mercoledì 31 agosto 2011

Inflazione: Agosto 2,8 %

Sale ancora l'inflazione


L'inflazione ad agosto raggiunge il 2,8% dal 2,7% di luglio, toccando il valore più alto da ottobre 2008. Lo rilevano le stime preliminari dell'Istat, sottolineando che i prezzi al consumo sono cresciuti dello 0,3% rispetto a luglio. A trainare l'inflazione l'aumento del +0,9% mensile e del +15,5% annuo dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (carburanti e gasolio da riscaldamento, con il prezzo della benzina +1,1% congiunturale e +16% tendenziale) e dei servizi relativi ai trasporti: +2,5% su mese e +5,7% tendenziale.

Oltre ai carburanti, un impatto significativo deriva anche dal rialzo congiunturale dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+2,5%). Per contro, il principale effetto di contenimento, si deve alla diminuzione congiunturale dei prezzi dei beni alimentari non lavorati (-0,4%). Sulla base delle stime preliminari, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo (ipca) aumenta dello 0,3% su base mensile e del 2,2% su base annua, con un'accelerazione di un decimo di punto percentuale rispetto a luglio 2011 (+2,1%).


In Eurozona stabile al 2,5% secondo le prime stime
Nei paesi della zona dell'euro l'inflazione è rimasta stabile al 2,5% in agosto, rispetto al mese precedente. Lo comunica Eurostat nella sua stima flash. La prossima stima di Eurostat per il mese di agosto è attesa per il 15 settembre prossimo.



Fonte: Il Sole 24 Ore

mercoledì 24 agosto 2011

La crisi economica italiana 2011 : è possibile uscirne?

Se non son pazzi non ce li vogliamo (al Governo naturalmente)...

Le ultime manovre del Governo per risolvere la crisi prevedono (in sintesi) o l'aumento delle imposte (chi le paga se la gente perde il lavoro e non ci sono più redditi su cui calcolarle?), anche se in settori diversi, l'aumento dell'età pensionabile per i lavoratori (se le aziende chiudono o licenziano la pensione è ormai diventata una pura utopia) o la lotta all'evasione fiscale (combattere l'evasione fiscale ha un senso dove ci sono redditi, qui andiamo proprio a sparare sul morto) oppure la liberalizzazione delle professioni (già c'è abusivismo in condizioni normali figuriamoci in caso di mercato selvaggio).

Tra le altre idee, pensate un po', anche lo spostamento di anniversari importanti per l'Italia (25 Aprile ad esempio, che hanno un significato proprio in quei giorni e non in altri) alla domenica successiva. E' una misura anti crisi questa o una punizione per un reato che non sappiamo neanche di aver commesso?

I signori delle auto blu  a quanto pare non hanno proprio capito in quale paese vivono, tanto meno quali problemi ha e ancora meno sono in grado di risolverli. Pensare poi che questo possa essere fatto in tempi brevi è al di fuori da ogni logica.

I nostri parlamentari in genere hanno una idea dell'Italia completamente distorta e pensano che riducendo il paese in miseria ed i lavoratori in schiavitù, come servi della gleba tartassati da quei quattro o cinque deficienti che hanno i soldi per comprarsi gli schiavi, sia la soluzione del problema.

Tutti i giorni siamo bombardati da statistiche sulla recessione economica in atto: chiusura delle aziende in aumento, aumento dei settori in crisi economica grave, aumento della disoccupazione, diminuzione dei redditi e del potere di acquisto della moneta, aumento delle famiglie alla soglia della povertà, eliminazione dei diritti dei lavoratori, aumento dell'inflazione (ben oltre quella dichiarata sui dati ufficiali), aumento continuo del costo di tutto, dal pane ai vestiti in bancarella, aumento dell'abusivismo in tutti i settori (alla fine per poter mangiare diventa una necessità).

Tra poco saremo tutti sul lastrico tranne i famosi quattro o cinque, per quanto ancora vogliamo stare a guardare la distruzione sistematica ed organizzata del nostro Paese senza reagire?

Ma l'Inno di Mameli non dice ad un certo punto "... l'Italia s'è desta..." ??? 

Quanto ci vuole questa volta perché l'Italia si desti dal torpore degli ultimi decenni e cominci a reagire?

Di seguito le ultime notizie prese dai nostri quotidiani o blog aggiornati.


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"Senza lavoro 1,2 milioni di giovani"  Per Confartigianato è record negativo

Va peggio al sud, Sicilia maglia nera. Ma il livello di disoccupazione in Italia è ovunque altissimo rispetto al resto d'Europa per gli under 35. A stare peggio i ragazzi fino a 24 anni: poco meno del 30 per cento è in cerca di lavoro

ROMA - Disoccupazione giovanile a livelli altissimi in Italia. Sono quasi 1,2 milioni (1.183.000), Infatti, gli under 35 senza lavoro, dato che porta il Paese a registrare un record negativo in Europa. E, a stare peggio, sono i ragazzi fino a 24 anni: il tasso di disoccupazione in questa fascia d'età è del 29,6% rispetto al 21% della media europea. A scattare la fotografia del mercato del lavoro nel nostro Paese è l'ufficio studi di Confartigianato, rilevando che tra il 2008 e il 2011, anni della grande crisi, gli occupati under 35 sono diminuiti di 926.000 Unità. Ma le imprese italiane, nonostante la crisi, denunciano la difficoltà a reperire il 17,2% della manodopera necessaria.

