i capofamiglia svolgono professioni non altamente remunerate; oppure persone mature con un buon titolo di studio e con occupazioni dirigenziali che molto probabilmente affittano un immobile per esigenze lavorative. Le città più attive sono state Milano e Torino.
Rispetto all’Indagine precedente il fenomeno ha subito una crescita di 0,7 punti percentuali.

L’offerta.

Nel biennio 2011-2012 sono saliti coloro che hanno dato in locazione un bene (2,8%), con un lieve incremento della quota di chi ha affittato un immobile rispetto a quanto rilevato nelle due Indagini precedenti, perché le famiglie preferiscono mettere a reddito un immobile inutilizzato, anche a seguito dell’inasprimento fiscale.

I mutui

Tra coloro che hanno acquistato una casa, il 49,2% ha dichiarato di aver fatto ricorso a un finanziamento o a un mutuo, “valore decisamente inferiore a quelli riscontrati in passato; va segnalato che per tutto il 2011-2012 è continuato il trend decrescente delle famiglie che hanno fatto ricorso a una forma di finanziamento per comprare un’abitazione, dato suffragato anche dalle fonti bancarie ufficiali”, ha dichiarato Giammaria, presidente Tecnoborsa.

Prevalentemente, ricorrono ai mutui/finanziamenti:

- il 58,2% di coloro che hanno acquistato un’abitazione principale;
- il 19% di chi lo ha fatto per investimento;
- il 5% di chi ha preso una seconda casa vacanze.

In pratica, ci si indebita o per mettere a reddito o per acquistare un’abitazione principale.

Differenze rispetto al 2011:

- è cresciuta la quota di coloro che hanno acceso un mutuo compreso tra il 21% e il 40% del prezzo pagato per l’immobile;
- sono scesi notevolmente coloro che hanno preso un mutuo che copre dal 41% al 60% (28,1%);
- bassissima è la percentuale di chi ha scelto un finanziamento che va dal 41% al 60% del valore del bene acquistato
.
Non risultano mutui che coprano oltre il 60% del prezzo pagato, dato coerente con le politiche restrittive adottate dagli istituti di credito negli ultimi anni.
Circa l’86% delle famiglie che hanno acceso un mutuo negli ultimi due anni ha impegnato mediamente fino al 40% del proprio reddito annuo per il pagamento delle rate, il che denota una certa prudenza sia da parte dell’istituto che eroga il finanziamento sia da parte delle famiglie.
Il 13% ha impegnato per la rata dal 40% al 50% del proprio reddito; solo l’1,1% oltre il 50%.

Dall’analisi delle garanzie richieste dagli istituti di credito è emerso che nel 32% dei casi, oltre all’ipoteca sul bene acquistato, è stata richiesta dalla banca una garanzia aggiuntiva:

- un 19,6% di costoro ha dovuto fornire un’ulteriore garanzia ipotecando anche un secondo bene;
- un 30,4% è ricorso alla fidejussione bancaria di un terzo;
- ben il 62,5% ha dovuto sottoscrivere una polizza assicurativa a copertura di parte del capitale erogato.

Previsioni per il biennio 2013-2014

L’1,8% degli intervistati dichiara di avere intenzione di acquistare un’abitazione e, dalla comparazione con le precedenti Indagini sulle sei grandi città si evidenzia quanto già registrato per le transazioni nel loro complesso: continua il trend decrescente della quota di chi ha intenzione di acquistare. Tuttavia, le città più attive dovrebbero essere Napoli e Milano.

Perché comprare

Chi pensa di farlo è spinto dalla necessità di acquistare un’abitazione principale (56,2%), quindi, chi acquisterà nel prossimo futuro lo farà prevalentemente per la necessità di avere una casa propria o per migliorare le proprie condizioni abitative.
Al secondo posto, con un notevole divario, si trova chi pensa di acquistare per investire il proprio capitale (24,6%), seguito da coloro che intendono acquistare una seconda casa per parenti prossimi (12,7%). Infine, vi sono coloro che vorrebbero acquistare la seconda casa per le vacanze (6,5%).
Rispetto all’Indagine 2011 è scesa notevolmente la quota di chi vorrebbe prendere una seconda casa per vacanze ed è stato registrato un calo anche tra chi pensa di prenderne una per investimento; viceversa, è salita la quota di chi pensa di acquistare un’abitazione principale o per parenti prossimi.

