venerdì 24 febbraio 2012

Quanto costa comprare casa all'estero

Comprare casa all'estero: dove conviene?

Sempre più italiani comprano casa all’estero (non solo per le vacanze). Non è più una scelta di vita ma rappresenta un valido investimento.

Quest’anno, secondo stime di Scenari immobiliari, gli italiani hanno comprato all’estero 35mila case (+5,7% rispetto al 2010), con un investimento di 4,2 miliardi di euro. Il compratore medio italiano ha cercato una ?residenza compresa fra 100mila e 150mila euro, da pagare in contanti. Paola Gianasso, esperta di mercati internazionali per Scenari Immobiliari "I cicli dei mercati sono difficili e a volte imprevedibili. Prima si cercavano il rendimento elevato e l’acquisto in un’ottica speculativa, adesso si punta a beni-rifugio e quindi si va verso mete dove le svalutazioni saranno minime. Ciò significa che prima si acquistava un immobile, spesso prestigioso, con l’intento di guadagnare rivendendolo o affittandolo. Adesso invece si compra il mattone, anche estero, non per rivenderlo, ma per usarlo personalmente, anche solo per andare in vacanza.
 
Ma dove scelgono di comprare la casa gli italiani? Gianasso: "Gli Stati Uniti sono stati meta di elevati acquisti fino all'anno scorso per via del doppio vantaggio: il cambio valutario favorevole e il calo dei prezzi". Invece nel primo semestre del 2011 sono aumentati gli acquisti in Spagna (18%, era il 15% nel 2010), in Grecia (15% contro 12%) e nell’Europa dell’Est (14% contro il 16% dell’anno scorso). Gli Stati Uniti però vincono ancora : 24% (27% nel 2010).
 
Le città universitarie. Quando si è costretti ad acquistare per motivi di lavoro o di studio c’è poco da scegliere: si compra dove si deve andare. Però anche in questo caso si può fare un buon investimento: nelle città universitarie infatti, dato l'afflusso di studenti che cercano case in affitto, il valore dell'immobile è garantito. Chi si sposta per lavoro, invece, compra nelle metropoli, dove il valore immobiliare è molto alto.
 
Le città europee più ambite (non solo dagli italiani) sono Londra e Parigi. L’enorme richiesta alza i prezzi. A Londra il costo a metro quadro oscilla tra 9.700 euro e 15.800 euro. A Parigi è tra 8.000 euro e 11.900 al metro quadrato. In Germania si possono fare buoni investimenti. Tra le capitali è un buon investimento Berlino. I prezzi sono inferiori a molte altre città europee: si va da 3.750 euro a 4.700 a mq.
Spiega Dario Castiglia, presidente di Remax Italia: "A Berlino il riscontro è positivo: è una città giovane, seconda metropoli al mondo per offerta culturale e al nono posto per innovazione in un Paese solido per crescita e mercato del lavoro". I costi per acquistare un immobile sono compresi tra il 10-12% del prezzo, suddivisi tra tasse, oneri del notaio, eventuali spese di traduzione del rogito, imposta di registro, compensi per l’agente o consulente immobiliare.
 
La Svizzera e le sue leggi. In Svizzera sono stati 1.655 gli acquisti di immobili residenziali degli italiani nel 2010 (il 5% degli investimenti totali delle famiglie all’estero) e 2mila sono previsti entro il 2011 (dati Scenari Immobiliari).
Non avendo risentito della crisi immobiliare, i prezzi già alti dovrebbero salire ancora e vanno da 4.600-8.200 euro mq delle zone di pregio di Ginevra a 9.000-14.000 al mq di Montreux. A Lugano si acquista a partire da 5mila euro, mentre in Engadina si va da 6.000 Euro fino a 40.000 Euro per proprietà di lusso  a Sankt Moritz. Comprare in Svizzera se non si è residenti è difficile: vige una legge che regola gli acquisti immobiliari da parte di stranieri, applicata in maniera diversa da ciascun Cantone con variazioni persino da una località all’altra.
 
Comprare per turismo. Se si decide di comprare all’estero per turismo, i prezzi possono scendere scegliendo i Paesi dove le case costano ancora meno, per esempio Spagna, Grecia e l’est europeo. In questi casi meglio optare per località che attraggono visitatori: l’immobile sarà al sicuro da crolli di valore.
 