Se a livello nazionale la disoccupazione delle persone fino a 35 anni si attesta al 15,9%, va molto peggio nel mezzogiorno dove il tasso sale a 25,1%, pari a 538.000 Giovani senza lavoro. La sicilia è la regione con la maggior quota di disoccupati under 35, pari al 28,1%. Seguono la Campania con il 27,6%, la Basilicata con il 26,7%, la Sardegna con il 25,2%, la Calabria con il 23,4% e la Puglia con il 23%. Le condizioni migliori per il lavoro dei ragazzi si trovano invece in Trentino Alto Adige dove il tasso di disoccupazione tra 15 e 34 anni è contenuto al 5,7%. A seguire la Val d'Aosta con il 7,8%, il Friuli Venezia Giulia con il 9,2%, la Lombardia con il 9,3% e il Veneto con il 9,9%.

Nella classifica provinciale la maglia nera va a Carbonia-Iglesias dove i giovani under 35 in cerca di occupazione sono il 38% della forza lavoro. Seguono a breve distanza Agrigento (35,8%) e Palermo (35,7%). La provincia più virtuosa è Bolzano dove il tasso dei giovani senza lavoro è pari al 3,9%, seguita da Bergamo con il 5,6%, e da Cuneo con il 5,7%.

Ma la crisi del mercato del lavoro italiano non riguarda soltanto i giovani. Il rapporto di Confartigianato mette in luce un peggioramento della situazione anche per gli adulti. La quota di inattivi tra i 25 e i 54 anni arriva al 23,2%, a fronte del 15,2% della media europea, e tra il 2008 e il 2011 è aumentata dell'1,4% mentre in Europa è diminuita dello 0,2%.

In un contesto così critico, il rapporto rivela paradossi tutti italiani sul fronte dell'istruzione e della formazione che prepara al lavoro. Per il prossimo anno scolastico 2011-2012, infatti, è previsto un aumento del 3% degli iscritti ai licei e una diminuzione del 3,4% degli iscritti agli istituti professionali.

Una strada per facilitare l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro è rappresentata dall'apprendistato. Secondo la rilevazione di Confartigianato gli apprendisti in Italia sono 592.029. In particolare l'artigianato è il settore con la maggiore vocazione all'utilizzo di questo contratto: il 12,5% delle assunzioni nelle imprese artigiane avvengono infatti con l'apprendistato, a fronte del 7,2% delle aziende non artigiane.

FONTE: REPUBBLICA.it


Economia. Industria, ultimi dati Istat: aumentano i costi della produzione

Aumentano anche i prezzi alla produzione dei prodotti industriali. Lo comunica l’Istat che evidenzia un balzo in avanti del 4,3% a giugno scorso rispetto allo stesso mese del 2010, mentre la crescita è dello 0,1% nel confronto giugno-maggio 2011.
Per quanto riguarda i prodotti venduti sul mercato interno, il nostro istituto di statistica
segnala un aumento dello 0,1% rispetto a maggio 2011 e del 4,7% su base tendenziale (è un indice percentuale rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, quindi evidenzia il trend annuale). E ancora: se non si computa il comparto energetico gli incrementi sono pari, rispettivamente, allo 0,1% e al 4,1%.
Passiamo ai beni venduti all’estero: qui l’aumento è dello 0,2% sul mese precedente (+0,1% per l’area euro e +0,3% per l’area non euro) e del 3,5% rispetto a giugno 2010 (+4,0% per l’area euro e +3,2% per l’area non euro).
Cosa ha contribuito agli incrementi dei beni venduti all’interno dei confini nazionali? Soprattutto l’aumento dei prezzi che hanno subito i prodotti intermedi (2,2 punti in più; per “intermedi” si intendono anche la fabbricazione di prodotti chimici, la fabbricazione di metalli e prodotti in metallo, la fabbricazione di apparecchi elettrici, l’industria del legno, la
fabbricazione di tessuti). Stessa cosa dicasi per il mercato estero sia nell’aerea dell’Eurozona, che all’esterno: la produzione di beni intermedi cresce rispettivamente di 2,2 e di 1,3 punti percentuali.
Infine, l’Istat sottolinea che il settore di attività economica per il quale si rileva la crescita tendenziale dei prezzi più marcata è quello della fabbricazione di coke (carbone derivante dalla distillazione del petrolio) e prodotti petroliferi raffinati, con un incremento del 14,2% sul mercato interno e del 20,5% su quello estero.