Perché vendere

Nel biennio 2013-2014 solo l’1,8% delle famiglie intervistate ha intenzione di vendere un immobile e le città in cui ci saranno più offerte di vendita dovrebbero essere Roma e Torino.
Il Presidente di Tecnoborsa ha sottolineato: “In termini di intenzioni, il mercato delle compravendite immobiliari sembra stia raggiungendo un punto di equilibrio; infatti, la percentuale di famiglie che hanno dichiarato le intenzioni di acquisto uguaglia le intenzioni di vendita, mentre nel 2011 il gap era di 2,2 punti percentuali, nel 2007 di 4,2 punti e nel 2005 di 10 punti”.

- La motivazione predominante che induce alla vendita di un’abitazione è l’esigenza di acquistare un’altra abitazione principale (48,3%);
- al secondo posto c’è chi pensa di vendere per bisogno di liquidità (32,3%);
- al terzo posto chi intende vendere per fare altri investimenti immobiliari (9,7%);
- al quarto posto, a parità di punteggio, c’è chi pensa di cedere un’abitazione per fare investimenti finanziari (6,5%), 
- seguito da chi vorrebbe acquistare una seconda casa per parenti prossimi (3,1%);
Nessuno prevede di vendere per prendere una seconda casa vacanze.

In base al confronto con l’ultima Indagine, è scesa notevolmente la quota di chi intende vendere per fare altri investimenti immobiliari o per acquistare una seconda casa per parenti prossimi e/o vacanze; sale, invece, la percentuale di chi pensa di vendere per sostituire l’abitazione principale, mentre non compaiono variazioni significative per le altre motivazioni.

Fonti: TECNOBORSA, Newsattico.it

mercoledì 23 ottobre 2013

Mercato immobiliare 2013 : analisi TECNOBORSA


L'analisi TECNOBORSA evidenzia una decelerazione del trend negativo del mercato immobiliare italiano nel II trimestre dell'anno mentre, con una flessione degli scambi del 7,7% rispetto allo stesso periodo del 2012, il volume delle compravendite immobiliari si attesta a quota 242.817. 

Per quel che concerne l'offerta, la crescita iniziata a ottobre 2012 è proseguita senza sosta e, nel I semestre del 2013, l'indice dell'offerta in vendita è cresciuto del 5%. Tuttavia, la disponibilità sul mercato di immobili in vendita resta di molto superiore a quella di immobili in locazione, data la scarsa propensione degli Italiani ad affittare le proprietà: evidentemente, la tradizionale diffidenza degli italiani a locare sta lasciando spazio a un maggior bisogno di mettere a reddito gli immobili, bisogno che si unisce a un accresciuto timore per quel che riguarda le tasse da pagare sugli immobili sfitti. Si sono mossi coloro che hanno un capitale da destinare interamente all'acquisto dell'abitazione o che hanno fatto ricorso a finanziamenti contenuti, dal momento che la concessione del credito resta ancora selettiva e attenta, creando ancora una volta una barriera all'acquisto immobiliare; la disponibilità di spesa è comunque in diminuzione.

Nel primo semestre 2013, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, il costo degli affitti nelle città metropolitane si è ridotto mediamente dell'1,6%, con Bari e Bologna che registrano il calo maggiore (-6,9% e -6%) e Roma e Torino che contengono la flessione sotto il 2%.500 milioni di euro è la perdita di gettito per l'erario causata dalla cedolare secca nell'ultima annualità, senza risultati di emersione del nero e riduzione dei canoni.

Per quanto riguarda il valore delle consistenze dei mutui, in Italia si registra un calo dello stock che passa dai 317.595 mln di euro del I trimestre del 2011 ai 297.401 mln di euro del I trimestre del 2013, con un calo nell'ordine del -6,4%. Durante questi primi mesi del 2013 il mercato dei mutui alla famiglia ha privilegiato l'accesso al credito a mutuatari di età media. La surroga o portabilità, a questi livelli di spread, non è più economicamente conveniente per il cliente e viene anche considerata più rischiosa dagli istituti di credito, per questi motivi viene meno praticata rispetto al recente passato.

A livello europeo, mentre nel 2012 tutti i Paesi avevano segnato un calo del fatturato - fatta eccezione per la Germania - il 2013 termina con una situazione più differenziata: prosegue il calo della Spagna, anche se in modo meno accentuato rispetto agli anni precedenti; una lieve flessione anche in Francia, in considerazione dell'andamento negativo dell'ultimo semestre; gli altri Paesi dovrebbero chiudere l'anno con il segno positivo, guidati dall'andamento brillante della Germania.