La caduta dei prezzi in Spagna. In Spagna l’offerta di immobili in eccesso è pari al 4% del totale (in numeri assoluti circa un milione di abitazioni in più rispetto alla richesta) con conseguente caduta dei prezzi. Dal 2007 a oggi la diminuzione del costo è stato del 15% e si prevedono nuovi cali per il futuro.
Alcuni prezzi: a Barcellona il costo medio è di 4.000 euro mq, a Marbella tra 1.500 e 3.700 euro. A Madrid per appartamenti con superfici di circa 50 mq il prezzo si aggira  intorno ai 70mila euro. Tasse incluse. Di solito in Spagna nel prezzo di vendita sono incluse le tassazioni. Le spese notarili dipendono dall'edificio (da 0,5 al 1,2%): per un importo di 500.000 euro si pagano 975 Euro, per 150.000 Euro si pagano 810 Euro.
 
Individuato il Paese, ecco alcuni consigli per acquistare casa all’estero.
1) Recarsi nella città scelta e trovare un’agenzia immobiliare seria o valutare di persona le offerte immobiliari. andare più volte, per rendersi conto del luogo nelle varie stagioni.
2) Per evitare sgradite sorprese verificare che l’immobile che s’intende acquistare sia libero da ipoteche, trascrizioni di atti processuali ecc.
3) Consultare un notaio/avvocato  per garantire qualsiasi contratto, preliminare o definitivo.
4) All’atto del rogito (ma sarebbe bene averlo anche durante le trattative) è obbligatoria la presenza di un interprete.
 
Mutui e altro. Altre cose da sapere: Per quanto riguarda il mutuo, considerando che le disposizioni catastali e di ipoteca possono cambiare fra i vari Stati, non è possibile perfezionare la pratica con una banca italiana ma bisogna ricorrere a un istituto situato nel paese dove è l’immobile. Qualche passo però lo si può compiere già dall’Italia. Ad esempio Barclays offre ai clienti internazionali l’accesso alle offerte di mutui locali attraverso i siti web delle divisioni straniere.
 
Le tasse, come fare? Quando si prende una casa all’estero bisogna pagare le tasse anche nel Paese in cui si acquista. Prima di comprare è bene informarsi su quanto si pagherà (spesso la quota cambia da una regione all’altra nello stesso Paese). Inoltre da quest’anno c’è una novità: il nostro governo ha appena introdotto una tassa che riguarda le case degli italiani all’estero: si chiama Ivie (Imposta sul valore degli immobili situati all’estero) e per calcolarla basta applicare un’aliquota dello 0,76% sul valore della casa stabilito nell’atto di acquisto oppure, in assenza di quest’ultimo, sul valore corrente di mercato nel luogo in cui si trova. Esempio: per un’abitazione che vale 100.000 euro, ogni anno si pagheranno 760 euro (100.000 x 0,76%).

Fonte: IngDirect

Ancora sulla nuova imposta sui fabbricati all'estero : IVIE



l’IVIE rappresenta senza dubbio una novità assoluta per coloro, che, residenti in Italia, risultino proprietari di abitazioni o fabbricati all’estero.

In merito all’imposta che graverà sugli immobili all’estero (IVIE), ricordiamo, che il Governo Monti ha previsto dall’applicazione di tale imposta, un gettito annuale di circa 99 milioni di euro,
in considerazione dell’ingente patrimonio immobiliare che gli italiani detengono all’estero.

Tale imposta colpirà tutte le persone che possiedono la proprietà o siano titolari di un altro diritto reale su un immobile destinato a qualsiasi uso.

Più precisamente, sono soggetti passivi dell’imposta (obbligati al versamento) tutte le persone fisiche residenti in Italia e non solo, quindi, il cittadino italiano che è proprietario di immobili all’estero, ma anche tutti gli stranieri comunitari o extracomunitari regolarmente residenti in Italia, che abbiano un immobile nel proprio Paese di origine. Per esempio, un cittadino tedesco, marocchino o cinese, se regolarmente residenti in Italia, dovranno pagare l’imposta per gli immobili che possiedono a Berlino, a Casablanca o a Pechino.