FONTE : Redazione Le Novae/mf



Tabella inflazione annua Gennaio 2011 - Luglio 2011

NPeriodiInflazione
annua
Inflazione
mensile
Inflazione Media
Valore parziale
Indice AlIndice Dal
1Gennaio-2010 Gennaio-20112.1%0.4%2.1%138.5101.2
2Febbraio-2010 Febbraio-20112.4%0.3%2.3%138.6101.5
3Marzo-2010 Marzo-20112.5%0.4%2.3%139101.9
4Aprile-2010 Aprile-20112.6%0.5%2.4%139.5102.4
5Maggio-2010 Maggio-20112.6%0.1%2.5%139.6102.5
6Giugno-2010 Giugno-20112.7%0.1%2.5%139.6102.6
7Luglio-2010 Luglio-20112.7%0.3%2.5%140.1102.9
-Inflazione Media annua2.5%------------139.3142.8

FONTE : Rivaluta.it


La povertà delle famiglie italiane e la manovra economica

L’Istat ha pubblicato i dati aggiornati sulla povertà delle famiglie italiane. La recente manovra economica varata dal governo – con ticket sanitari, riduzione dei servizi sociali dei comuni, allentamento complessivo del sistema di welfare – peggiorerà la loro situazione.

In questi giorni l’attenzione dell’opinione pubblica e dei mass media si è concentrata sulla manovra finanziaria, anche per la sua dimensione: quarantotto miliardi, a cui se ne devono aggiungere successivamente, entro l’anno, ulteriori venti miliardi. In questa atmosfera politico-mediatica rischia di passare inosservato il Rapporto Istat sulla povertà in Italia, che fotografa la situazione al 2010.

Iniziamo col chiarire la classificazione del fenomeno povertà adottata – sulla base di criteri internazionali - dall’Istat, e le caratteristiche principali che la povertà in Italia ha assunto nel corso degli ultimi anni.

Povertà assoluta

Per definire questa categoria l’Istituto individua un “paniere” di beni ritenuti essenziali, differenziati per classi di età e zona geografica, sia in termini di composizione che di costi. Sono classificate come famiglie povere (cosiddetti “poveri – poveri”) quelle la cui capacità di spesa mensile non raggiunge la soglia minima “necessaria per acquisire il paniere di beni e servizi essenziali a uno standard di vita minimamente accettabile”. Il numero di famiglie in tale condizione è stimato, nel 2010, pari a 1.156.000.

La incidenza del fenomeno, pari al 4,6% delle famiglie italiane, presenta una notevole diversificazione fra Centro – Nord e Meridione, come rappresentato nella Figura 1.

Figura 1. Povertà assoluta per ripartizione geografica






L’incidenza di tale fenomeno non presenta variazioni significative rispetto al 2009. La povertà assoluta si concentra in larga parte nel Mezzogiorno e il suo “contenimento” nel 2010, rispetto al biennio precedente, si è ottenuto per elementi prevalentemente demografici (composizione dei nuclei familiari) grazie al fatto che nelle famiglie con una persona di riferimento al di sotto dei 65 anni vi è una maggior presenza di coppie con due percettori di reddito.

Tra le famiglie con persona di riferimento diplomata o laureata – fenomeno nuovo – aumenta la povertà assoluta (dall’1,7% al 2,1%). La condizione delle famiglie con membri aggregati peggiora anche rispetto all’anno precedente (dal 6,6% al 10,4%).

Povertà relativa

La definizione di povertà relativa è correlata agli standard di vita prevalenti all’interno di una data comunità e comprendente bisogni che vanno al di là della semplice sopravvivenza (il “paniere” utilizzato per la povertà assoluta), dipendente quindi dall’ambiente sociale, economico e culturale. In base all’ International Standard of Poverty Line applicata ai dati per la spesa per consumo delle famiglie italiane si definisce povera una famiglia di due persone la cui spesa mensile per consumi è pari o inferiore al consumo medio di un solo individuo. Il numero di famiglie in tali condizioni è pari a 2.734.000, pari all’11% delle famiglie italiane. Anche in questo caso la povertà incide maggiormente nel Mezzogiorno, con uno scarto ancora più ampio di quanto si evidenzia per la povertà assoluta.

Figura 2. Povertà assoluta per ripartizione geografica

Nella Tabella 1 sono riportati i dati della incidenza percentuale per regione. Si evidenzia il peggioramento in alcune regioni del Sud, dove la povertà raggiunge percentuali elevatissime: Basilicata 28,3; Sicilia 27,0; Calabria 26,0

Tabella 1. Povertà relativa: incidenza percentuale per regione nel 2009 e nel 2010.

                                          2009    2010

Piemonte                            5,9    5,3

Valle D’Aosta                     6,1    7,5

Lombardia                          4,4   4,0

P. A. Bolzano                     7,1   9,5

P. A. Trento                        9,7   5,9

Veneto                               4,4    5,3

Friuli V.G.                          7,8    5,6

Liguria                               4,8    6,9

Emilia Rom.                   4,1    4,5

Toscana                         5,5    5,3

Umbria                           5,3    4,9

Marche                           7,0    8,5

Lazio                               6,0    6,6

Abruzzo                             -    14,3

Molise                           17,8  16,0

Campania                    25,1  23,2

Puglia                           21,0  21,1

Basilicata                     25,1  28,3

Calabria                       27,4   26,0

Sicilia                           24,2   27,0

Sardegna                    21,4   18,5

Italia                             10,8   11,0


Il dato, sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente, presenta tuttavia importanti modifiche nella distribuzione fra le diverse fasce di popolazione. La massima concentrazione nel Mezzogiorno assume dimensioni impressionanti e in crescita per le famiglie numerose; la percentuale di famiglie povere, con tre o più figli minori passa infatti dal 36,7% del 2009 al 47,3% del 2010.