Fonte: TECNOBORSA

mercoledì 16 ottobre 2013

Prorogate al 2014 dalla Legge di Stabilità le detrazioni per riqualificazione energetica 65 % e per ristrutturazioni e acquisto di mobili 50 %

Prorogati di un anno, fino al 31 dicembre 2014, l'ecobonus del 65% per gli interventi di riqualificazione energetica, le detrazioni del 50% per le ristrutturazioni e l'acquisto di mobili ed elettrodomestici. Nella legge anche il sostegno alle infrastrutture, la nuova Service Tax e la dismissione degli immobili pubblici.

Sono questi i punti principali della Legge di Stabilità per il 2014, approvata dal Consiglio dei Ministri nella tarda serata di ieri, con interventi per 27,3 miliardi di euro nel triennio 2014-2016, di cui 11,6 nel 2014.

Confermati Ecobonus 65% e ristrutturazioni e bonus mobili 50%

Sono prorogate fino alla fine del 2014 le detrazioni fiscali del 65% per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, e del 50% per le ristrutturazioni e l'acquisto di mobili ed elettrodomestici, mantenendo le attuali aliquote, per poi decrescere progressivamente a partire dal 2015. Fondi stanziati per un miliardo di euro.

Service Tax

La Legge di Stabilità riordina anche il sistema di tassazione locale. Invece di IMU e TARES si istituisce una tassa sui servizi municipali il cui gettito andrà interamente ai Comuni. La nuova Service Tax (che dovrebbe chiamarsi TRISE) sarà composta di due parti. Una (che dovrebbe chiamarsi TARI) servirà a coprire i costi del servizio di raccolta rifiuti, sarà calcolata in base ai metri quadrati o alla quantità di rifiuti e sarà versata da chi occupa l’immobile, cioè sia proprietari che inquilini. Gli inquilini non dovrebbero però pagare l'imposta piena, ma tra il 10% e il 30% dell'importo.
L’altra (che si potrebbe chiamare TASI) consisterà invece nella tassa sui servizi indivisibili offerti dai comuni, verrà calcolata sui metri quadrati o sul valore catastale e sarà pagata dai proprietari.

Il Sicet Cisl, ha già denunciato una disparità di trattamento a carico dei proprietari che affittano un'abitazione. Poichè sugli immobili diversi dall'abitazione principale l'Imu non è stata abolita e la Service Tax sostituisce e contiene al suo interno anche l'Imu, i proprietari che mettono in affitto una casa pagherebbero due volte.

Per diventare operativi, i contenuti della Legge di Stabilità dovranno essere confermati dal Parlamento.

FONTE : www.edilportale.com

Scovati dal Fisco 1.200.000 immobili fantasma

Terminata l’operazione per l’emersione degli immobili fantasma, come risultato degli accertamenti condotti, sono state iscritte al catasto fabbricati circa 1,2 milioni di case, prima sconosciute.

L’operazione, iniziata nel 2007 con la sovrapposizione delle foto aeree alle mappe catastali, ha evidenziato 1,2 milioni di immobili non dichiarati. In più della metà (769.000 immobili) dei casi è stato possibile attribuire una rendita definitiva per una somma di 537 milioni di euro, mentre agli altri 492.000  è stata attribuita una rendita presunta per un totale di 288 milioni di euro.

Secondo il dipartimento delle Finanze, l’operazione potrebbe portere un gettito complessivo di circa 589 milioni di euro ripartiti in questo modo: 444 milioni potrebbero derivare dall’Imu, altri circa 137 milioni dalle imposte sui redditi, come Irpef e cedolare secca, e circa 7,5 milioni dall’imposta di registro sui canoni di locazione.

Sono state controllate 2,2 milioni di particelle del catasto su cui era stata segnalata la presenza di costruzioni da accatastare e, anche se in alcuni casi gli accertamenti hanno portato ad escludere qualunque irregolarità, sono state comunque accertate oltre 1,2 milioni di unità immobiliari urbane non dichiarate.

FONTE: www.edilportale.com

Marche: Piano Casa prorogato fino al 31.12.2013

Previste varianti al PRG per ampliare le attività produttive e nuovi premi volumetrici per la riqualificazione urbana.