Occorre rilevare a titolo meramente informativo, che l’IVIE graverà solo sulle persone fisiche
non menzionando le persone giuridiche che non sarebbero considerate come soggetti passivi, quindi, escluse dall’ambito di applicazione. Ad oggi, le società che possiedono immobili all’estero sono escluse dal pagamento dell’imposta.

In merito alla aliquota, occorre rilevare che la legge prevede l’applicazione di una aliquota pari al 0,76% sul valore degli immobili risultanti dall’atto di acquisto (rogito notarile) o in mancanza, sul valore corrente di mercato in cui è ubicato l'immobile. Per ciò che concerne il calcolo per determinare l’imposta, in molti casi, si presenteranno dei problemi, sia dovuti al valore indicato nell’atto di acquisto, perché espresso in valuta estera, che negli anni potrebbe essersi svalutata, sia per la cifra indicata come prezzo perchè "irrisoria" in assenza di un meccanismo di rivalutazione legato al tempo dell’acquisto.
 
L’imposta decorre dal 2011, con l’obbligo, quindi, per il contribuente di liquidarla nella dichiarazione dei redditi 2012.
 
Per ciò che riguarda il problema relativo alla doppia imposizione, ossia il caso di immobili già assoggettati a imposta patrimoniale nello Stato estero in cui è ubicato, la legge ha previsto il meccanismo del credito di imposta mediante il quale, il contribuente può dedurre un credito di
imposta pari al valore dell’eventuale imposta patrimoniale versata nello Stato in cui è situato l'immobile, fino a concorrenza dell’ammontare dell’IVIE. 
 
Nel caso in cui l’imposta patrimoniale, pagata nello Stato in cui si trova l’immobile, è superiore o uguale alla nuova tassa, il proprietario non dovrà pagare nulla in Italia.
 
La deduzione opera solo per le imposte statali.
Ad esempio per la Spagna la deduzione opera solo per le imposte versate con il modello 210 (Impuesto sobre la renta de no residentes) e non per l’IBI (impuesto sobre bienes inmuebles) in quanto questa ultima è destinata alle casse comunali.

Per un' abitazione che vale 100.000 euro, si pagheranno 760 euro (100.000 x 0,76%). Da 760 sarà dedotto un valore X pari all’imposta versata allo Stato estero attraverso il pagamento dell’imposta dei non residenti (modello 210).

Condominio e antenna televisiva

Quando l'antenna televisiva è un bene comune

Una delle "dispute" che accende più gli animi in assemblea è la necessità o meno di approvare interventi che riguardino l'antenna "centralizzata": c'è chi dice di vedere male la tv e chi, nonostante l'impianto sia il medesimo, dice il contrario, o ancora, c'è sempre chi dice che la tv tanto non ce l'ha o non la guarda o che non vale spenderci dei soldi.

Innanzitutto è bene chiarire subito che quando l'antenna televisiva serve tutti i condomini, dev'essere considerata proprietà comune. Non troveremo l'impianto televisivo tra quelli elencati dall'articolo 1117 del Codice civile: poco male, è noto che se una cosa svolge una funzione utile a tutti, essa dev'essere considerata cosa comune (vedi, tra le tante, la sentenza di Cassazione del 2 agosto 2011 numero 16914). Di conseguenza, tutte le decisioni passano dall'amministratore e/o dall'assemblea. Naturalmente se l'antenna serve solo un gruppo di condomini, oltre che all'amministratore, è solo a questi che spettano le relative decisioni (articolo 1123, terzo comma, Codice civile).

Entrando più nel dettaglio, l'amministratore ha la competenza di ordinare gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria urgente. Un temporale danneggia l'antenna? L'amministratore può farla riparare. Un forte vento la rompe definitivamente? Bisogna aggiungere i moduli per la ricezione del segnale digitale? Il mandatario ha carta bianca. Su queste materie, tuttavia, può essere chiamata a decidere anche l'assemblea, la quale ha competenza generale in materia di gestione delle cose comuni.
 