La povertà relativa aumenta, a livello nazionale, tra le famiglie di 5 o più componenti (dal 24,9% al 29,9%), tra quelle con membri aggregati (dal 18,2% al 23%) e di monogenitori (dall’11,8% al 14,1%).

La povertà relativa aumenta infine tra le famiglie con persona di riferimento lavoratore autonomo (dal 6,2% al 7,8%) o con un titolo di studio medio-alto (dal 4,8% al 5,6%), a seguito del peggioramento osservato nel Mezzogiorno, dove l’aumento più marcato si rileva per i lavoratori in proprio (dal 18,8% al 23,6%).

Famiglie a rischio di povertà

Vi sono infine famiglie che vivono in situazione di “forte fragilità economica”; spesso si tratta di situazioni di impoverimento, come aveva evidenziato la Caritas e la Fondazione Zancan, in relazione al rapporto del precedente anno.

Se si pone una soglia del 20% rispetto al livello di povertà relativa, bisogna inserire in tale fascia il 7.6% delle famiglie italiane.


Tabella 2. Dati riassuntivi sulla povertà in Italia al 2010
Definizione Soglia   (Euro al mese)   N. famiglie     % Famiglie    N. Individui       % Individui
 
Povertà assoluta *                             1.156.000          4.6%              3.129.000            5.2%
Povertà relativa          992,46           2.734.000          11%               8.272.000           13.8%
Quasi povere Entro il +20%  della soglia di p. relativa    

                                                           1.910.000           7.6%                   ND                      ND

* La soglia varia a seconda dell’età, dei componenti della famiglia e del luogo di residenza (area metropolitana, grandi comuni, piccoli comuni; Nord, Centro, Sud)

Il quadro complessivo appare pertanto preoccupante sotto più aspetti, con caratteristiche in parte inedite. A fronte del mantenimento della storica disuguaglianza fra Centro – Nord e Mezzogiorno, le classi medie scendono verso la povertà, sia assoluta (fra laureati e diplomati dall’1,7% al 2,1%) che relativa (dal 4,8% al 5,6% per quelli con titolo di studio medio alto).

Si tenga infine presente che la rilevazione Istat riguarda le famiglie residenti, a cui si aggiungono gli “invisibili”, cittadini stranieri non residenti, persone senza permesso di soggiorno, soggetti in situazione di marginalità che non sono facilmente censibili; un insieme di persone “povere per definizione”, per pre- condizione sociale e istituzionale.

Povertà e manovra economica

Ma la manovra economica varata dal governo in che misura avrà influenza su queste famiglie? I ticket (al pronto soccorso), la riduzione dei servizi sociali dei comuni, l’allentamento complessivo del sistema di welfare peggiorerà la loro situazione? Una manovra per il Paese non dovrebbe avere di mira anche la protezione di queste fasce di popolazione, di queste famiglie (dopo tanto blaterare di politiche per la famiglia!), di oltre i 3 milioni di cittadini di cui si certifica l’esistenza al di sotto di uno “standard di vita minimamente accettabile”?

L’obiettivo della manovra non è – in realtà – il Paese, ma rispondere alle attese dei nuovi “Governi Mondiali”, il Fondo Monetario Internazionale e le Agenzie di rating, che – come noto – hanno una visione sopranazionale e lungimirante dell’economia mondiale e quindi una capacità di previsione del bene dei diversi Stati!

Ma non è stato il FMI che – come emerge dallo stesso Ufficio valutazioni interno - non ha saputo cogliere i sintomi della crisi presenti fin dall’estate 2008, non ha dato peso alla bolla del mercato immobiliare, alla espansione del sistema bancario ombra, al degrado dei bilanci nel settore finanziario, ai rischi di contagio insiti nel sistema finanziario internazionale? Non è l’Agenzia di rating Moody’s (Commissione di inchiesta del Congresso Usa, gennaio 2011) che ha attribuito, negli ultimi sette anni, la Tripla A (massima affidabilità) a 45.000 titoli, in seguito oggetto di svalutazione .

Il fatto è che nell’orizzonte del dibattito politico si è via via sfocato, fino a scomparire, il confronto fra modelli diversi di sviluppo, configurazioni alternative della società, ipotesi diversificato sul futuro del Paese. In questo modo la politica non esercita più il suo ruolo, fino ad apparire non più esistente. Si limita ad amministrare, a confrontarsi sui mezzi per raggiungere quanto livelli sovrastatali indicano, in una condizione sostanzialmente di libertà limitata. Non si interroga più sui fini, con un restringimento delle possibili scelte politiche, che viene di fatto a coincidere con una riduzione sostanziale della democrazia, poiché questa si sostanzia non (solo) sulla base del metodo, ma vive in un “regime delle possibilità”, che consenta di mettere a confronto scelte volte a conseguire futuri diversi per il proprio paese.

E così, mentre i ricchi diventano sempre più ricchi, per la povertà si è ricorsi a classificazioni diverse, individuando la categoria dell’assoluto (povertà assoluta) « …surclassando il protagonista dei vangeli coniando l’espressione poveri – poveri. “Beati i poveri-poveri, perché di essi è il regno–regno…”»]!