Prorogato fino al 31 dicembre 2014 il Piano Casa della regione Marche. Con LR 24/2013 che ha modificato la LR 22/2011 sulla riqualificazione urbana sostenibile, è stato disposto  lo slittamento dei termini per la presentazione delle istanze di ampliamento e sostituzione edilizia.

Secondo le ultime modifiche è possibile l’adozione di varianti a PRG vigenti per l’ampliamento di attività produttive, purché le nuove aree siano contigue a quelle già edificate non più vincolate come in precedenza, al non superamento del limite del 10% della superficie esistente.

Per quanto riguarda la riqualificazione intercomunale, sono stati incrementati i premi volumetrici definiti nei Programmi operativi di riqualificazione urbana (PORU) che, in variante ai Piani regolatori generali (PRG), sono adottati dai Comuni per gestire la qualità urbana, il paesaggio e le prestazioni energetiche e ambientali degli insediamenti.

Più precisamente, gli indici edilizi e urbanistici, le destinazioni d’uso e l’assetto urbanistico definiti nei PORU possono essere determinati anche in variante ai PRG,  purchè l’incremento della volumetria o della superficie del complesso di aree oggetto di riqualificazione non superi il 20% (prima 15%), aumentabile al 25% (prima 20%) con concorso di progettazione.

FONTE : www.edilportale.com 

Lo Stato garantirà per l'acquisto di prime case in Classe A,B,C

Un emendamento al ddl per la conversione del DL 102/2013 su Imu e politiche abitative, approvato dalle Commissioni Bilancio e Finanze della Camera, ha previsto un sostegno all’acquisto di case in classe energetica A, B e C e agli interventi di ristrutturazione ed efficientamento energetico. 
Lo Stato garantirà quindi per l’acquisto di prime case in classe A, B e C

Sostegno finanziario per l’acquisto di case efficienti
Inizialmente la Cassa Depositi e Prestiti aveva stanziato 2 miliardi di euro per fare da garante per l’erogazione di nuovi mutui per l’acquisto della prima casa e per sostenere interventi di ristrutturazione ed miglioramento dell'efficienza energetica degli immobili .

Ora, secondo l'emendamento approvato, c'è ancora il sostegno agli interventi di riqualificazione edilizia ed energetica degli edifici, ma l’erogazione dei fondi, come garanzia dei mutui, sarà indirizzata principalmente all’acquisto di abitazioni principali che rientrano in classe energetica A, B o C con priorità alle giovani coppie e alle famiglie numerose.

Oltre a dare nuovo impulso alle certificazioni energetiche e alle riqualificazioni energetiche degli edifici questo emendamento potrebbe rivitalizzare anche il settore delle compravendite immobiliari.

Politiche per l'abitatazione
Altri emendamenti approvati redistribuiscono inoltre le risorse stanziate per il nuovo Piano Casa. Al Fondo istituito dal DL 112/2008 per consentire l’accesso al credito per l’acquisto della prima casa a giovani coppie, nuclei familiari monogenitoriali e under 35 con contratti di lavoro atipico, saranno destinati 20 milioni, cioè 10 milioni per ciascuno degli anni 2014 e 2015. Molto meno quindi della previsione iniziale di 60 milioni.

Sale invece a 100 milioni, da ripartire tra il 2014 e il 2015, la dotazione del Fondo nazionale per l’accesso alle abitazioni in locazione, mentre la prima versione del decreto destinava complessivamente soltanto 60 milioni. Il Fondo a sostegno degli inquilini morosi incolpevoli avrà sempre una dotazione di 20 milioni per il 2014 e altrettanti per il 2015. Ai fondi potranno però accedere soltanto quei Comuni che alla data di entrata in vigore della legge di conversione abbiano avviato bandi o altre procedure amministrative per l'erogazione di contributi in favore degli inquilini.

Il Ministero dell’Economia, che doveva ripartire le risorse tra le Regioni, dovrà stabilire anche i criteri e le priorità da rispettare nei provvedimenti comunali che dettano le condizioni di morosità incolpevole e che consentono l'accesso ai contributi.

In base a quanto approvato, infine,  per l'accesso ai fondi, il Governo darà la priorità alle Regioni che abbiano emanato norme per la riduzione del disagio abitativo e che prevedono percorsi di accompagnamento sociale per i soggetti sottoposti a sfratto.

FONTE: www.edilportale.com