Se nella pratica non accade, la ragione molto spesso sta nell'esigenza di celerità e snellezza della gestione della compagine. È davvero utile un'assemblea per decidere la sostituzione dei tiranti dell'antenna? Se sì, allora che senso avrebbe avuto attribuire per legge (articolo 1130 Codice civile) all'amministratore il potere di garantire a tutti i condomini il miglior uso e godimento di beni e servizi comuni? Vista la potenziale sovrapposizione di competenza, tuttavia, è bene tenere presente che le decisioni dell'assise prevalgono sempre e comunque sui provvedimenti dell'amministratore. Sono questi ultimi a doversi adeguare alle prime e non il contrario. Se sorgono contrasti su decisioni già prese si va dal giudice per stabilire chi ha ragione. Certo è che per interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria urgente l'amministratore ha buone probabilità di spuntarla: è la legge a onerarlo del compimento di questi interventi.

Alcune materie, invece, restano esclusivamente nella sfera decisionale dell'assemblea condominiale. Sono quelle riguardanti interventi straordinari non urgenti e innovativi. Bisogna sostituire l'antenna? Decide l'assemblea. È necessario rinnovare l'impianto? Idem. Si vuole installare un impianto satellitare comune? La decisione è da considerarsi un'innovazione necessaria adottabile con le maggioranze semplificate indicate dalla legge n. 66 del 2001. In questi settori d'intervento ogni decisione autonoma dell'amministratore è presa a suo rischio e pericolo: se l'assemblea non gliela ratifica non solo perde i soldi anticipati, ma può anche essere chiamato ai danni per la decisione illegittima (ad esempio se non ha anticipato la spese e il fornitore agisce contro il condominio).
All'assemblea spetta, altresì, la decisione di dismettere l'impianto televisivo centralizzato. Né si può dire che tale provvedimento debba essere preso con il consenso di tutti i condomini. Questo, almeno, è il convincimento della Cassazione secondo la quale l'assise, a maggioranza, può ordinare la dismissione dell'antenna centralizzata con il solo limite di non incidere sulle parti d'impianto di proprietà esclusiva (Cassazione 11 gennaio 2012 n. 144). Per tutte le spese inerenti l'impianto, siano esse riguardanti la sua riparazione, la dismissione o l'installazione di quello satellitare, il criterio di ripartizione da applicare, salvo diversa convenzione, è identico: suddivisione del costo in base ai millesimi.

Fonte: Il Sole 24 Ore

Case donate = mutuo impossibile?

Sempre più rari gli istituti che finanziano l'acquisto di un immobile donato

Quando un immobile è stato donato è possibile iscriverlo come ipoteca per ottenere un mutuo? In teoria sì, in pratica, a giudica dall'andazzo del mercato, no.
"Oggi gli istituti di credito non stanno più erogando mutui con provenienza donativa. Una tipologia di finanziamenti che fino a due anni fa non trovava ostacoli mentre oggi molte banche, a priori, senza neppure valutare i casi singoli, chiudono le porte". Lo assicura il notaio Gabriele Noto del consiglio Nazionale del Notariato.

Il problema? 

"Una legge del 1942 che prevede che la donazione non può essere impugnata a patto che siano trascorsi 10 anni dalla morte del donante. Nel 2005, con una nuova norma è stato aggiunto che anche se il donante è in vita ma sono trascorsi più di 20 anni dalla donazione i legittimari non possono più contestare e impugnare l'atto. In ogni caso si tratta di tempi biblici che difatti penalizzano la commerciabilità degli immobili su cui pesa la spada di Damocle della donazione. Per questo motivo da tempo chiediamo una correzione normativa che riduca sensibilmente i tempi per il consolidamento della donazione". 

Alle leggi si aggiungono gli effetti della crisi e della contrazione del credito alle famiglie. Resta il fatto che adesso la strada per ottenere un finanziamento che poggi sulla garanzia di un immobile donato è più che mai in salita. 

"Le banche hanno tutto il diritto di cautelarsi dal rischio imprenditoriale – continua Noto – ma non è ammissibile che in questo momento non concedono finanziamenti a prescindere".

La stretta sui mutui a chi ha una provenienza donativa è confermata anche da Paola Viola, direttore operativo di Mutuiperlacasa.com. 