Marco Geddes – Direttore sanitario, Presidio ospedaliero Firenze centro

FONTE: Saluteinternazionale.info

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Queste sono solo alcune delle notizie degli ultimi giorni e c'è da aver paura a leggere i quotidiani o ascoltare i telegiornali per le notizie che riportano (quelli seri che non cercano di nascondere i problemi dell'Italia dietro le notizie dal fronte e distogliere così l'attenzione dai problemi reali).

Ma perché devono essere sempre le stesse categorie a pagare per un debito pubblico creato dall'incapacità dei nostri ministri a gestire le risorse dello Stato (peraltro già pagate da noi)?  

Perchè non cominciamo a far pagare chi è incapace di fare il suo lavoro? Perché (oltre a tagliarne una buona fetta) non paghiamo i nostri politici in base ai risultati che ottengono come si fa nelle imprese? Magari così la smetteranno di prendere soldi, pensioni e agevolazioni varie e la smetteranno anche di brillare in tutta Europa per le loro percentuali di assenteismo, assolutamente impossibili in altri Paesi.

Perché i poveri devono diventare sempre più poveri ed i ricchi sempre più ricchi solo perché riescono a cucirsi addosso su misura condoni, leggi ad personam e sanatorie varie?

Esiste ancora una giustizia in questo Paese?

Tutti abbiamo diritto a delle certezze ma in questo "Paese" non c'è più ormai da tempo né la certezza del diritto né, tanto meno, la certezza dei nostri diritti.


giovedì 4 agosto 2011

Abusivismo nelle professioni: carcere da due a 5 anni

Intervista al Senatore Franco Cardiello (Pdl):
"Colpiremo le zone d'ombra di evasione fiscale da parte degli abusivi"


E’ stato presentato lo scorso 26 luglio al Senato della Repubblica in Commissione Giustizia l’emendamento al disegno di legge n°2420 del Senatore Franco Cardiello che prevede modifica l’articolo 348 del codice penale, in materia di inasprimento della pena per l’abusivo esercizio della professione, ed accoglie in pieno le istanze presentate dalla Federazione.

 Si tratta di una modifica sostanziale all'impianto sanzionatorio previsto dall'articolo 348 del Codice Penale per minare alle fondamenta il fenomeno dell'abusivismo nelle professioni. Con questo intento il senatore Franco Cardiello ha presentato in Commissione Giustizia un disegno di legge destinato a fare scuola, che ha già raccolto il plauso del mondo delle professioni e l'appoggio esplicito di Fiaip. Cinquantaquattro anni, avvocato di Eboli, in provincia di Salerno, Cardiello è senatore nelle file del Pdl dal 13 luglio 2010, in sostituzione di Sergio Vetrella, dimessosi per incompatibilità. Dopo un breve passaggio nel gruppo parlamentare di Coesione Nazionale il Senatore é rientrato di recente nel gruppo del Pdl. Secondo il nuovo testo dell'articolo 348 del Codice Penale, così come modificato dalla proposta di legge presentata da Franco Cardiello, "chiunque abusivamente esercita una professione, per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato, è punito con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da euro 10.000 a euro 50.000. In caso di condanna, è altresì disposta l'immediata confisca dell'immobile adibito all'abusivo esercizio della professione e dei beni ad esso pertinenti". Un inasprimento delle sanzioni che, si augura la Federazione, potrà contribuire a suscitare una doverosa sensibilizzazione verso le conseguenze causate da chi esercita illegalmente professioni per le quali è invece prevista, per legge, una specifica formazione.

Qual è lo spirito che ha ispirato il disegno di legge?
Il disegno di legge riguarda tutte le professioni. Abbiamo presentato un testo nel quale è compresa anche la posizione dell'agente immobiliare. Andiamo a colpire coloro i quali esercitano abusivamente la professione, tanto in campo immobiliare come nel campo dei medici e degli avvocati. È necessario un inasprimento delle pene, perché far pagare a chi millanta un titolo che non ha una modesta multa e poi restituirgli lo studio dove esercita abusivamente la professione non scoraggia certo questo fenomeno.

Quali saranno le principali novità?
La novità più importante è il sequestro e la confisca non solo dello studio, ma dei beni anche strumentali. Faccio un esempio: oggi chi viene sorpreso a esercitare una professione abusiva patteggia 500 euro di multa e gli viene restituito tutto. Con il mio disegno di legge oltre alla multa va applicata la reclusione e viene confiscato il bene di proprietà del medico, del dentista o dell'agente immobiliare. Ecco, questo è lo spirito con cui nasce il testo che ho presentato In Commissione Giustizia.

Il Centro Studi Fiaip ha calcolato che l'abusivismo, oltre a produrre gravi danni alla filiera immobiliare, genera un'evasione fiscale pari a quattrocentocinquanta milioni di base imponibile derivante da provvigioni pagate illegalmente.
È così. Ho parlato con il presidente Fiaip Righi. Noi andremo a colpire le zone d'ombra di evasione fiscale da parte degli abusivi, ma dobbiamo tutelare soprattutto i cittadini. Gli esercizi associati alla Fiaip, che espongono un cartello sul negozio a garanzia dell'attività d'intermediazione immobiliare che svolgono, tutelano certamente chi voglia cimentarsi nella compravendita di un immobile, a differenza di un abusivo. Noi faremo pagare le tasse a tutti i coloro che oggi intascano le provvigioni evadendo il fisco e a volte imbrogliando la gente.

