lunedì 13 giugno 2011

Rischio di accertamento per acquirenti di immobili 2009

Gli effetti dello Spesometro


Gli italiani che nel 2009 hanno comprato un'abitazione, e non hanno dichiarato per lo stesso anno un reddito in grado di "giustificare" l'acquisto, sono probabilmente tra i destinatari delle comunicazioni con cui le Entrate avvisano dello scostamento fra reddito e spese sostenute.
Il mutuo, che in 242.000 casi (circa il 40% del totale) ha accompagnato l'acquisto, potrebbe averlo escluso dalla platea, ma spesso il finanziamento bancario non è sufficiente. 

È l'effetto del meccanismo che guida il nuovo redditometro, e che considera in modo automatico le entrate e le uscite annue dal bilancio familiare senza allargare il campo alla "storia" del contribuente. Gli acquisti che per loro natura comportano il ricorso a risparmi, di conseguenza, finiscono facilmente nel mirino. 
Il mutuo, o la vendita dell'immobile contestuale all'acquisto della nuova casa, possono aiutare, ma non sempre. 

Facciamo un esempio: un contribuente con un reddito da 50mila euro compra una casa da 250.000, e vende un immobile (o stipula un mutuo) per 150.000 euro. Rimangono da giustificare altri 50.000 euro, oltre al fatto che con il reddito il contribuente effettua anche altre spese "sensibili", per esempio per un'assicurazione o per contributi previdenziali. A far tornare i conti, bastano i risparmi degli anni precedenti, che però sfuggono all'occhio del sistema che ha inviato le comunicazioni.


Per questa ragione l'operazione di «compliance» ha finito per colpire ad ampio raggio, e a inviare qualche centinaio di migliaia di lettere (l'Agenzia preferisce non fornire il numero preciso) destinate anche a giovani con redditi discontinui o contribuenti minimi. Lo stesso automatismo scatta per tutti gli acquisti significativi, come un'auto di un certo livello o un'imbarcazione, che alzano la soglia delle spese e facilitano gli scostamenti, con l'eccezione di chi dichiara redditi tali da contenere ogni spesa di questo tipo.

L'Agenzia delle Entrate, nell'intreccio delle banche dati, ha tutte le possibilità per verificare il ricorso ai risparmi, oppure all'aiuto (abbastanza frequente) dei famigliari, senza chiedere spiegazioni al contribuente: il meccanismo, però, non ha attivato questi passaggi, per esempio attraverso l'anagrafe dei conti, in quanto un'attività di questo tipo è tipica dell'accertamento vero e proprio. 


La lettera giunta nei giorni scorsi, serve in realtà per spingere all'adeguamento spontaneo chi ha nascosto redditi, e si dovrebbe tradurre in accertamenti solo nei casi di scostamenti forti tra entrate e uscite. A quel punto, toccherà al contribuente giustificare la propria posizione.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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