"Dalle evidenze sul campo emerge che molti istituti non la considerano e dunque non finanziano immobili provenienti da tale titolo di proprietà. Altri pongono, alle condizioni già previste dalle norme, la partecipazione del donante come coobbligato al mutuo. Ci sono però anche istituti che erogano il finanziamento a patto che l'atto di donazione presenti la dispensa dalla collazione, che è il negozio giuridico con il quale il donante esonera il donatario dall'obbligo di conferire ciò che ha ricevuto dal defunto per donazione. Ma l'atto – prosegue Viola – può essere comunque essere impugnato e, quando per il donante si determini la sopravvenienza di un figlio, o nel caso in cui se ne ignorava l'esistenza, si hanno  cinque anni di tempo, dal giorno della nascita o dal giorno in cui si è scoperto di avere un figlio, per revocare tale atto. Anche questo elemento, in questo momento, frena questi mutui".

Fonte: Il Sole 24 Ore

giovedì 23 febbraio 2012

Robot agenti immobiliari usati per le visite immobiliari

Novità dagli USA in campo immobiliare

Boffins all'élite "Gruppo di Robotica Personale" dell'Istituto di Massachusetts della Tecnologia (MIT), sta lavorando per sviluppare un robot umanoide ed "estremamente espressivo" per accompagnare chi cerca una casa  da acquistare a vedere le diverse proprietà in vendita , illustrando le sue caratteristiche.

I robot sarebbero installati nelle proprietà in vendita, e dovrebbero interagire con i visitatori e guidarli, imparando da tutto ciò che le persone chiedono o dicono loro. Il robot avrebbe anche braccia estensibili per raccogliere tazzine di caffè lasciate dai visitatori  e dei sensori che lo avvertirebbero quando c'è da sostituire una lampadina bruciata o regolare un termostato, dicono al MIT.

I robot umani dopo ore di osservazioni di case sarebbero capaci di riconoscere le persone alle quali stanno mostrando gli immobili e di ricordare le loro caratteristiche e dati  leggendoli dalle patenti di guida o altri documenti d'identificazione.

I lati negativi includono la gestione dei visitatori criminali che vogliono usare le visite per effettuare furti o danneggiare le proprietà, la gestione dei visitatori che vogliono fare domande difficili su cose come le tasse o i vicini o solo partecipare un po' ai buoni, vecchi rapporti umani, anche se molti possono pensare che sia più facile andare d'accordo con un  robot agente immobiliare piuttosto che con  uno umano.

Fonte: The indipendent network of estate agents

Cedolare secca: è stato un flop?

Dai dati forniti dal Mef, riferiti a novembre 2011, basse le entrate effettive rispetto a quelle stimate

La cedolare secca sugli affitti ha fatto flop. Rispetto alle rosee previsioni del Mef che stimava di incassare dalla tassazione forfettaria sui redditi da locazione (con aliquota al 21% sui canoni ordinari e al 19% su quelli concordati), introdotta dal federalismo fiscale, 2,6 miliardi di euro nel 2011 e addirittura 3,7 dal 2012 in avanti, le entrate per l'erario viaggiano decisamente a ritmo più lento: 329 milioni di euro.

A tanto ammonta il risultato dell'imposta sostitutiva nel periodo gennaio-novembre 2011 secondo il bollettino diffuso ieri da via XX settembre. Che i risultati della cedolare fossero ben lontani da quelli attesi si era capito già a novembre quando erano stati diffusi i dati sulle entrate dei primi nove mesi del 2011: 245 milioni. Ma tale cifra teneva conto solo della prima rata dell'acconto (40%) in scadenza il 6 luglio scorso. Anche l'ammontare reso noto ieri non è definitivo perché non prende in considerazione la seconda rata dell'acconto (60%) da versare entro il 30 novembre 2011 e non ancora contabilizzata. Ciononostante, difficilmente il risultato definitivo della cedolare potrà avvicinarsi alle stime fatte un anno fa dalla Ragioneria dello stato.