Fiaip punta molto sulla formazione e sulla competenza dei propri agenti.
L'abusivismo rischia di mortificare questi sforzi.
È una questione centrale: la formazione e la professionalità di chi a ragione si fregia di un titolo. Io faccio l'avvocato penalista e noto un aumento esponenziale dell'abusivismo in tutti i campi, fondamentalmente perché c'è una carenza di lavoro. E allora ci si improvvisa agenti immobiliari o intermediari creditizi, ma non essendo tali si offrono molte meno garanzie.

Quali reazioni ha registrato alla sua iniziativa in Parlamento e nel mondo delle professioni?
Nel mondo delle professioni c'è entusiasmo per questo testo, soprattutto nel settore medico-dentistico, dove l'abusivismo imperversa, ma un po' tutte le professioni hanno accolto con entusiasmo questo disegno di legge. Nel mondo politico vanno fatti dei distinguo. Da parte del Pdl le reazioni sono state evidentemente positive. Nel centrosinistra la risposta è stata meno univoca. In certi casi mi viene da ridere: addirittura la capogruppo in Commissione Giustizia aveva chiesto la depenalizzazione del reato. Questo non accadrà, andremo avanti per far approvare il disegno di legge al più presto in commissione e portarlo poi subito in Aula.

A proposito. Quali sono realisticamente i tempi per la chiusura dell'iter del Ddl?
Il testo è già in Commissione, sono stati presentati gli emendamenti e diciamo che ora ha davanti a sé una corsia preferenziale. Se non ci fossero stati i problemi legati ad altre leggi urgenti da approvare prima dell'estate, sarebbe già arrivato in Aula. Penso a questo punto che se ne riparlerà a settembre in Commissione. Io continuerò ad adoperarmi affinchè sia possibile accelerare il più possibile l'iter.



Fonte: FIAIP

Report Urbano Fiaip: mercato in stallo, compravendite -3,7%, in calo i prezzi -1,5% nel primo semestre 2011

La rigidità dei prezzi e il rialzo dei tassi d’interesse sono i fattori che più influenzano l’andamento del mercato immobiliare quasi in stagnazione.

In controtendenza crescono i volumi delle compravendite +2% nelle principali città metropolitane.

Gli italiani cercano bilocali e trilocali con box auto, ed immobili di qualità. 
Redditività media lorda 4,9%. Il mercato immobiliare nel primo semestre 2011, pur essendo sostenuto da una domanda di proporzioni ancora rilevante, non ha confermato i segnali positivi mostrati nel primo semestre 2010, registrando evidenti segnali di scarsa mobilità e dinamicità, quasi al limite della stagnazione. 
E’ stata, infatti, proprio la domanda a sostenere il mercato, contenendo sia la diminuzione dei prezzi che la diminuzione del volume degli scambi, ma l’ampia forbice (circa il 20%), che continua a tenere distanti richiesta e offerta, ha penalizzato in maniera determinante una notevole fetta di acquirenti che avevano programmato di investire nel mattone, perché agevolati dai prezzi delle abitazioni che si sono mantenuti al ribasso.

Nelle tredici principali realtà urbane nazionali prese a campione dal report Fiaip nel primo semestre 2011 si è assistito, mediamente, ad un’ulteriore ribasso dei prezzi di circa un punto e mezzo in percentuale (-1,5%). Ciò ha finito con l’agevolare quel circuito di compravendite in cui la distanza tra domanda ed offerta non è risultata incolmabile, soprattutto nelle zone periferiche, richiamando acquirenti dalle provincie.

Restano invariate le possibilità, per chi è interessato a fare un investimento, di approfittare di quest’ulteriore fase di contrazione per acquistare a valori più contenuti, considerando, inoltre, che anche gli immobili di alta qualità, che sinora in periodi di congiuntura negativa avevano mostrato di mantenere meglio degli altri il proprio valore inalterato, iniziano a far registrare minimi, e mostrano chiari segni di ribasso (fino a -5%). 



Per quanto concerne il dato relativo al numero complessivo di compravendite, secondo quanto riportato dall’Agenzia del Territorio, nel primo trimestre del 2011 le compravendite in Italia sono state complessivamente 298.946, di cui 136.718 nel settore residenziale e 107.564 nelle pertinenze facendo registrare quindi una diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-3,6%). 
Si accentua anche la volatilità che riflette un’oggettiva incertezza del mercato dovuta all’attuale situazione economica sia nazionale che internazionale, in bilico tra segnali di ripresa e il perdurare di condizioni di sofferenza, soprattutto sul fronte dell’occupazione. 
Questo quadro critico trova la sua corrispondenza nell’andamento delle varie tipologie per cui, se il settore residenziale subisce per Fiaip un calo di transazioni del 3,7%% rispetto al primo trimestre dell’anno precedente, i settori terziario e commerciale soffrono un decremento ben superiore, rispettivamente del 4,4%, e 8,9%, mentre il settore produttivo si attesta ad un -2,1%.

In sintesi, il mercato immobiliare riprende la discesa iniziata nel 2006 che sembrava arrestata nel 2010. Rispetto al I trimestre 2004, a livello nazionale, si registra un calo del 21% circa, e rispetto al primo trimestre 2006 si evidenzia una contrazione pari al -32% di compravendite così come riferito dall’Agenzia del Territorio. Inoltre, rispetto al primo trimestre del 2004, la riduzione del mercato residenziale registra una contrazione complessiva di compravendite maggiore al Nord, con -28% circa, e pari al -23% circa al Centro e a circa il – 21% al Sud.

Per quanto riguarda le otto principali città italiane, è da rilevare un dato tendenziale inverso rispetto alle variazioni negative riscontrate in ambito nazionale, con i volumi di compravendite per il Centro Studi Fiaip che registrano un tasso tendenziale pari a + 2%. Nello specifico a Roma cresce di + 1,3% , a Torino + 8,7%, a Bologna + 5,7%, a Genova + 5,2% e a Palermo +2,4%. Diminuiscono leggermente a Milano, Napoli e Firenze. 

I prezzi rilevati dagli agenti Fiaip, fatta eccezione per Milano (+3%) e Roma (+1,3%), mostrano un leggero ribasso, mediamente – 2%, unitamente agli immobili ad uso ufficio che continuano a mostrare un segno negativo dei prezzi (mediamente – 5%), i negozi (-6,5%) ed i capannoni (-8%).

“I fenomeni internazionali – dichiara Mario Condò de Satriano, Presidente del Centro Studi Fiaip - hanno prodotto una forte fase d’incertezza sul futuro, a cui si è aggiunta l’acuirsi della crisi nazionale, sia a livello politico che economico, che ha trattenuto quanti avevano deciso di collocare i propri risparmi nell’immobiliare, visto il sostanziale contenimento dei prezzi che garantisce la tenuta complessiva dell’investimento, la redditività media di circa il 4,9%, e l’introduzione della cedolare secca”.

“Inoltre – segnala Mario Condò de Satriano - il capitolo degli approvvigionamenti bancari finisce ancora col pesare, in maniera negativa, sulla fascia di mercato intermedia, quella, cioè, compresa tra i 350mila euro e i 600mila euro, che continua ad essere l’area di mercato a più scarsa movimentazione in quanto, le banche non finanziano più il 100% dell’importo dell’immobile, e il calo dei tassi d’interesse ha avuto come conseguenza paradossale l’irrigidimento fino all’eccesso del mondo bancario”.

A confermarlo sono gli ultimi dati disponibili che indicano un tasso tendenziale annuo dell’erogato per l’acquisto di abitazioni ancora positivo (+8,1%), anche se di entità inferiore rispetto ai due trimestri precedenti del 2010 (entrambi attorno al +20%), pur essendo, tale dato, fortemente condizionato dalla componente di surroga e sostituzione, il cui peso nei primi mesi del 2011 è arrivato addirittura a rappresentare il 40% dell’erogato. 

Pertanto, secondo il Centro Studi Fiaip, nonostante la favorevole combinazione di tassi d’ interesse contenuti e prezzi immobiliari in lieve flessione, gli effetti positivi sono risultati piuttosto modesti, in funzione di un orientamento selettivo delle banche nei confronti degli acquirenti, e a risentirne continuano ad essere i tempi medi di vendita che confermano circa 8 mesi per portare a termine l’acquisto di un immobile in zona centro, e circa 9 mesi per acquistarne uno in provincia, confermando la media nazionale calcolata per le grandi città, pari a 7,5 mesi di attesa.

Compravendite

Tornando all’andamento del mercato nei primi mesi del 2011 va segnalato il lieve ribasso del costo di bilocali e trilocali (-2%), tipologie di appartamento che ancora una volta si guadagnano la palma dell’immobile più richiesto da Nord al Sud. I “piccoli tagli”, infatti, sono quelli che maggiormente movimentano il mercato. Nel caso specifico, trilocali (con box auto) e bilocali sono anche il tipo di appartamento più offerto nelle zone di periferia e in quelle immediatamente a ridosso del centro.

L’immobile che tira è quello che rientra nella fascia a basso costo: fino a un massimo di 250/300mila euro la compravendita va in porto. 



La maggior parte delle richieste d’immobili di maggiori dimensioni si registra nei quartieri delle zone semicentrali ed in quelli della periferia. In calo contenuto la domanda registrata nelle zone centrali dove la forbice tra domanda e offerta rimane piuttosto ampia: o si acquistano case di prestigio (superiori a 800mila euro) o appartamenti di piccole pretese.

Locazioni

Diverso il discorso delle locazioni, dove si registra per il Centro Studi Fiaip un calo per appartamenti residenziali e negozi non tanto dovuto alla scarsità della domanda, quanto a quello dell’offerta. Contrariamente a quanto registrato nel 2010, quando i comuni dell’hinterland fotografavano una situazione frastagliata e disomogenea, l’andamento del mercato nelle provincie, rispecchiano appieno quanto registrato in città. Anche in provincia, nonostante si registri una domanda in crescita di abitazioni, il forte divario tra prezzo richiesto e prezzo offerto, non consente la ripresa delle compravendite alimentando così la medesima fase di stagnazione.