Il dipartimento guidato da Mario Canzio aveva preso le mosse dalla considerazione che ammonta a 14 miliardi di euro il totale dei canoni di locazione al lordo delle deduzioni, a cui vanno aggiunto 1,2 miliardi derivanti dai contratti a canone concordato. 
Secondo il Mef, la perdita di gettito Irpef, che le casse dell'erario avrebbero subito per via dell'introduzione della cedolare, sarebbe stata compensata dal vantaggio fiscale della tassazione a forfait e dal "forte inasprimento del regime sanzionatorio". 
A completare il quadro ottimistico del ministero dell'economia, la troppa fiducia riposta nel contributo dei comuni alla lotta all'evasione fiscale. 
Allettati dall'innalzamento dal 33 al 50% del premio loro spettante, i sindaci, secondo la Rgs, avrebbero dovuto contribuire "in maniera determinante" a scovare gli affitti in nero. Ma qualcosa non è andata nel verso giusto. Il ritardo nel debutto dell'imposta e le incertezze interpretative legate soprattutto alle modalità di esercizio dell'opzione per i contratti in corso hanno di fatto circoscritto la scelta per il nuovo sistema di tassazione ai soli nuovi contratti d'affitto.

Fonte : Italia Oggi

Mercato immobiliare 2011: tutti gli sconti sugli immobili

Statistiche Idealista

Nell’anno appena trascorso rivisti a ribasso i prezzi di 26.409 immobili di seconda mano in vendita su idealista.it, con uno sconto medio del 7,4% sul prezzo proposto (lo stesso registrato nel corso del 2009). 

Gli sconti più marcati tra le principali città italiane si sono avuti a Bologna (-7,9%), seguita da Torino (-7,4%), Napoli e Firenze (-7,2%); poi Venezia (-6,8%), quindi Roma (-6,6%) e Milano (-6,5%). Nel capoluogo emiliano calo a due cifre a dicembre (-13,6%), con uno sconto medio di 45.587 euro, le discese di prezzo maggiori in termini percentuali si sono verificate per le case con quotazioni agli estremi, inferiori a 200.000 euro e sopra i 600.000 euro; per i primi lo sconto medio è pari al 7,4%, mentre nella fascia alta la percentuale di sconto ha toccato in media l’8,8% ma le contrazioni più vistose riguardano soprattutto le aree periferiche delle grandi città e i comuni dell’hinterland, dove si possono trovare ribassi intorno 35%. 

Dicembre è stato il mese dei ‘saldi’ di fine stagione, con il ribasso medio più elevato sui prezzi di listino (-8,1 %), marzo quello con la correzione più contenuta (-6,8%). 

Secondo idealista.it lo sconto degli immobili non è ancora una tendenza generale e il numero di immobili che subiscono una correzione a ribasso sul prezzo di listino costituiscono mensilmente soltanto il 2-3% dell’offerta del portale. 

Per adesso si può parlare soltanto di occasioni, infatti il comportamento dei venditori non è cambiato nonostante la crisi; di fatto, i prezzi dovrebbero ancora scendete per stimolare le compravendite.

Fonte: Tecnoborsa

mercoledì 22 febbraio 2012

AVVISO IMPORTANTE PER I NAVIGATORI DEL BLOG

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martedì 21 febbraio 2012

Mercato immobiliare 2012: atteso un anno da record per vendite immobili all'estero

Previsioni fatte da Scenari Immobiliari

Una moda diventata una prassi di investimento, sempre più diffusa anche per budget limitati. È l'evoluzione degli acquisti di case all'estero, di questi tempi oculati e cauti ma in continua crescita. Tanto che Scenari Immobiliari stima in 39mila le transazioni a fine 2012 (+11,4% rispetto al 2011).

Nonostante l'introduzione, da parte del Governo Monti, della tassa sugli immobili all'estero, che colpisce il mattone oltrefrontiera con un'aliquota dello 0,76% sul prezzo riportato nell'atto di acquisto o sul valore di mercato qualora l'atto non sia disponibile, la ricerca di occasioni, nelle capitali europee e a New York, non cede il passo.

"L'aspetto fiscale diventa una chiave di lettura importante – dice Paola Gianasso, responsabile dei mercati esteri per Scenari Immobiliari –. anche se a condizionare gli acquisti sono gli obiettivi. A seconda dei periodi, infatti, cambiano le motivazioni all'investimento. Negli anni del boom si cercavano rendimenti alti in zone all'avanguardia e si era disposti ad assumere anche rischi maggiori; successivamente si è puntato sulla certezza degli investimenti. Adesso con le novità fiscali si cercano cicli di mercato convenienti dove l'offerta è elevata, con un cambio favorevole e un aspetto fiscale non troppo penalizzante".