L’unico segmento che si muove è rappresentato da quello relativo alla cosiddetta “fascia bassa” in cui sono ricompresi gli immobili tra i 100 e i 150.000 euro. Per Fiaip quindi i fattori che influiscono sull’attuale stagnazione del mercato immobiliare si possono riassumere: nella rigidità dei prezzi e nel rialzo dei tassi d’interesse con conseguente ulteriore selezione del credito da parte della banche.
Infatti, nonostante l’Europa registri una moderata crescita dell’economia da non autorizzare interventi di politica monetaria, preoccupazioni relative alle tensioni inflazionistiche hanno indotto la BCE ad aumentare già in due occasioni i tassi di interesse di riferimento portando il costo del denaro a luglio a 1,50%.

“Un aumento dello 0,25% – dichiara Mario Condò de Satriano - è inoltre previsto per una terza volta quest’anno, e ciò comporterebbe un’ulteriore irrigidimento delle condizioni di accesso al credito, con inevitabili ricadute negative per il mercato immobiliare già fortemente influenzato dalle false aspettative di prezzo di gran parte dei venditori, tuttora ancorati ai livelli del 2006/2007”. 

Un adeguamento dei prezzi ai valori correnti, associato ad una politica creditizia meno selettiva, rappresentano gli elementi fortemente imprescindibili e determinanti per un’effettiva ripartenza e velocizzazione del mercato.



Al momento, viceversa, prende sempre più forma l’immagine di una situazione di stallo in cui la rigidità dei prezzi, associata alle difficoltà di erogazione del credito, finisce inevitabilmente per rallentare, se non addirittura ingessare, gran parte della domanda potenziale.

Fonte : FIAIP

martedì 2 agosto 2011

Andamento mercato immobiliare 2011

Secondo rapporto Nomisma 2011

Nomisma nel secondo rapporto sul mercato immobiliare 2011 analizzando il 1º semestre dell'anno evidenzia che 
fino ad oggi l'Italia è risultata attardata sul sentiero della ripresa e non sembra ancora scongiurata la possibilità di ulteriori rallentamenti. Nelle 13 grandi città i valori immobiliari calano solo lievemente e non ripartono le compravendite, ma a preoccupare è l'eccesso di offerta e la scarsa liquidità dei mercati.

Sempre secondo Nomisma, infatti, "se non vi sono dubbi che la prima parte della tempesta sia passata, producendo effetti sul settore immobiliare italiano, tutto sommato contenuti rispetto a quelli paventati, è altrettanto fuori discussione che il quadro risulti tuttora fragile e non si possono escludere ricadute".

Nel primo semestre dell'anno, secondo il rapporto, la curva dei prezzi mantiene un'inclinazione negativa. Una strutturale rigidità e l'incapacità di adattarsi alla flessione e alla ricomposizione della domanda, è evidente, secondo Nomisma, nelle variazioni trimestrali dell'ordine del - 0,6% per le abitazioni usate, - 0,9% per le abitazioni nel suo complesso, del - 0,9% anche per gli uffici e del - 0.7% per i negozi.


Dal secondo semestre del 2008, i prezzi medi delle case sono scesi del 7,3% in termini nominali e del 14% in termini reali. Per uffici e negozi la flessione è iniziata il semestre successivo e da allora ammonta rispettivamente al 6,5% e al 5,3% sui valori nominali (12% e 10% sui valori reali).

"Se i valori di mercato descrivono a tinte un po' sfumate l'attuale ciclo recessivo, l'indicatore delle quantità scambiate è più eloquente", dice lo studio che sottolinea come sotto questo aspetto uffici e negozi abbiano sofferto più delle abitazioni, le compravendite residenziali si ridimensionano a partire dal 2007 e in quattro anni calano di oltre 250.000 unità (il 26,4% delle transazioni registrate nel 2008). Nel primo trimestre le compravendite sono scese del 3,7% per le abitazioni, del 4,4%per gli uffici e dell'8,9% per i negozi.

Sempre secondo Nomisma le attese di un 2011 stabile come il 2010 andranno deluse: "la prospettiva di un nuovo minimo dei volumi di compravendita appare oggi pressoché certa", con uno scenario base a 590.600 unità e uno più pessimista a 575.000 dalle 611.878 dello scorso anno. "La criticità del contesto accentuerà la pressione ribassista sui prezzi".

per il 2012 le attese scendono a -1,3% da -0,3% per il residenziale, a -2,3% da -2,2% per gli uffici e a -1,9% da -1,2% per i negozi


Alla luce quindi di una domanda in difficoltà nel mercato al dettaglio delle famiglie e molto cauta sul fronte degli investimenti, soprattutto dall'estero, si pone il rischio, secondo Nomisma, di un eccesso di offerta.

"La prospettiva di stagnazione che emerge dalle risultanze dei modelli econometrici (oltreché dall'analisi delle dinamiche delle crisi precedenti) rappresenta, ad oggi, la massima professione di ottimismo possibile", conclude lo studio e di sicuro non è una cosa positiva.



Fonte : Nomisma