L'imposizione fiscale in Italia ha creato un momento di paralisi solo a fine anno e nelle prime settimane del 2012, ma già si vede la ripresa degli acquisti, che saranno in deciso aumento dalla primavera. "Bisogna poi considerare che comperare un immobile all'estero ha indiscutibili vantaggi rispetto alla seconda casa in Italia, dove l'offerta è raramente adeguata alla domanda" aggiunge Gianasso.

Quali saranno le città più "amate" nel 2012? In primis Londra. "È la piazza più interessante nel residenziale e nel terziario – continua Gianasso –, i prezzi sono molto elevati, ma il Governo tutela l'investitore in maniera assoluta. Anche Berlino è una buona scommessa, con prezzi bassi. Peraltro l'occupazione giovanile è in crescita. Parigi attira una buona quota di investimenti perché in centro il valore resiste nel tempo. A New York – conclude Gianasso – si concentrano gli acquisti oltreoceano dall'Italia, che sono però in calo per gli Usa in generale. Sale l'attenzione per il cambio, mentre Barcellona è la piazza meno interessante dal punto di vista internazionale".

Fonte: Il Sole 24 Ore

Mercato immobiliare 2012: difficile fare previsioni

Previsioni Tecnocasa

L’Ufficio Studi di Tecnocasa ha effettuato le previsioni relative all’andamento del mercato immobiliare italiano nel 2012 sulla base dei nuovi elementi raccolti sulla tendenza registrata nell’anno appena trascorso.

Secondo gli analisti del Gruppo immobiliare, il contesto macroeconomico incerto rende difficile effettuare delle previsioni ma è probabile che i valori resteranno sostanzialmente stabili, con alcune realtà ancora in leggera flessione: a livello nazionale, nelle grandi città, si prevede un’oscillazione dei prezzi tra -1% e +1%.

Sul mercato immobiliare, si potrebbero riscontrare ancora difficoltà legate all’accesso al credito e alla certezza di conservare il posto di lavoro.

In questo quadro, le dinamiche delle grandi città potrebbero essere migliori rispetto alle realtà dell’hinterland, così come quelle del Nord e del Centro Italia rispetto a quelle del Sud Italia.

Di fatto, il mercato delle grandi metropoli, come Roma e Milano, dovrebbe sostanzialmente tenere, grazie a una domanda sempre attiva e alla presenza di potenziali acquirenti con una buona disponibilità di spesa.

I tempi medi di vendita, che si sono ormai stabilizzati tra sei e sette mesi, confermeranno questo trend anche nel 2012, soprattutto laddove i proprietari si dimostreranno ancora poco propensi a diminuire i prezzi.

Fonte: Attico.it

Compravendite immobiliari : obbligatoria la conservazione del preliminare

La Corte di Cassazione ha riconosciuto che i contratti preliminari sono documenti che devono essere conservati per evitare il reato previsto dall’articolo 10 del Dlgs 74/2000.

Chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate

 La Corte di Cassazione, con la sentenza del 17 gennaio 2012 n. 1377, ha affermato che il reato di occultamento di scritture contabili non riguarda solo i documenti obbligatori per il Fisco, ma anche le altre scritture richieste sia dalla natura e dalle dimensioni dell’impresa, sia dalla tipologia dall’attività svolta.

In particolare la Corte di Cassazione ha riconosciuto che i contratti preliminari sono documenti che è obbligatorio conservare allo scopo di evitare il reato previsto dall’articolo 10, del Dlgs 74/2000. In base questo articolo, infatti, viene punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni chiunque occulti o distrugga, in tutto o in parte, non solo le “scritture contabili”, ma anche “i documenti” di cui è obbligatoria la conservazione. Il tutto allo scopo di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, ovvero di consentire l’evasione a terzi, quindi al fine di non permettere la ricostruzione dei redditi o del volume d’affari. 
Pertanto, hanno il loro peso anche i contratti preliminari conclusi da un agente immobiliare.

Fonte: Attico.it

Mercato immobiliare 2012 stagnante secondo FIAIP

Senza abbassamento dei prezzi non può esserci ripresa del mercato immobiliare

Ancora domanda e offerta sono separate da un gap del 20% . Una riconferma, dunque, quella che emerge dall'Osservatorio nazionale Fiaip presentato in queste ore. Dall'analisi del mercato immobiliare condotta in  14 citta' italiane emerge che nel 2011 il mattone ha vissuto una fase di decisa contrazione, e il divario tra valori di offerta e prezzi considerati equi dagli acquirenti e' ancora molto ampio.

Viene quindi sostanzialmente riconfermata la posizione dell'associazione già evidenziata un anno fa. La Fiaip e' stata una dei primi protagonisti del comparto a invocare un repricing per far ripartire un mercato già ingessato da parecchi mesi.
Oggi la stagnazione è a tutti i livelli, dal residenziale al commerciale. Questa è la parola che bolla la situazione di un mercato immobiliare italiano ormai asfittico.
A un 2011 di crisi seguira' un primo semestre 2012 che non si discostera' dall'attuale scenario.

Per le compravendite residenziali nel 2011 si e' registrato un andamento medio dei prezzi in calo del 6,98%, mentre il numero delle compravendite e' sceso del 5,94%. In cambio sono cresciuti gli affitti abitativi (quasi +4%), segno che si sceglie la locazione in mancanza del capitale per comprare e della disponibilità di mutui. Cali ancora più marcati nei prezzi dei negozi (-9%), degli uffici (-11% circa) e dei capannoni (-9,8%).
Sono ormai lontani i timidi segnali che nel secondo semestre 2010 hanno fatto sperare gli operatori in una mini-ripresa del settore. La situazione, invece, è andata via via deteriorandosi.

A pesare sul mercato immobiliare non e' stata una sola variabile ma una serie di incognite di grande rilievo. "Il mercato immobiliare nel 2011 ha senz'altro risentito dell'impennata dello spread tra titoli italiani e titoli tedeschi. Questo ha dato luogo a una tempesta finanziaria che ha prodotto il brusco innalzamento del costo del "funding" ponendo ancora gli istituti di credito in una posizione di difesa, e generando, nuovamente, una stretta creditizia - dichiara Mario Condò de Satriano, responsabile dell'ufficio studi Fiaip -, Ma il mercato immobiliare risente anche dei timori sulla tenuta della moneta unita, delle ridotte capacità di risparmio delle famiglie e, in special modo, è stato influenzato dall'elemento psicologico negativo acuitosi nel terzo trimestre del 2011 con l'introduzione dell'Imu e la paventata revisione del sistema catastale".

Tutti fattori che influenzano la tendenza ribassista.
A fare eccezione in un contesto di pesanti discese dei prezzi è stata solo Torino, dove le quotazioni nell'arco del 2011 sono salite del 3,75%. L'altra faccia della medaglia vede Bergamo maglia nera con valori in calo del 13,57%. I restanti cali spaziano tra il -3,75% di Siena e il -11,67% di Palermo, passando per il -5% di Cagliari, il -6% di Genova, -6,5% di Napoli, -7,13% di Bologna, -7,5% di Firenze, - 8% di Roma, -8,33% di Avellino, -8,75% di Salerno, e ancora il -10% di Milano e il –10,86% di Venezia. Un bollettino a tinte decisamente fosche.

Cosa accadrà nel 2012? Fiaip prevede un lieve miglioramento dell'andamento delle compravendite per gli immobili ad uso abitativo dall'estate, con particolare attenzione alle aree centrali e semicentrali delle città dove il mercato potrebbe mantenersi stazionario. Ma saliranno ancora i tempi di vendita degli immobili in tutte le zone, oggi gia' superiori ai nove mesi.

Meno nera la situazione del mercato delle locazioni che nel 2011 ha evidenziato una sostanziale stabilità e un'offerta in leggera diminuzione rispetto al 2010, sebbene vi sia una domanda di abitazioni da locare in costante aumento. Al tempo stesso gli affitti sono meno cari.

Poche quindi le speranze in una ripresa a breve. Permane un clima di sfiducia generalizzato da parte dei potenziali acquirenti che, in attesa della definizione di un coordinamento delle politiche economiche europee e di adeguati chiarimenti relativi all'imposizione fiscale introdotta del nuovo Governo, resteranno alla finestra.

Fonte: FIAIP, Il Sole 24 Ore